2019-03-30
Mattarella esautora il Parlamento per coprire gli altarini dietro ai crac
So che la Costituzione affida al capo dello Stato il comando delle Forze armate e la presidenza del Consiglio superiore della magistratura. Mi era però ignoto che al Quirinale fosse affidata anche la guida e la tutela delle banche. Quella mi pareva di aver capito fosse di pertinenza dell'istituto di vigilanza, cioè della Banca d'Italia e, da quando siamo entrati in Europa cedendo gran parte dei poteri nazionali, della Bce. Sopra a tutto però credevo che restasse il Parlamento, ossia l'espressione democratica di quell'articolo uno della Costituzione in cui si stabilisce che il popolo è sovrano. Via Nazionale, insieme con gli emissari di Francoforte, controlla che le regole del credito siano rispettate. Ma poi sono le Camere a fare le leggi, anche (...)(...) quelle che riguardano le banche, e sempre Montecitorio e Palazzo Madama possono intervenire e se del caso indagare sul funzionamento di ciò che incide sulla vita dei cittadini. Così almeno pensavo fino a ieri.Invece, leggendo i giornali, ho scoperto che il capo dello Stato presiede anche il sistema bancario. Anzi, né è il nume tutelare. San Mattarella dal Colle, patrono del credito ma non certo dei creditori. Già, perché ieri il presidente della Repubblica è entrato a gamba tesa, anzi a piedi uniti, in una faccenda che è prerogativa del Parlamento e lo ha fatto con i soliti sistemi cui ci ha abituato la santa istituzione. Prima ha fatto girare una velina ai principali quotidiani, quelli con cui è in contatto e che si prestano volentieri a rilanciare i sussurri del Quirinale senza attribuirli all'inquilino numero uno. Poi è intervenuto con un messaggio in cui mette in guardia le Camere dai pericoli di ficcare il naso negli affari degli istituti di credito. Il tutto naturalmente per sbarrare il passo alla commissione che dovrebbe indagare sul sistema bancario. I fatti immagino vi siano noti. Nella scorsa legislatura sono saltate molte Popolari e Casse di risparmio. Popolare dell'Etruria, Popolare Vicenza, Veneto Banca, CariFerrara, Banca Marche e CariChieti, per rimanere alle più note. Chi non è saltato perché era troppo grande, come CariGenova e Monte dei Paschi di Siena, ha avuto seri problemi. Lo scorso Parlamento, quando le elezioni erano alle porte, ha messo in piedi una commissione burletta che si è chiusa con una relazione in cui tutti o quasi venivano assolti. Alcune banche sono fallite e altre hanno rischiato di esserlo, ma la colpa non è di nessuno, non del sistema, non della politica. E se centinaia di migliaia di persone ci hanno rimesso i risparmi, amen. Assoluzione piena, senza neppure due Ave Maria e un Padrenostro da recitare come penitenza. Risultato, cambiata maggioranza, dopo il 4 marzo è rispuntata l'idea di una commissione che non si limitasse a spolverare lo sportello bancario, ma andasse in profondità e comprendesse perché da noi i crac sono all'ordine del giorno. Così a fine febbraio è stata approvata una legge per l'istituzione di una nuova commissione d'indagine. E qui viene il bello.Già, perché dopo il varo della norma questa si è incagliata in qualche anfratto del Colle, finita su un fondale come quei navigli che attraversando il Triangolo delle Bermuda scompaiono dalla vista dei radar. Quando riapparirà la commissione, si chiedevano gli esperti? Come mai il testo approvato non riemerge dalle acque profonde del Quirinale? Così ieri, sulle prime pagine di alcuni quotidiani, la questione è riaffiorata, accompagnata da un messaggio abbastanza chiaro di Sergio Mattarella. In pratica il capo dello Stato ha mandato a dire che le banche non si processano. Fate tutte le indagini che vi pare, ma con delicatezza. Anticipata dai giornali, la letterina del presidente della Repubblica è stata poi recapitata ieri ai capi dei due rami del Parlamento. In essa, Mattarella mette i paletti per evitare che gli onorevoli si allarghino e ficchino il naso là dove è meglio non metterlo. Se volete indagare come ha fatto la Commissione Casini, cioè senza disturbare, fate pure. Ma niente incursioni in terreni che possano dar fastidio ai banchieri. Una raccomandazione seguita da quella che in gergo si chiama moral suasion per mettere alla testa della commissione uno che non dia troppo disturbo, di certo non il pentastellato Gianluigi Paragone, che avendo scritto in passato un libro dal titolo Gangbank pare non sia proprio la persona più amata dai banchieri. Insomma, la benedizione del Colle alla fine è arrivata, ma il santo patrono ha già messo i presupposti perché anche i salmi della prossima commissione finiscano in gloria.