
Professor Franco Prodi, noi qui alla Verità abbiamo messo in luce quanto infondato fosse lo studio dell’Imperial College di Londra a proposito di un presunto abnorme aumento di decessi causati dall’ultima ondata di caldo.
«Io sono uno studioso di fisica. Nello specifico, mi occupo di fisica dell’atmosfera. Rimango nel mio campo. Le persone più fragili possono ovviamente risentire del caldo. Ma non sono un medico. Quanto alle esagerazioni, e non so se sia questo il caso perché non ho competenza, sono abituato a vederle nel settore di cui mi occupo: meteorologia e clima!»
Franco Prodi è stato estromesso -inspiegabilmente ed ingiustamente- da un importante progetto da lui ideato, realizzato e diretto nell’ambito del Cnr. Ma continua a lavorare con passione. Ha creato un suo spinoff: Nubila, società in accomandita semplice. Dalla denominazione stessa si comprende quello che è il suo pallino, sistematicamente trascurato dalla narrazione tremendista sul clima. Ossessionata dal ruolo dell’anidride carbonica nei cambiamenti climatici. Mentre si dimentica -inspiegabilmente e colpevolmente- l’importanza del vapore acqueo e delle nubi.
Quante volte le avranno chiesto se il cambiamento climatico c’è o non c’è, Professore? Neppure si contano secondo me!
«Sono stato in commissione a Ginevra, nell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo). Io non faccio il divulgatore. Io sono un esperto unico e con le credenziali nel settore. Le devo rispondere? Le rispondo. Il cambiamento climatico è connaturato all’esistenza del nostro pianeta. Non può non esserci. Ma il sistema climatico è complesso. Dipende dal sole, dipende dall’astronomia. Dipende dall’effetto gravitazionale degli altri pianeti. Dalla composizione stessa dell’atmosfera. Ed in particolare dalle nubi, dall’aerosol e dai gas serra triatomici. Per dirle, le nubi oggi non sono quelle che c’erano ai tempi di Galileo…»
Quindi pure lei sostiene che il cambiamento climatico che stiamo vivendo sia di origine antropica!
«Chi sostiene che il 98% della causa del cambiamento climatico in essere sia dovuto esclusivamente all’uomo non sa di cosa parla. Abbiamo avuto un periodo di raffreddamento verificatosi tra il 1600 ed il 1800. Quella che noi chiamiamo piccola glaciazione. A cui è seguito un aumento “naturale” delle temperature. Esiste un incremento medio di temperatura. E quando parliamo di temperatura ci riferiamo a quella rilevata a due metri dal suolo dentro le capannine meteorologiche. Un incremento quantificabile in sette decimi di grado, cioè 0,7 gradi, ogni cento anni. Ma non può essere attribuito esclusivamente all’azione dell’uomo. Lei sa che la temperatura aumenta pure su Marte? Le risulta che vi sia attività dell’uomo?».
Semplicisticamente la narrazione causa (uomo) ed effetto (clima) è ciò che domina nella narrazione ricorrente.
«Ed è sbagliato. Non è scienza. Il clima è un sistema con molteplici variabili interconnesse. Non è possibile ricondurre tutto ad una relazione causa-effetto. È una coincidenza dovuta alla sovrapposizione di due circostanze. Da un lato abbiamo iniziato a registrare serie storiche delle temperature in tutto il pianeta, mentre si è nel contempo affermata la moderna civiltà industriale. Non esiste un’equazione così semplicistica del clima».
Prodi mi parla di Nubila. Mi incuriosisco e do un’occhiata al suo sito nubila.net. Intuisco qualcosa. Anche se il linguaggio è molto tecnico e da addetti ai lavori. Capisco che il focus della sua creatura è quello di sviluppare tecnologie per il monitoraggio della pioggia e di altri fenomeni meteorologici. Intuisco che il core business di Nubila sia quello di creare strumenti avanzati, come il Pludix. Un dispositivo che misura in tempo reale le caratteristiche delle precipitazioni (pioggia, neve, grandine). Pludix usa un radar speciale per analizzare le dimensioni e il tipo di gocce o fiocchi che cadono. Fornisce dati quantitativi precisi utili per previsioni meteorologiche più accurate. Ma anche per la gestione delle emergenze dovute, ad esempio, alle alluvioni. In pratica, Pludix aiuta a capire meglio il meteo per prendere decisioni in ambiti come l’agricoltura, la protezione ambientale o la sicurezza. Quando sento parlare di radar e provo a nominare la parola, Prodi non può non parlare dei soprusi subiti in Puglia. Qui Prodi si scalda e parecchio. Altro che riscaldamento globale.
«Un progetto con due radar metereologici sincronizzati in Puglia. Sviluppati dal 2012 al 2015. Un progetto unico e straordinario per studiare l’evoluzione dei fenomeni atmosferici e di cui mi sono occupato in tutte le sue fasi: dalla ideazione, alla progettazione per finire alla sua concreta realizzazione. Sono stato estromesso nel 2018 senza alcuna spiegazione. Avrei potuto capire, se avessero trovato uno più bravo di me a gestire quel mio progetto. Per carità, ben venga. Ma non c’è nessuno. Ed oggi quel gioiello di tecnologia unico al mondo è diventato ferraglia. Che senso ha tutto questo? Se un bravo giornalista di inchiesta volesse metterci il naso, scoprirebbe probabilmente come la decisione di mettere fine al mio progetto abbia prodotto uno spreco enorme di denaro pubblico. Avete una grande responsabilità, sa, voi giornalisti! I divulgatori della narrazione climatica si sciacquano tanto la bocca. “La scienza di qua, la scienza di là, la scienza di sotto, la scienza di sopra”. Poi appena si sviluppa un progetto tecnologicamente all’avanguardia per studiare l’evoluzione climatica lo si seppellisce. Però intanto si straparla di crisi climatica. Petizioneitalianasulclima.it. Ci vada»
Ci vado. Quella promossa, fra gli altri, dal mio caro amico Alberto Prestininzi.
«Oltre 200 firmatari in Italia. Accademici con le credenziali. 1.500 nel mondo. Il riscaldamento globale antropico, lo scriviamo, è una congettura non dimostrata e dedotta solo da alcuni modelli teorici climatici. I modelli climatici, però, falliscono nel riprodurre il clima degli ultimi 1.000 anni e hanno fallito le previsioni avanzate sulla evoluzione climatica degli anni successivi al 2000. Al contrario, la letteratura scientifica recente ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale legata soprattutto ai grandi cicli millenari, secolari e pluridecennali dell’attività solare e della circolazione oceanica. Responsabili di altri periodi caldi degli ultimi 10.000 anni».
Ho qui sottomano un articolo di Gianantonio Stella del 2016.
«Marzo 2016!».
Giusto, scusi!
«No, non voglio essere pedante. Ma legato a questo articolo c’è un aneddoto».
Che ora è obbligato a raccontare, però.
«Aveva fatto così scalpore questo articolo di Stella, che mi invitano su La7 da Floris per registrare una mia apparizione. Sono sul treno per andare a Roma e mi chiamano. Mi dicono di scendere perché la programmazione televisiva era stata improvvisamente modificata. Mentana doveva occuparsi delle primarie nel partito repubblicano che Trump stava vincendo».
Plausibile. Come tempi ci siamo!
«Sì, ma poi non mi hanno più chiamato».
Allora probabilmente era anche una scusa. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Avrebbe detto Andreotti. Leggo testualmente come Stella la definiva «scienziato delle nubi». Ed ancora testualmente: «L’uomo che ha coordinato il progetto europeo “Meffe” (Meteorological Forecasting for Flood Events) sulla previsione meteorologica degli eventi alluvionali e nel 2010 fu eletto “Uomo dell’anno” dal Foglio di Giuliano Ferrara per l’assoluta libertà di pensiero. Nel ‘97 aveva messo in croce perfino ministri del governo del fratello”».
«Parlavo già allora di un distorto rapporto fra politica e competenza oggettiva. Tra scienza e potere. Con tante complicità di settori della stessa comunità scientifica. John Mason, capo del Met Office ed uno dei fondatori della Fisica delle Nubi, è stato fatto Lord dalla Regina. Un comportamento assai diverso dal nostro. Da noi sono al top persone incompetenti e si è precluso l’accesso a quelle competenti nel fondato timore che potessero rendere evidente l’anomalia del comportamento delle prime. Parlavo di questo. E lo facevo, mi creda, a ragion veduta. Facciamo petizioni ed appelli. Ma nessuno ci ascolta».
La narrazione procede imperterrita. A suon di pubblicazioni scientifiche che vanno in tutt’altro senso.
«C’è stato un degrado profondo nel settore delle pubblicazioni scientifiche. Profondo ed oggettivo. Dovuto in parte alla malafede. Ma c’è dell’altro. Mi creda! Se vuoi fare una revisione seria del lavoro prima della sua pubblicazione, quello che in gergo si chiama “peer review”, devi staccare la spina per almeno un paio di mesi. Devi controllare l’accuratezza di tutte le citazioni. Insomma, dovresti smettere di lavorare».
Da profano intravedo una criticità oggettiva quando si studia l’evoluzione delle temperature. Oggi abbiamo strumenti che solo trenta anni fa non avevamo. Concorda Professore?
«Non è vero. Perché la metodica è consolidata. Intravedo caso mai altre oggettive criticità. Dovute, ad esempio, al fatto che alcune stazioni meteorologiche sono ora in zone urbane. E prima magari no. Risentono cioè dell’effetto “isola di calore” delle grandi città. Prima non presente. E non sempre si tiene conto di questo aspetto nell’elaborazione dei dati».
Professore intravede segnali di ravvedimento nella narrazione tremendista sul clima? Magari un ripensamento?
«Al di là di alcune dichiarazioni, tipo quelle recenti di Tony Blair, i politici non possono tornare indietro e chiedere scusa. Perderebbero la faccia. Sono pessimista»






