2021-09-05
Mattarella dà un’altra spinta all’esercito Ue
Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (Ansa)
Mentre Mario Draghi è più cauto per non irritare gli Usa, il presidente della Repubblica sposa la linea di Emmanuel Macron sulla Difesa unica. Anche Paolo Gentiloni rilancia l'idea dell'«autonomia strategica», ma restano due problemi: il costo e la compatibilità con la Nato.L'Isis ha ripreso la propaganda anti cristiana. Sui social nuovi video dell'orrore.Lo speciale contiene due articoli.Ogni tanto capita. In particolare in risposta a una crisi regionale che vede l'Unione europea coinvolta. Tra i 27 Stati membri di inizia a parlare di autonomia strategica. Di recente l'ha fatto anche il numero uno della diplomazia europea, Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, con un articolo sul New York Times in cui ha definito l'Afghanistan come «una sveglia» per Bruxelles.E non è un caso che il capo della diplomazia europea abbiamo scelto un quotidiano americano per dichiarare la sua posizione e rilanciare il concetto di autonomia strategica europea. Sono, infatti, gli Stati Uniti i più scettici su questa impostazione. E non da oggi. Washington teme che l'autonomia strategica si traduca in una sorta di terza via europea tra Occidente e Oriente.Ieri è stato Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, a rilanciare l'idea. «L'Unione europea ha dimostrato, di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze sul piano economico e sociale, una capacità di reazione efficace e tempestiva» ha dichiarato in un messaggio inviato a Valerio De Molli, amministratore delegato di The European House - Ambrosetti. «Una dimensione che deve trovare ora collocazione nell'ambito del Trattato che, dopo la riflessione della Conferenza sul futuro dell'Europa, dovrà sostituire quello di Lisbona» ha proseguito il capo dello Stato sollecitando una «politica estera e di sicurezza comune». «L'Europa non può permettersi di essere assente da scenari ed eventi le cui conseguenze si ribaltano sui Paesi che la compongono e dalla definizione delle regole che presiedono alle relazioni internazionali», ha aggiunto.Sempre in occasione del Forum Ambrosetti, il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni ha espresso una posizione simile a quella del Quirinale. «L'epilogo disastroso della guerra in Afghanistan apre un'opportunità per l'Unione europea: sviluppare una difesa comune». Perché, ha sostenuto l'ex presidente del Consiglio, «se sei un nano politico, lo sarai anche dal punto di vista economico».Ha colto «il dramma afgano», anche un altro ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che rilancia il concetto di difesa comune europea. Il punto, spiega, è che «abbiamo appaltato forse con un po' di superficialità e – diciamolo pure, di convenienza – la nostra totale difesa al grande alleato americano, che con il suo ampio ombrello ci ha protetto, difeso e tranquillizzato» anche se «non immagino naturalmente che gli Stati Uniti abbandoneranno l'Europa al suo destino nel futuro prevedibile» ma se «le priorità geopolitiche mondiali si evolvono, gli Stati Uniti sono costretti a riorientare la loro politica estera, oggi più diretta a fronteggiare il pericolo egemonico ed espansionista cinese».L'intenzione di Borrell di promuovere una nuova bussola strategica e un esercito europeo rappresenta però diverse sfide. Antonio Villafranca, direttore della ricerca dell'Ispi, ha sottolineato che seppur «la dura lezione dell'Afghanistan può dare il giusto slancio», «non vanno dimenticate altre lezioni, come quella degli Eu battlegroups. Se ne è iniziato a parlare nel 1999, sono impiegabili dal 2007, ma non sono mai stati impiegati». Per non ripetere gli stessi errori del passato, «va capito chi sostiene il costo di un esercito europeo e soprattutto chi e come decide per il suo utilizzo», ha proseguito l'esperto. «Se rimane l'unanimità in politica estera, l'esercito europeo rischia di restare fermo», ha concluso.Nelle ultime ore anche Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, ha parlato di autonomia strategica. E l'ha fatto da Washington, dove si trovava in visita per incontrare l'omologo statunitense Lloyd Austin, primo rappresentante della Difesa di un Paese straniero in visita negli Stati Uniti dopo il ritiro dall'Afghanistan. L'Italia è favorevole a un «rafforzamento della difesa europea» ma in ambito Nato, ha dichiarato Guerini.E non è un caso forse che dal governo, guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi che ha disertato il Forum Ambrosetti, giungano parole più prudenti.Il quadro europeo in pochi anni si è praticamente ribaltato. Basti pensare che con Emmanuel Macron la Francia, da principale ostacolo negli anni passati, è oggi il Paese che più scommette sull'autonomia strategica per ragioni anche politiche e industriali. Ma gli ostacoli rimangono, specie se si pensa che tra meno di un mese finirà dopo 16 anni l'era di Angela Merkel alla guida della Germania.Il progetto di difesa comune europea, infatti, ne ha almeno due. Il primo: la difficoltà di dare a un esercito europeo una politica estera europea mettendo d'accordo i 27 Stati membri. Il secondo: l'ostilità di Washington che, pur auspicando un maggiore impegno europeo nel vicinato (per esempio in Libia) per potersi dedicare maggiormente all'Indo-Pacifico, teme, come detto, che l'autonomia strategica si traduca in terza via in una fase contraddistinta proprio dalle tensioni tra Stati Uniti e Cina.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/mattarella-da-unaltra-spinta-allesercito-ue-2654904718.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-bandiera-nera-torna-a-sventolare-trovate-gli-infedeli-e-decapitateli" data-post-id="2654904718" data-published-at="1630784147" data-use-pagination="False"> La bandiera nera torna a sventolare. «Trovate gli infedeli e decapitateli» Con il ritorno dei talebani al potere in Afghanistan la propaganda islamista sia di Al Qaeda che dello Stato islamico ha ripreso vigore tanto che si moltiplicano in rete e sui canali Telegram gli appelli a colpire i kuffar (gli infedeli) in tutto il mondo, così come è ripresa la produzione di video dai contenuti a dir poco terrificanti. Dunque, commette un grave errore di valutazione chi crede che le decapitazioni e lo sgozzamento dei prigionieri che indossano la tuta arancione come i prigionieri di Guantanamo siano cose che appartengano al passato. Nelle ultime settimane il proselitismo in rete ha toccato le corde dei terroristi islamici che hanno colpito ovunque: in Nuova Zelanda due giorni fa (sei feriti), nel Mali dove ogni giorno muoiono militari e popolazione civile, nella Repubblica democratica del Congo dove solo la scorsa settimana sono stati uccisi più di quaranta civili dai ribelli islamisti provenienti dall'Uganda; attacchi anche nel Camerun, nelle Filippine, nel Niger, nel Sinai e in Indonesia, solo per citarne alcuni. Si moltiplicano anche le segnalazioni di imam che tengono sermoni infuocati: un fenomeno che si registra in Austria, Inghilterra, Germania (specie nelle moschee controllate dalla Turchia) e persino in Norvegia dove la filiale norvegese di Minhaj-ul-Quran, un'organizzazione musulmana internazionale considerata moderata e orientata alla divulgazione, lunedì scorso ha licenziato l'imam Noor Ahmad Noor a seguito di una denuncia pubblicata dal quotidiano Vartland sulle sue dichiarazioni violente e antisemite. Non solo inviti a colpire attraverso la propaganda perché la lotta jihadista necessita di denaro che arriva in tutti i modi: dai numerosi donatori privati del Golfo Persico, vedi Qatar, Kuwait e Arabia Saudita ma anche attraverso i circuiti money transfer, con il sistema informale hawala e persino con le criptovalute sempre più utilizzate dai terroristi per finanziarsi. I soldi vengono raccolti in tutto il mondo. Anche in Italia, come ha mostrato la recente operazione antiterrorismo avvenuta in Puglia denominata Il Libanese che ha fatto emergere come un'agenzia money transfer di Andria fosse diventata una vera e propria centrale di finanziamento al terrorismo con soldi (si parla di un milione di euro) che venivano inviati verso Serbia, Turchia, Germania, Emirati Arabi Uniti, Albania, Russia, Ungheria, Giordania e Thailandia. È dell'altro ieri invece la notizia che a Berlino è stata arrestata una cittadina tedesca recentemente convertitasi all'islam con l'accusa «di aver cercato di trasferire denaro ai militanti dello Stato Islamico». La donna identificata come Denise S. è stata arrestata a Geretsried, una località vicino a Monaco di Baviera ed è ora accusata «di sostenere un'organizzazione terroristica straniera». Secondo gli investigatori il compito principale della donna «era quello di stabilire un contatto con i membri di sesso femminile dello Stato Islamico» e per questo le teneva aggiornate sui trasferimenti di denaro che lei stessa stava preparando. Denise S. è anche accusata di aver organizzato una raccolta fondi per un membro dello Stato Islamico che avrebbe dovuto essere liberato da un campo profughi curdo e che si stava preparando a rientrare nei ranghi dell'Isis. I pubblici ministeri durante una conferenza stampa hanno affermato che Denise S. «ha una visione del mondo estremista e islamista e voleva sostenere gli obiettivi dell'Isis ed in particolare quello di promuovere la lotta armata del gruppo».
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 16 settembre con Carlo Cambi
Il killer di Charlie Kirk, Tyler Robinson (Ansa)