
Il tribunale dell'Aja ha riconosciuto l'«immunità» di funzione ai due fucilieri di Marina. La figlia di Massimiliano Latorre esulta: finalmente.Sul caso marò, il Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja dà ragione all'Italia. I giudici hanno riconosciuto «l'immunità» dei fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di essere i responsabili della morte di due pescatori nella notte del 15 febbraio 2012 al largo della costa del Kerala, nell'India sud occidentale. Una vera svolta dunque su una delle vicende giudiziarie di carattere internazionale più complesse degli ultimi anni. Il Tribunale, costituito all'Aja il 6 novembre del 2015, cioè dopo tre anni e mezzo di braccio di ferro tra Roma e Nuova Delhi, ha riconosciuto che i due militari erano «funzionari dello Stato italiano, impegnati nell'esercizio delle loro funzioni, e pertanto immuni dalla giustizia straniera» e, cioè, soggetti alla legge «di bandiera». All'India viene pertanto precluso l'esercizio della propria giurisdizione nei loro confronti, come ha specificato la Farnesina ufficializzando la notizia con «l'apprezzamento per l'efficace lavoro svolto in questi anni dal team legale a tutela dell'Italia nelle sedi giudiziarie indiane e internazionali». L'Italia dovrà quindi esercitare la propria giurisdizione e riavviare il procedimento penale, a suo tempo aperto dalla procura militare della Repubblica presso il tribunale di Roma che iscrisse Girone e Latorre nel registro degli indagati per il reato di «violata consegna aggravata e dispersione di oggetti di armamento militare», per l'incidente in cui morirono due pescatori indiani, scambiati per pirati, dai due marò che erano in servizio antipirateria a bordo della Enrica Lexie nell'oceano Indiano. L'arbitrato con un giudizio esclusivo sulla giurisdizione ha dato ragione alla linea del nostro Paese ma contemporaneamente, con lo stesso provvedimento, ha stabilito che l'Italia ha violato la libertà di navigazione sancita dagli articoli 87 e 90 della Convenzione dell'Onu sul Diritto del Mare, e dovrà compensare l'India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all'imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell'equipaggio del peschereccio indiano «Saint Anthony», dove morirono i due pescatori locali, Aieesh Pink, 25 anni, e Valentine Jalastine, 45 anni. A tal proposito, il Tribunale ha invitato le due parti a raggiungere un accordo attraverso contatti diretti. Mentre l'Italia, come ribadito dal ministero degli Esteri, «è pronta ad adempiere a quanto stabilito dal Tribunale arbitrale, con spirito di collaborazione», Delhi ha già fatto sapere che «prende atto» e «si metterà in contatto con le autorità interessate dalla questione» Le autorità indiane infatti da subito considerarono i due marò colpevoli, li arrestarono e li lasciarono ai domiciliari per molti mesi, manifestando inoltre la netta contrarietà al loro trasferimento in Italia in attesa della definizione dell'arbitrato. I due sottufficiali di Marina di origine pugliese rientrarono in Italia separatamente: nel 2014, a causa di un ictus Latorre ebbe l'autorizzazione a tornare in patria; Girone, invece, aspettò fino a maggio 2016 quando gli venne concesso il rientro per «ragioni umanitarie». I due pare non si siano più parlati da allora, sia perché gli era impedito in quanto in attesa di processo, sia perché sembra che i loro rapporti personali si siano guastati. Ma proprio Giulia, la figlia di Latorre ha commentato ieri su Fb: «Finalmente questa storia si conclude, non festeggeremo perché è ancora presto, ma facciamo un sospiro di sollievo. Un giorno qualcuno chiederà scusa a questi uomini che hanno portato avanti una storia da ben 8 anni con dignità e onore, non pronunciando mai una parola fuori posto». Il Quirinale ha espresso soddisfazione per la decisione dell'Aja ringraziando la Farnesina per l'impegno profuso nella gestione della complessa vicenda. Laconico il commento del premier Giuseppe Conte: «Mi sembra una buona notizia». «Meglio tardi che mai, sono due ragazzi che meritano di essere trattati con i guanti bianchi» ha detto il leader della Lega Matteo Salvini mentre più dura è stata la presidente di FdI Giorgia Meloni: «Siamo contenti di questa sentenza, che però lascia una grande rabbia e l'amaro in bocca. Lo sapevano tutti che la giurisdizione era dell'Italia. In dieci anni abbiamo subito un sopruso». Soddisfatto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: «Non abbiamo mai smesso di seguire questo caso, ma voglio ringraziare anche chi mi ha preceduto per la costanza e la determinazione impiegate su questa vicenda. Oggi si mette un punto definitivo a una lunga agonia. Un abbraccio ai nostri due marò e alle loro famiglie». Sulla stessa lunghezza d'onda il collega della Difesa Lorenzo Guerini. Il pronunciamento dell'Aja servirà anche a far tornare alla normalità i rapporti diplomatici ma anche economici tra il nostro Paese e l'India, dopo una lunga fase di scontro politico e giudiziario.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





