2018-03-23
Market francesi a dieta: incassi giù del 20%
Per Auchan e Carrefour continua il trend negativo iniziato nel 2011. I due gruppi della grande distribuzione investono in nuovi punti vendita ma non vedono salire i ricavi. Al contrario di Esselunga e dei low cost che macinano importanti utili.Per la Francia l'Italia è spesso stata terra di conquista finanziaria (e non solo). Ma non tutte le campagne transalpine nel Belpaese vanno a buon fine. Ora le cronache sono piene della vicenda Bolloré, il finanziere bretone che tramite Vivendi ha tentato l'assalto a Telecom Italia e Mediaset e ora pare impantanato in una lunga guerra di posizione tra l'azione di disturbo del fondo Usa Elliott, la guerra legale con Mediaset e i paletti che il governo italiano gli pone. Non si sa come finirà.Si sa invece come è (per ora) finita la campagna d'Italia dei due colossi della grande distribuzione francese, Carrefour e Auchan. Male, malissimo. I due cugini d'Oltralpe pensavano che l'Italia fosse terra propizia per i loro supermercati. Da tempo in realtà si leccano le ferite. Sembra quasi una beffa, ma in quel mercato a relativa bassa redditività e alti volumi che è la Gdo alimentare ambedue le catene francesi hanno fatto flop nel nostro Paese. E non da ieri. Sia Carrefour che Auchan hanno prodotto negli ultimi anni solo perdite. E questo in un mercato dove gli altri operatori, magari faticano, ma producono profitti. Carrefour, per la quale l'Italia rappresenta un mercato non certo secondario, ha cumulato perdite nette, nel solo biennio 2015-2016 come documenta un rapporto di R&S Mediobanca, per 261 milioni di euro. Auchan l'altro colosso francese ha lasciato sul campo, sempre nello stesso biennio, qualcosa come 371 milioni di perdite. Numeri negativi non da poco, dato che tutti gli altri big dell'alimentare sono riusciti a chiudere i bilanci con gli utili. Esselunga, la catena storicamente più efficiente e redditizia, ad esempio, ha realizzato utili netti (2015-2016) per oltre mezzo miliardo. Le due catene di supermercati low cost come Eurospin e Lidl Italia hanno rispettivamente fatto utili per 325 milioni e 190 milioni. Selex ha superato i 200 milioni di profitti e anche il mondo cooperativo non ha deluso con Coop e Conad che hanno visto conti aggregati delle principali società del gruppo sfornare utili per 137 milioni l'una e 373 l'altra. Alla fine solo i francesi non riescono a far marciare le loro catene. E la crisi delle catene transalpine in Italia non è isolata ed episodica. La crisi grave, che non ha fatto che acuirsi dura da almeno il 2011. Solo nel periodo tra il 2011 e il 2015, come documentava R&S Mediobanca nel suo penultimo rapporto sulla Gdo, il colosso francese Carrefour aveva prodotto perdite per la bellezza di 2,47 miliardi di euro. In perdita nel quinquennio anche i cugini di Auchan che avevano cumulato un rosso di 560 milioni. Il dato che accomuna Carrefour e Auchan è nella caduta dei ricavi che le catene italiane non hanno sofferto. Tanto per dare un'idea il fatturato complessivo dei punti vendita di Auchan è passato da oltre 5 miliardi di euro del 2012 a solo 4 miliardi del 2016. Carrefour ha tenuto meglio botta ma ha visto limare nello stesso lasso di tempo i ricavi del 4,6%. Esselunga invece è passata da 6,7 miliardi del 2012 ai 7,5 miliardi del 2016 e i dati recenti del 2017 hanno visto il fatturato salire a 7,7 miliardi. Senza contare la volata di Eurospin e Lidl con i ricavi esplosi tra il 2012 e il 2016 del 34 e del 46 per cento rispettivamente. Gruppi in grande spolvero sui ricavi, con i francesi gli unici a languire. Eppure Carrefour le ha provate tutte: dai suoi negozi, aperti in molte grandi città 24 ore su 24, al decremento di punti vendita meno redditizi. Non è servito a granchè. Auchan ha invece aumentato la sua rete, in gran parte in franchising, da 1.840 a 2.080 shopper ma anche qui non riuscendo ad arginare la caduta dei ricavi. E se i ricavi scendono e non si adeguano velocemente tutti i costi, ecco che il valore aggiunto decresce. Sia Carrefour che Auchan producono infatti una quota assai più bassa di valore aggiunto rispetto a Esselunga e le stesse Coop. Avendo più o meno lo stesso costo del lavoro ecco che i francesi finiscono in perdita mentre le catene italiane fanno utili. Anche le due low cost esplosive Eurospin e Lidl hanno quote di valore aggiunto basse quanto le due catene francesi, ma il costo del lavoro è anch'esso low cost, pesando per la metà (sui ricavi) dei più blasonati cugini francesi. E allora la risposta francese finisce per scimmiottare la strategia delle low cost. Chiudere punti vendita; mandare dipendenti in mobilità e cassa integrazione. Lo ha fatto ad esempio di recente Carrefour chiudendo magazzini ritenuti inefficienti e ovviamente attingendo per il personale agli ammortizzatori sociali. Idem per Auchan. Ma forse questa mossa pare non solo tardiva ma quella della disperazione. In fondo non hanno funzionato le strategie aziendali, come a volte accade, e i costi però finiscono a valle. Sui dipendenti. La grandeur francese si è infranta. Almeno sull'alimentare.
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