2023-07-20
Mario Dondero, la libertà e l'impegno. I suoi scatti in mostra a Palazzo Reale di Milano
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Allestita nelle sale dell’Appartamento dei Principi, sino al 6 settembre 2023 Palazzo Reale di Milano ospita un’ampia retrospettiva dedicata al fotografo milanese Mario Dondero (1928-2015), fra i protagonisti della fotografia italiana del dopoguerra e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale. In un susseguirsi di scatti celebri, meno noti e inediti, il percorso espositivo copre l’intero arco della sua lunga carriera, dagli anni Cinquanta agli anni Dieci del XXI secolo.In un allestimento semplice, quasi scarno, a parlare sono le immagini. Una lunga serie di scatti che, sala dopo sala, accompagnano il visitatore nel mondo di Maro Dondero, un uomo che nella sua vita ha visto tanto e ha fotografato tutto. Legato al circolo di intellettuali del famoso Bar Giamaica nella Milano degli anni '50, fotoreporter, ritrattista, anche fotografo di scena, Dondero è stato al fronte e sui set cinematografici, ha immortalato il ’68 francese, gli scontri in Irlanda, l’Italia rurale e il processo di alfabetizzazione, Berlino pochi giorni prima della caduta del muro, i bambini di strada brasiliani, la crisi economica cubana (il cosiddetto «período especial»), l’Africa, la Russia, Kabul, le carceri e gli ospedali dove operano i medici di Emergency. Ma sotto il suo sapiente obiettivo, oltre ai grandi eventi storici e sociali, sono passati anche registi e attori, cantanti ed etoile , politici e scrittori:da Carla Fracci a Mimmo Rotella, da Pier Paolo Pasolini a Enzo Jannacci, passando per Francis Bacon, Eugène Ionesco, Serge Gainsbourg e Jean Seberg. A Mario Dondero, ex partigiano che tanto amava Robert Capa («Se devo pensare a chi può avermi ispirato nel mio mestiere, il primo che mi viene in mente è Robert Capa, per il suo carattere e la sua umanità», aveva dichiarato tempo fa), piaceva raccontare il mondo e le persone. E lo ha fatto con le sue foto. Tantissime, infinite, belle e meno belle. Ogni suo scatto è una storia. E tante di queste storie le ritroviamo a Palazzo Reale, appese alle pareti delle 10 stanze dell’Appartamento dei Principi. Ogni sala è un racconto, una sorta di «mostra nella mostra» che, a fine percorso, ci dà l’idea di quanto sia stata lunga, variegata e complessa la parabola umana e artistica di Dondero. L'esposizione milanese - ottimamente curata da Raffaella Perna - segue un criterio espositivo che è cronologico e tematico insieme, ma che il pubblico non è obbligato a seguire: trattandosi di una serie di «micro-mostre », si può liberamente scegliere se (e dove) soffermarsi o passare oltre. Se dedicare più tempo alla contemplazione dei ritratti (intensi e bellissimi, oltre che inediti, quello di Pier Paolo Pasolini e dell’attrice Laura Betti), alle immagini dal taglio più sociale ( la sala 2, per esempio, presentata una selezione di 15 fotografie realizzate in Italia, che ritraggono la migrazione interna al Paese, il processo di scolarizzazione, il lavoro nelle campagne, le manifestazioni politiche e sindacali, l’attività dei pescatori a Chioggia nel 1980) o ai grandi reportage realizzati nel continente africano, dove Dondero è tornato a più riprese, spostandosi dall’Algeria (durante il periodo di pesanti ostilità con il Marocco) alla Nigeria, dalla Costa d’Avorio al Senegal. Impossibile poi non segnalare, a mio parere, due scatti che ho trovato di particolare interesse: Tuffo nel Malecón (1992), dove lo skyline perfetto de L’Avana fa da sfondo ad un gruppo di ragazzi in fila per tuffarsi in mare e il ritratto di un giovane combattente repubblicano, scomparso in una fossa di Franco (Malaga, 2001), in cui l’immagine di un giovanissimo soldato tenuta nel palmo di una mano rivela tutto il dolore e l’atrocità della guerra, qualunque essa sia…
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)