2019-03-19
Margherita Agnelli vuol strappare i bimbi alla figlia
Domani udienza finale dell'incredibile processo che sette anni fa la primogenita dell'Avvocato e suo marito hanno intentato contro Maria. John, Lapo e Ginevra hanno voltato le spalle alla sorellastra, che ora è sola e senza soldi per combattere la madre.Quanti problemi. E che problemi, in casa Agnelli-De Pahlen-Elkann. No, non si tratta dell'eredità e del testamento di donna Marella, scomparsa il 23 febbraio scorso a 92 anni, ma di una vicenda ben più grave e dai contorni molto sgradevoli. Domani, mercoledì, appena tre giorni prima della messa di trigesima della defunta che vedrà i resti della ex royal family riunirsi (verosimilmente commossi) a Torino al Santuario della Consolata, accadrà qualcosa di grave che va in direzione contraria, a dimostrazione che la famiglia è sgretolata e che all'apparenza non corrisponde la sostanza. In Svizzera, nel Tribunale di Morges, cantone di Vaud, poco lontano da Allaman, sul lago Lemano, si terrà l'udienza finale dell'incredibile processo rimasto segreto che sette anni fa Margherita Agnelli e suo marito Serge De Pahlen hanno intentato contro la primogenita Maria per portarle via i due figli.Contatti via skypeAl termine di una lunga vicenda giudiziaria attivata da Margherita e Serge nel 2012 contro la loro figlia, il giudice di pace del distretto di Morges, Véronique Loichat Mira, dovrà decidere se Anastasja Marella e Sergey (che portano il cognome del loro padre, Maevskiy) vanno tolti definitivamente alla loro madre (come chiedono i nonni) e possono continuare a vivere in Svizzera a casa di Margherita e Serge oppure deve essere nominato un tutore fino a che diventeranno maggiorenni (pur continuando ovviamente a restare di fatto sotto il «controllo» dei nonni nella loro casa). La bambina ha poco meno di tredici anni e il bambino non ne ha ancora compiuti dieci. Da sette anni vivono in Svizzera con i nonni, lontani dalla loro madre che può contattarli a giorni e ore stabilite ma solo attraverso lo schermo di Skype e con telefonate sempre più brevi, poiché spesso la nurse rumena, Rodica Gurau, non glieli passa al telefono accampando scuse diverse. Maria De Pahlen, la madre dei due bambini (ne ha un terzo, Roman, di tre anni che vive con lei a Tbilisi in Georgia), ha 36 anni ed è la quarta nipote di Gianni e Marella Agnelli, essendo la prima dei cinque figli di Margherita e Serge De Pahlen: Pietro (33 anni), le gemelle Anna e Sofia (31 anni) e Tatiana (29 anni). Maria, dunque, è anche la sorellastra dei figli di primo letto di sua madre, gli Elkann: John (43 anni, sposato con Lavinia Borromeo, tre figli), Lapo (42) e Ginevra (40 anni, sposata con Giovanni dell'Aquila Gaetani d'Aragona, tre figli). Infanzia con gli elkannMaria, che è nata a Rio de Janeiro, ha vissuto per lunghi anni ed è cresciuta insieme a John, Lapo e Ginevra, abitando con loro nelle diverse «peregrinazioni» familiari tra Brasile, Londra, Neuilly sur Seine vicino a Parigi e infine Allaman, vicino a Ginevra. In questa vicenda i tre fratellastri, anziché stare vicini a Maria ed aiutarla, le hanno in pratica voltato le spalle. John non le rivolge la parola da dieci anni, poiché la considera responsabile di aver complottato alle sue spalle con la madre.Come si è arrivati a questo processo? Come hanno potuto i genitori di Maria portarle via i suoi due figli? Tutto comincia nel 2006, quando Maria (a 23 anni) sposa a Mosca Georgy Maevskiy, un ragazzo georgiano conosciuto all'università Lomonosov della capitale russa, dove studia legge e scienze politiche. Le frizioni con i suoi genitori cominciano in quel momento: Margherita e Serge sono contrari a quel matrimonio e cambiano la serratura della casa di Mosca di Maria (che viveva in un appartamento di suo padre). Maria viene convinta dai genitori a stipulare una sorta di contratto prematrimoniale con Georgy. Lo fa perché non vuole rinunciare alla sua bambina e, prima che nasca, torna in Svizzera con il giovane marito. Il quale però viene trattato malissimo dai suoceri, non parla altra lingua che il russo e nel lavoro che gli viene affidato a Ginevra nella casa editrice di Serge De Pahlen si trova a subire molte umiliazioni. Il 30 giugno Maria mette al mondo la sua prima bambina, Anastasja Marella, e la fa nascere in Svizzera, a Samaden, la località dove vive donna Marella. I genitori e la bambina tornano in Russia, questa volta in Siberia dove Georgy ha trovato lavoro come vicepresidente della Camera di commercio. Intanto Maria va in Altaj, nella città di Gorno Altaisk, a quasi quattromila km da Mosca: qui, il 15 settembre 2009, nasce Sergey Maevskiy. I problemi familiari diventano assillanti, il matrimonio finisce nel 2010. Divorzio burrascosoLa separazione è molto burrascosa, il padre dei bambini dà battaglia e, li usa come «ostaggi» minacciando di tenerli con sé. Maria si spaventa. Dalla Svizzera partono i suoi genitori. Convincono la figlia a lasciar partire con loro i nipotini e portarli in Svizzera per le feste di Natale. «Dopo due settimane li riprenderai con te», dicono i nonni alla figlia. Lei li raggiungerà appena possibile. Ma il genero non firma il permesso sui passaporti dei suoi figli, e presenta in Tribunale una dettagliata memoria in cui accusa la sua ex-moglie. Serge De Pahlen riesce a ottenere in poche ore attraverso l'amico Guran Mokia che ha agganci al Mid (il ministero degli Esteri) due nuovi passaporti per i nipotini. Ma il genero riesce a impedire lo stesso la loro partenza con un blitz all'aeroporto di Sheremetjevo. In sole 24 ore viene però ridotto a più miti consigli con una montagna di denaro, e finge di togliersi dai piedi. L'ultima pugnalata a Maria la dà consegnando a Margherita e Serge il documento contenente le inverosimili accuse («des horreurs», degli «orrori») contro Maria. Anastasja e Sergey lasciano così la Russia e non vi faranno mai più ritorno, entrano ad Allaman e cominciano la loro vita con i nonni. Maria li raggiunge per le feste di fine anno, poi deve ripartire per la Russia per completare le procedure del divorzio. Da quel momento, in pratica, i suoi figli non saranno più suoi. La promessa di tenerli solo due settimane non viene mantenuta. Per vicissitudini inenarrabili, Maria - tormentata e vessata dall'ex marito, lasciata senza denaro dai genitori, senza casa e in precarie condizioni di salute - riesce a rientrare in Svizzera solo nel 2013 quando finalmente ottiene il divorzio. Quando vedono la mamma dopo due anni i bambini reagiscono così: Anastasja le dice di trovarla cambiata, Sergey la saluta con un «Buongiorno madame», come fosse un'estranea.gli assistenti socialiRicostruire il rapporto è molto problematico. Margherita e Serge nel frattempo, il 15 maggio 2013, hanno mandato a processo la figlia attivando giudiziariamente contro di lei una procedura di «limitazione dell'autorità genitoriale» e di «ritiro del diritto di custodia». Il 7 giugno si tiene la prima udienza e nei verbali ci sono dichiarazioni incredibili e di rara crudeltà. Il 13 giugno i tre giudici (Véronique Loichat Mira, Loika Lorenzini, Jacques Gisclon) ammettono le richieste dei genitori di Maria, affidano la custodia dei bambini e ordinano un rapporto periodico sulla situazione al Servizio di protezione dei minori (Spj) che ovviamente individua villa Agnelli ad Allaman come «luogo adatto ai loro interessi», decidono di proseguire l'inchiesta contro la madre, ritirano i passaporti dei due bambini e li consegnano a un'assistente sociale. La botta per Maria è terribile: in sostanza le hanno portato via i figli.la fuga dei fratelliÈ disperata. Accetta di vivere in Svizzera accanto alla villa dei genitori, che però non le lasciano i bambini. Li può vedere solo con sporadici permessi. I servizi sociali non intervengono. Maria si sente sempre più sola, i genitori l'hanno trascinata senza alcun riguardo in questa situazione, fratelli e sorelle le hanno girato le spalle: preferiscono parteggiare per Margherita, che passa loro 15.000 euro al mese, piuttosto che per Maria che viene ulteriormente «punita» e messa in disparte con un'elemosina: 1.200 euro al mese, 13 volte meno che agli altri (primi fra tutti Pietro che si occupa di edilizia e supermercati in Russia e in Cina, e Tatiana, che a 29 anni è fidanzata con uno degli uomini più ricchi del mondo, il settantenne magnate svizzero Maurice Amon, il quale con la sua azienda Sicpa produce carta e inchiostri per le migliori e più sicure banconote del mondo).Maria scrive a fratelli e sorelle, denuncia i presunti soprusi della madre, non ottiene solidarietà: nessuno osa mettersi contro Margherita. John non si fa trovare, Lapo cazzeggia, Ginevra ascolta e basta. Maria parte, va in Georgia, sopraffatta dalla solitudine e dalla disperazione desidera un altro figlio. Il 5 ottobre 2016 a Mosca nasce Roman. Ma il padre, spaventato dal potere e dagli «avvertimenti» che gli arrivano dalla Svizzera, parte per il nord della Russia e sparisce. Il bimbo quindi porta il cognome della madre. decisa a lottare Maria ora abita a Tbilisi, recentemente ha dovuto lasciare il piccolo appartamento in affitto perché la caldaia si era rotta, lei non aveva i soldi per ripararla e la padrona di casa non voleva. In Georgia questo inverno molte persone sono state intossicate di notte dall'ossido di carbonio perché gli uccelli cercano riparo nei camini e li intasano.Maria non ha i soldi per andare all'udienza decisiva di mercoledì in Svizzera. Ha letto le ultime carte e ha capito che la sentenza è già scritta: nuove accuse false di sua madre e suo padre, una inveritiera perizia di tale dr. M. Chanez, esperto di psicoterapia infantile, il quale stila giudizi medici su di lei senza averla mai incontrata né visitata, addirittura l'entrata in scena di un altro medico, il dr. Mayor, psichiatra personale di Margherita Agnelli (il che dunque implica che lei sia da tempo in cura) che sostiene che la danneggiata sia lei e non Maria. Quest'ultima non sa ancora come uscirà, psicologicamente, da questa «sconfitta» che lei ritiene prevedibile, ingiusta, già scritta. Qualcuno le ha messo a disposizione un avvocato di Ginevra, ma lei è pronta a combattere: vuole chiedere il disconoscimento di paternità verso i suoi genitori, e che sia la giurisdizione italiana a occuparsi del caso, dato che i suoi figli hanno passaporto italiano e russo. E dunque come può la magistratura svizzera occuparsi dei minori cittadini di un altro Paese?
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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