2021-04-04
Gli armatori della Mare Jonio: in affari con i mafiosi maltesi
Il vicepresidente di Idra, la società che gestisce il rimorchiatore usato dalla Ong Mediterranea, spiega - intercettato - di aver cercato di «noleggiare un pattugliatore militare da una banda di contrabbandieri».Mentre i giornalisti di complemento delle Ong frignano per essere stati intercettati dalla Procura di Trapani durante le loro conversazioni con degli indagati, nessuno di questi indignados sta raccontando ai propri lettori quanto stia emergendo nell'inchiesta che sta portando avanti qualche chilometro più a est il procuratore di Ragusa Fabio D'Anna. Anzi, un giornale che ha visto finire nelle intercettazioni una sua collaboratrice si è premurata di provare a smontarla. Con risultati scarsetti. Infatti nel fascicolo aperto nella città che ha ospitato le avventure del commissario Montalbano le sorprese continuano a fioccare, soprattutto per chi voglia fare il cronista e non altro. Per esempio resta un mistero che cosa se ne dovesse fare un'impresa di social shipping collegata a una Ong (la Mediterranea saving humans) con un pattugliatore militare. Infatti dalle carte salta fuori pure questa inquietante confessione. È contenuta in un'intercettazione di Giuseppe Caccia, vicepresidente di Idra social shipping, l'impresa commerciale proprietaria della nave Mare Jonio che ha fatto affari con gli armatori danesi della Maersk incassando un bonifico da 125.000 euro per il trasbordo di 27 migranti. Caccia, al telefono, ammette «di essersi recato a Malta a noleggiare un pattugliatore militare belga da una banda di contrabbandieri maltesi mafiosi». Nel decreto questa frase non viene decrittata, ma forse le indagini in corso esploreranno anche questo filone che, di certo, getta nuove ombre sulle «missioni umanitarie» del rimorchiatore Mare Jonio, che ha nell'ex disobbediente Luca Casarini il suo commodoro.La disinvoltura con cui la coppia Casarini-Caccia gestisce i propri affari e contrabbanda come disinteressata missione di salvataggio operazioni commerciali lautamente retribuite ha creato frizioni dentro a Mediterranea, contrasti che sono ben descritti dagli investigatori in un passaggio del decreto di perquisizione: «Emergeva anche l'influenza decisiva che il duo (Caccia-Casarini, ndr) ha esercitato sulla vita associativa della Aps Mediterranea, riuscendo, infine, a prevalere su altri eminenti membri del direttivo, i quali, a causa dell'irriducibile contrasto, risolvevano addirittura di recedere da Mediterranea». E che ci siano duri conflitti all'interno dell'Aps viene messo in luce ancora una volta dalle intercettazioni attivate dalla guardia di finanza di Ragusa, dove Caccia denuncia la presenza di una «serpe in seno». «Nello specifico», l'ex assessore veneziano «racconta di aver avuto una brutta riunione a Brescia con Donatella Albini (medico di bordo, ndr) che è andata contro Luca (Casarini, ndr) e lui ed è riuscita a convincere gli altri a portare una proposta in assemblea, con la quale si escludono i dipendenti di Idra dalla possibilità di entrare nel direttivo di Mediterranea».La colpa della Albini sarebbe quella di aver criticato le capacità di un'altra dottoressa alle prime armi, Agnese Colpani, poco esperta, ma molto utile alla causa di Caccia e Casarini. Per il vicepresidente di Idra «è stata Donatella a dire delle cattiverie su Agnese che poi sono state usate […] nel vecchio direttivo e nell'assemblea dei soci». L'armatore no global appare determinato a difendere col coltello tra i denti il suo orticello: «Non permetteremo che nessuno affondi Mediterranea». Anche perché grazie ad essa Casarini & C. hanno trovato un lavoro e generosi donatori. Con Nazareno Gabrielli, vicedirettore di Banca Etica, Caccia fa l'elenco dei finanziatori: «Le fonti di introito sono quote associative, donazioni permanenti, rapporto con Chiesa cattolica italiana, 5x1.000, progetti e bandi specifici, raccolte di gruppi locali e merchandising, donazioni singole speciali, contributo estero da parte di Mediterranea Saving Humans». Poi gli spiega il meccanismo ben oliato: «Idra funziona come centro di spesa, mentre Mediterranea come raccolta di entrate». E il gioco è fatto. Ma guai a farlo sapere al direttivo. Gli investigatori, infatti, annotano: «Sono emersi indizi di una gelosa cura della segretezza di certi dati contabili inerenti allo shipping». Un certo Francesco Memoli, in rappresentanza di Mediterranea saving humans Usa, oltre che nella veste di invitato permanente nel direttivo dell'Aps Mediterranea, ha più volte e insistentemente preteso una maggiore trasparenza, esortando Caccia a mostrare i conti di Idra. Il vicepresidente di quest'ultima riferisce a Casarini: «Mi ha detto che gli dobbiamo preparare una relazione sui nostri bilanci... i bilanci, ah, ah! Fatti mandare il regolamento che stanotte me lo studio». Una verifica che l'ex assessore non sembra proprio tollerare: «...come Idra si riesce a procurare i soldi per questa cazzo di nave sono cazzi di Idra... arrivata una compagnia armatrice, che è quella con cui abbiamo scelto di avere rapporto, che ti fa una proposta contrattuale per farti avere una nave di quel tipo, punto! Questa è la notizia!». Lo schermo, però, è la Ong. È sempre Caccia a spiegarlo, riferendo renderanno pubblico «quanto gli è costato stare in mare nell'anno 2020». E i dati «verranno presentati come se fossero i costi di Mediterranea anche se non è stata Mediterranea a tirare fuori 905.000 euro e non potranno dire al pubblico che dietro c'è una società che fa operazioni commerciali con cui paga Mediterranea...». Memoli gli rinfaccia che «Emergency pubblica il bilancio online per dire con esattezza quante garze ha comperato e in quali ospedali del mondo», anche se poi ammette che «questa cosa qui è difficile per Mediterranea perché significherebbe presentare il bilancio di Idra online». Caccia ha un'idea per uscire dall'impasse: precisa che non bisogna pubblicare il bilancio di Idra, ma quello di «Mediterranea, dove risultano in pratica le entrate, le donazioni e le uscite per pagamento fatture di Idra...». Memoli cerca di spiegare che la «trasparenza economica aiuterebbe a smontare in un batter d'occhio qualcuno che dice “hanno fatto Idra e fanno i soldi con Idra alle spalle dei donatori di Mediterranea"». Ma è con Clara Mogno, attuale tesoriera di Mediterranea che Caccia, con disinvolta schiettezza, arriva a dire che «in realtà ci sono 125.000 euro da un partner privato e che tutto ciò dovrà rimanere un segreto tra loro due». È il bonifico della Maersk. La chiosa degli investigatori non lascia spazio a equivoci: «Mediterranea (e la nutrita cerchia di sostenitori e finanziatori)» viene trattata, «a seconda della convenienza, come cosa distinta e separata da Idra, al punto da pretendere che in Mediterranea non si sappia dell'affare concluso con la Maersk». Nonostante ciò, Caccia in giro trova ancora qualche tifoso. Tale Ezio Tavasani, per esempio, gli dice che «con la Mare Jonio lui fa cose molto in grande». E il vicepresidente di Idra gonfia il petto, rispondendo «di essere riuscito a inventarsi cose inimmaginabili». Proprio come l'affare con i furbi contrabbandieri maltesi. Mafiosi, per giunta.