2021-11-25
Verso l’intesa a tre sulla flat tax. Pd arroccato a difesa delle imposte
Forza Italia e M5s aperti a introdurre in manovra una proposta che è sempre stata un cavallo di battaglia della Lega: garantire più denari in busta paga riducendo il carico sulle aziende. Di parere opposto i dem.Continuano le tensioni sulla legge di Bilancio 2022. Se da una parte i partiti della maggioranza litigano su come spartirsi le scarse risorse destinate al taglio delle tasse, dall'altra si accapigliano per decidere i relatori della Manovra al Senato. Dopo giorni di muro contro muro, con il M5s arroccato sulle sue posizioni (voleva un proprio esponente non condiviso con il centrosinistra), ieri si è trovato un accordo che ha visto la nomina inusuale di ben tre relatori, il presidente della commissione Bilancio, Daniele Pesco (M5s), e i due vicepresidenti, Vasco Errani di Liberi e uguali ed Erica Rivolta della Lega. Risolto il nodo relatori resta però il problema fiscale. E dunque come spendere gli 8 miliardi di taglio delle tasse messi in Manovra. Oggi si terrà il quarto incontro al Mef tra il ministro, Daniele Franco, e i vari esponenti della maggioranza dove si analizzeranno altre possibili simulazioni. Nel frattempo però i vari partiti hanno perfezionato le loro proposte fiscali in vista dei prossimi confronti, dalle quali emerge una sempre maggiore convergenza verso la flat tax. Forza Italia e M5s si sono infatti aperti a proposte che guardano con favore alla tassa piatta, che è sempre stata un cavallo di battaglia della Lega. Per il Carroccio però ci sono anche altre priorità fiscali, come il voler abrogare l'Irap per i contribuenti persone fisiche (circa 3 miliardi) e altri 5 da destinare alla riduzione del cuneo fiscale. Fanno da contorno l'abolizione delle 20 micro tasse (patente, super bollo, ecc) e la rateizzazione della seconda rata di acconto delle imprese che vede la sua scadenza il 30 novembre e sarebbe a costo zero. Sull'introduzione di un regime agevolato di uscita dalla flat tax per chi supera le attuali soglie di fatturato (65.000) convergono anche il M5s e Forza Italia. Per il primo sarebbe auspicabile introdurre uno scivolo di due anni per chi esce dal regime, garantendo un'aliquota al 20% e non il salto diretto verso il sistema di imposizione Irpef. Per Forza Italia la tassazione, per i due periodi di imposta successivi, dovrebbe invece essere fissa al 15%. Il partito di Silvio Berlusconi si è inoltre anche aperto alla possibile introduzione di una flat tax fino a 100.000 euro, misura proposta nelle scorse settimane anche da Matteo Salvini, con l'obiettivo di dare sollievo alle partite Iva e autonomi, due delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia. Massimo Bitonci, deputato della Lega, aveva inoltre spiegato come la flat tax fino a 100.000 euro ha l'ambizione di raggiungere un altro milione di professionisti, garantendo un'aliquota agevolata al 20%.Dario Damiani, capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio ha inoltre anche spiegato come parte degli 8 miliardi di euro devono essere destinati anche all'abolizione dell'Irap per le persone fisiche e le società di persone (circa 2 milioni di contribuenti) e nel rivedere l'Irpef con particolare attenzione al ceto medio. L'idea è dunque quella di accorpare il secondo e il terzo scaglione inserendo un'unica aliquota al 23%, oltre che ampliare la no tax area fino a 12.000 euro. Inoltre poi si vorrebbe abbassare anche l'Imposta sui redditi delle società (Ires) dal 24 al 23%. Per il M5s oltre l'introduzione di un regime agevolato di uscita dalla flat tax per chi supera i 65.000 euro, bisognerebbe puntare anche su un «taglio dell'Irpef che guardi al ceto medio dei dipendenti e degli autonomi, con semplificazione e riduzione del numero delle aliquote», spiega in una nota Emiliano Fenu, capogruppo M5s in commissione Finanze del Senato. L'obiettivo è dunque quelle di riuscire a garantire più soldi nella busta paga dei lavoratori e riducendo, al contempo, il carico sulle aziende. Ci vorrebbe infatti anche un «progressivo azzeramento dell'Irap sulle imprese, a partire da quelle piccole e piccolissime, una drastica semplificazione dei meccanismi di pagamento del saldo e dell'acconto» e l'inserimento diretto sul conto corrente delle detrazioni e deduzioni fiscali, sfruttando la piattaforma messa in piedi per il cashback, togliendole dal 730. E dunque Lega, Forza Italia e M5s oltre che avere una convergenza sulla flat tax puntano anche tutti e tre a un'abolizione graduale dell'Irap. Di parere opposto è invece il Pd, secondo il quale l'azzeramento dell'imposta è impensabile dato che costerebbe circa 13 miliardi di euro. Secondo Antonio Misiani, responsabile economico del Pd sarebbe infatti meglio focalizzare gli interventi sulle micro e piccole medie imprese e pensare piuttosto ad una riduzione dell'Irap solo per alcune categorie. Gli 8 miliardi in Manovra devono però essere destinati per la maggior parte all'Irpef, con riferimento al cuneo fiscale. Questa è «la madre di tutte le riforme e deve essere organica», spiega Misiani, non quindi un semplice aggiornamento del sistema attuale.
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