2022-11-26
Manovra alla prova della primavera e del prezzo del gas
Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
Il Mef annuncia che a marzo farà il punto sugli aiuti anti bollette. Senza scorte e con l’energia alle stelle, servirà lo scostamento.Inviato a Bruxelles il documento programmatico di bilancio, il governo torna a confrontarsi con la manovra. Nonostante dalla conferenza stampa post cdm siano passati sei giorni il testo definitivo non è ancora stato bollinato. Sono quindi stati definiti i capitoli di spesa, resta da capire quali saranno quelli a copertura. Del valore complessivo superiore ai 32 miliardi, circa 21 sono coperti da deficit. Il resto proviene da tagli o giri di imposte destinati ad altre iniziative. Oltre 1,5 miliardi destinati alle famiglie, poi il cuneo fiscale, quota 103 e flat tax. Superbonus ridimensionato e Reddito di cittadinanza limitato nel tempo. Dai risparmi sui bonus immobiliari e sul Reddito dovrebbero arrivare circa 4 miliardi. Altri 2 dal prelievo sull’extraprofitto del comparto energetico. L’imposta sul tabacco tradizionale e quello riscaldato non dovrebbe garantire più di 140 milioni e dal possibile rialzo del prelievo sulle transazioni digitali nei marketplace di ecommerce sono attesi 300 milioni. Le rimanenti coperture sono ancora da scoprire.Ciò che invece è già certo adesso è che tutta la fetta di deficit andrà a coprire il caro energia. Oltre 9 miliardi per le bollette delle famiglie, altrettanti per quelle delle aziende e il rimanente per prorogare sostegni a settori specifici. In totale parliamo di due terzi dell’intera manovra. Un impegno così gravoso che nei fatti ha imposto al governo una riduzione delle scelte. Una sorta di vorrei ma non posso. Certo essere più decisi sugli interventi di condono e sul rientro dei capitali avrebbe consentito qualche miliardo in più da spendere, ma a livello di filosofia finanziaria, sul tema energetico, l’attuale governo è andato in scia a quello precedente. Da aprile l’Ue annuncia un price cap impossibile da realizzare ed evita di prendere decisioni interventiste salvo spingere per un taglio dei consumi al fine di contrarre i prezzi. Allinearsi alla presa in giro europea ha imposto all’Italia da marzo a ottobre di spendere 60 miliardi contro il caro bollette senza mai cercare di tappare la falla. Tradotto, prezzi alle stelle per riempire gli stoccaggi, inflazione di conseguenza più alta e con l’extragettito fiscale si finisce per aiutare le famiglie dalle cui tasche lo Stato ha sottratto miliardi di accise e Iva in più. Un circolo che deve essere definito con il proprio nome: vizioso. Questa manovra fino a ora sembra percorrere la stessa strada. Di positivo c’è che il nuovo esecutivo ha cominciato a porsi delle domande e dei dubbi. L’altro giorno in sede Ue si è mosso con un voto non allineato e il titolare del ministero delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha detto: «Se l’Europa non interverrà, faremo noi». Come? Non è dato saperlo al momento. Peccato che questi dubbi non sembrano riflettersi nello svolgimento della legge finanziaria. L’enorme pacchetto anti bollette esaurirà le cartucce a fine marzo. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato ieri la necessità di interventi a favore di famiglie e imprese «più mirati, incisivi e differenziati» per far fronte al difficile contesto attuale. «È inutile dire che stiamo attraversando una fase di severa difficoltà a livello economico e sociale e di grande incertezza riguardo al contesto geopolitico», ha scritto il ministro nella premessa al documento programmatico di bilancio. Di fronte al caro energia che colpisce le imprese e al rialzo dell’inflazione che colpisce le famiglie, «si impone una continuazione e un rafforzamento degli aiuti a imprese e famiglie, rendendoli ancor più mirati, incisivi e differenziati», ha spiegato, «affinché le risorse di bilancio siano spese in modo oculato». Gli interventi della manovra «si connotano per un approccio mirato e temporaneo», ha aggiunto, e il governo «assume l’impegno a ridurre e poi eliminare gli aiuti e i tagli alle imposte non appena i prezzi del gas naturale, dell’energia e dei carburanti rientreranno verso livelli in linea con il periodo pre crisi». «A fine marzo, in vista del programma di stabilità 2023, il governo rivaluterà la situazione e, se necessario, attuerà nuove misure di contrasto al caro energia utilizzando prioritariamente eventuali entrate aggiuntive e risparmi di spesa che si manifestassero nei primi mesi dell’anno», ha garantito il ministro. Il collega titolare dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, la scorsa settimana lanciava un allarme. Sul reperimento energetico «le preoccupazioni sono forti, non tanto per questo inverno che dovremmo riuscire a superare ma sicuramente per il 2023», ha detto a margine dell’evento Direzione Nord al Palazzo delle Stelline di Milano. «Il venir meno delle forniture russe», ha aggiunto, «vuol dire che durante l’estate dobbiamo costituire le riserve, gli stoccaggi e naturalmente essere pronti per il prossimo inverno». Dall’altra parte «c’è la questione prezzo», ha concluso, «bisogna vedere l’effetto del price cap». Forse la frase è scappata. Ma sembra la posizione più verosimile. Aspetto che ci impone di raddoppiare l’allarme. Che succederà ad aprile quando i prezzi non saranno scesi e dovremo riempire gli stoccaggi? Gli interrogativi sono troppi e basare una manovra su una scommessa geopolitica su cui tocchiamo sì e no palla resta azzardato. A meno che poi non si voglia ricorrere allo scostamento di bilancio.
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