2023-01-20
Manca l’aula grande. Le norme anticontagi bloccano da tre anni processo in Sardegna
Il procedimento viene rimandato da fine 2020: non c’è uno spazio dove accogliere, distanziati, circa 80 tra avvocati e imputati.Non bastavano le vergognose lungaggini della giustizia, pure le regole Covid impediscono che si metta fine a una vicenda giudiziaria che risale a dieci anni fa. Martedì mattina, nel tribunale di Nuoro, era stata convocata l’ennesima udienza del processo per le morti e le presunte omissioni riferite al ponte di Oloè e alla diga Maccheronis, durante l’alluvione in Sardegna del 18 novembre 2013 provocata dal ciclone Cleopatra, ma il presidente della sezione penale, Elena Meloni, ha dovuto rinviarla perché l’aula è troppo piccola.Già si sapeva, che non poteva contenere più di un’ottantina tra avvocati, imputati e parti civili costretti a rispettare la distanza di sicurezza «pandemica» di almeno un metro, ma un altro spazio non era saltato fuori e si sperava che, a stato di emergenza dichiarato concluso il 31 marzo 2022, le regole potessero cambiare. Invece, nulla da fare, il processo Oloè ha subito il quarto rinvio d’ufficio.I tre filoni dell’inchiesta, sul crollo del ponte tra Dorgali e Oliena durante l’alluvione che aveva inghiottito l’auto in cui viaggiava il poliziotto Luca Tanzi, sul decesso dell’agente e il ferimento di tre colleghi che assieme a lui scortavano un’ambulanza e sul disastro della diga di Maccheronis, mai conclusa, che provocò l’allagamento del paese di Torpè e la morte di Maria Frigiolini, invalida di 88 anni sorpresa in casa dal muro d’acqua, confluirono nel 2018 in un unico processo.Poche udienze furono svolte, poi nel novembre 2020 il giudice Giorgio Cannas si vide costretto a registrare l’inadeguatezza dell’aula a contenere 59 imputati più i loro difensori e le pari civili, oltre all’impossibilità per i consulenti del pm di spostarsi in Sardegna in quanto confinati in una «zona rossa». L’udienza fu spostata al 29 marzo 2021 e, di rinvio in invio, si è arrivati a gennaio 2023 senza aver risolto la questione aula e distanza di sicurezza.Nel frattempo, lo scorso novembre, furono assolti tre imputati accusati di frode nelle pubbliche forniture e attentato alla sicurezza nei trasporti, per i lavori di ricostruzione del ponte di Oloè. I familiari di Luca Tanzi e dell’anziana signora, i poliziotti feriti dal crollo del ponte durante l’alluvione, attendono giustizia dal 2013. Dovranno pazientare, perché in tutto il distretto giudiziario non ci sarebbero spazi in grado di consentire un’udienza dibattimentale affollata, segnala La Nuova Sardegna.Il presidente della Corte d’appello e il procuratore generale del distretto di Cagliari hanno precisato che, pur a emergenza Covid conclusa, «è confermata la necessità di mantenere il distanziamento interpersonale di almeno un metro», quindi non esiste via d’uscita. Nemmeno la possibilità di tenere il processo nell’auditorium di un cineteatro.Eppure non c’è più la pandemia, che a dicembre 2020 faceva rinviare a Trento l’udienza collegiale su appalti «spezzatino», così chiamati perché evitavano procedure concorrenziali, e sull’utilizzo di professionisti esterni che coinvolgeva il locale ateneo, perché secondo le misure anti Covid la capienza massima era di 18 persone. O che, a febbraio 2021, rendeva ancora difficile la celebrazione del processo per il crac della Banca popolare di Bari. La prima udienza era stata fissata il 4 giugno 2020, poi rinviata a luglio, settembre, novembre dello stesso anno considerato l’alto numero di azionisti, associazioni di consumatori e avvocati che non potevano entrare in tribunale per le norme anti Covid.Anche in quella occasione, mancavano aule adeguate e dove fosse garantito il distanziamento, tant’è che si pensò addirittura di utilizzare un padiglione della Fiera del Levante, ma il costo per l’affitto di 14.000 euro al mese fece cadere ogni trattativa, come riferì la Repubblica.Oggi, le misure anti Covid continuano a essere adottate dai tribunali in base a una discrezionalità che può ledere gli interessi dei cittadini. Basta leggere il protocollo adottato lo scorso fine dicembre da Consiglio di Stato, Avvocatura dello Stato, Consiglio nazionale forense, Consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma e le associazioni specialistiche degli avvocati amministrativisti, «per tornare ad affrontare le udienze in presenza dal 1 gennaio 2023». Tra i vari punti concordati, si afferma che «il presidente del collegio, «quando ricorrano particolari esigenze oppure in previsione di un significativo afflusso di persone», può disporre, il rinvio. Così pure, che nelle sale di udienza avvocati e pubblico devono «rispettare le regole sul distanziamento sociale, evitando sovraffollamento».Non solo, l’utilizzo della mascherina è raccomandato «per tutto il periodo di permanenza all’interno del palazzo di giustizia», e che «in tutti i luoghi è sempre necessario rispettare il distanziamento fisico di un metro da altre persone».Quanto ai praticanti avvocati, possono partecipare alle udienze pubbliche e alle Camere di consiglio, ma il presidente di collegio ha il potere «di impedirne l’accesso all’aula o di disporne l’allontanamento, là dove ricorrano esigenze di garanzia del distanziamento tra i presenti». Sempre in ossequio al Covid.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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