2019-02-15
Malore a casa per Bossi. Ricoverato, è grave
Il Senatùr, 77 anni, è caduto nella sua abitazione di Gemonio ed è stato trasportato in ospedale con l'elicottero. Le condizioni sono critiche: possibile crisi epilettica. Nel 2004 l'ictus che lo paralizzò parzialmente. I messaggi di Silvio Berlusconi, Roberto Maroni, Matteo Salvini.Proprio mentre l'autonomia, sua battaglia di una vita, arriva sul tavolo del governo pentaleghista, il leader storico del Carroccio si trova a combatterne un'altra, di battaglia. Quella decisiva. Secondo le notizie rimbalzate su tutte le agenzie nella serata di ieri, infatti, il Senatùr potrebbe essere in pericolo di vita. Ieri, Umberto Bossi, poco prima delle 18, è stato trasportato in elicottero, in gravi condizioni, all'ospedale Circolo di Varese, dove è ricoverato in terapia intensiva. Sarebbe caduto nella sua abitazione di Gemonio, sbattendo violentemente la testa a terra. L'ospedale varesino si è riservato di fornire aggiornamenti oggi a mezzogiorno e ha diramato un bollettino in cui spiegava che «sono in corso gli accertamenti necessari a individuare le cause del malore che lo ha colpito». Secondo alcune fonti, Bossi sarebbe stato colpito da una crisi epilettica. Ma si è ventilata pure l'ipotesi dell'ischemia cerebrale. La stessa che lo aveva già colpito la mattina dell'11 marzo 2004.Allora, Bossi fu costretto a una lunga degenza e a una complessa riabilitazione presso la clinica Hildebrand, a Brissago, una località nel Canton Ticino. Quella malattia lasciò segni incancellabili: il Senatùr rimase con un braccio indebolito ed ebbe permanenti difficoltà a camminare e a parlare. L'immagine del «celodurismo» padano e la sua voce graffiante, possente, baritonale, lasciarono il posto alla figura di un uomo fragile, esile, indebolito. Che, nondimeno, proprio nel 2004 si candidò come capolista alle elezioni europee, risultando eletto con 285.000 preferenze personali. E non l'abbandonarono neppure l'attitudine al motto tranciante e l'eloquio brutale. L'inconfondibile tono cavernoso, suo marchio di fabbrica, protagonista dei grandi successi del partito da lui fondato nel 1989. Quando nel nome della Lega figurava ancora la determinazione «Nord» e nel simbolo c'era ancora il colore verde. Quando, a Pontida, si costruiva il mito comunitario della Padania e si poteva gridare a squarciagola «Roma ladrona».Bossi fu ministro per le Riforme istituzionali tra il 2001 e il 2004 e poi dal 2008 al 2011. Più volte eurodeputato, è tuttora senatore. Il suo declino politico è legato più alle vicende giudiziarie che ai suoi problemi di salute. Il 5 aprile 2012 il Senatùr si dovette dimettere da segretario federale del Carroccio, dopo che tre Procure (Milano, Napoli e Reggio Calabria) avevano accusato la famiglia Bossi di aver utilizzato a scopi personali parte dei fondi del partito. Seguirono a ruota le dimissioni di suo figlio, Renzo, da consigliere regionale in Lombardia. L'odissea, dopo le condanne in primo grado, si è conclusa solo lo scorso gennaio, quando la Corte d'appello di Milano ha stabilito il non luogo a procedere nei confronti di Renzo e Umberto, per via di una mancata querela nei loro confronti da parte della presunta vittima delle appropriazioni indebite: cioè, la Lega stessa. Ironia della sorte, i due sono stati «salvati» da una legge voluta dal governo di centrosinistra, guidato da Paolo Gentiloni. L'unico condannato, alla fine, è stato anche il solo a essere stato denunciato: ovvero l'ex tesoriere del partito, Francesco Belsito. Lo scandalo dei fondi distratti sancì la fine di un'era, ma anche, inaspettatamente, un nuovo inizio.Quando, nel 2013, Bossi si candidò alle primarie del Carroccio, a essere eletto risultò Matteo Salvini. Quello che, negli anni, ha trasformato la Lega in un movimento nazionale, distante dal raggruppamento che, per tanti anni, aveva sognato addirittura la secessione della Padania. Oggi quel partito, secondo i sondaggi, viaggia oltre il 30% dei consensi. Cifre che il fondatore non poteva neppure lontanamente sognare. Cifre che anche cinque anni fa apparivano inimmaginabili: alle politiche del 2013, la Lega superò di poco il 4%.A Bossi sono arrivati messaggi di solidarietà dai suoi amici di sempre. Roberto Maroni ha twittato: «Coraggio vecchio leone, siamo tutti con te». Silvio Berlusconi, che ha sempre stimato il Senatùr nonostante il ribaltone del 1994, lo ha definito «persona leale»: «Gli voglio bene e gli mando affettuosi auguri». Auguri di pronta guarigione sono giunti anche da Salvini. Si è sempre pensato che tra i due non corresse buon sangue. Eppure, solo poche ore prima di sentirsi male, Bossi aveva celebrato il successo della Lega alle regionali in Abruzzo: «A Salvini ho lasciato una macchina da guerra». La replica ironica del ministro dell'Interno era stata: «Quando mi mancano i tuoi vaffa settimanali...». Una pace definitiva sancita appena prima di una nuova, diversa battaglia.