2022-08-13
Malate e zittite: parlano le vittime del siero
Le testimonianze di due donne danneggiate dal vaccino. Chiara: «Nessuno credeva ai giramenti di testa, mi hanno mandata dallo psichiatra». Alessandra: «Ho battuto il capo dopo una sincope, i medici insistevano a dire che mi aveva picchiata mio marito».Vaccinate e offese, umiliate, accusate dai medici di essere bugiarde, o pazze, dopo essere state malissimo immediatamente dopo l’inoculazione dei sieri. E tutto questo mentre la loro vita d’improvviso andava in pezzi e loro passavano giornate negli ospedali e si svegliavano piangendo, senza diagnosi né cura. Sono le storie emblematiche di due donne, Chiara Catalano, 26 anni, insegnante di Milano, e Alessandra Cortese, 58 anni, di Roma, che a 24 ore dal vaccino è finita in ospedale con un’emorragia cerebrale per cui all’inizio polizia e medici avevano accusato il marito, che secondo loro l’aveva picchiata quando invece la donna era svenuta di notte. Fortunatamente le loro condizioni di salute sono migliorate ma queste donne non sono più quelle di prima. Come testimonia il loro dramma.«Io faccio l’insegnante e a marzo del 2021 sono corsa a farmi vaccinare», racconta Chiara Catalano, «Ero super convinta, dicevo che era un nostro dovere come insegnanti. Era il periodo in cui sostenevano che questo vaccino era l’elisir di salvezza grazie a cui saremmo tornati a una vita normale. Ho fatto Astrazeneca e subito dopo mi è iniziata a girare la testa fortissimo. I medici dell’hub vaccinale mi hanno tenuto sotto osservazione per un’ora e mezza dicendomi che sarebbe passata… Sono andata a casa ma i giramenti di testa non smettevano. Appena mi muovevo, quando camminavo per andare al lavoro, tornavano. Sono andata dal mio medico di base e lui mi ha detto che era una mia suggestione. Sono andata avanti con questo malessere fino a giugno quando è arrivato il momento della seconda dose. Era l’8 giugno ed era appena uscita la notizia che Astrazeneca non andava somministrato alle donne giovani, così sono andata all’hub chiedendo un altro tipo di vaccino e dicendo che avevo avuto i giramenti di testa, ma i medici mi hanno risposto che siccome ero un’insegnante ed ero obbligata io non rientravo nella categoria a cui non bisognava somministrare Astrazeneca. Capite? Come se l’essere insegnante arrivasse prima dell’essere una donna giovane che correva dei rischi… Alla fine mi sono convinta e ho fatto la seconda dose». A quel punto, il calvario è peggiorato: «Da quel momento in poi non sono stata più la stessa persona. Subito ha iniziato a girarmi la testa fortissimo. All’hub mi hanno fatto sdraiare perché non mi reggevo in piedi. Sono tornata a casa e ho iniziato ad avere febbre altissima, che mi è durata una settimana e mezza. Avevo inoltre un dolore fortissimo al petto e difficoltà a respirare. Sono andata più volte al pronto soccorso dove mi dicevano che era una cosa psicologica... Ma non lo era! Mi alzavo la mattina con braccia e gambe intorpidite e piangevo appena mi svegliavo. Per un momento ho perfino desiderato morire, perché quella non era più vita. Provavo questo dolore costante al petto, come se mi stesse per venire un infarto, camminavo e mi tremavano le gambe».La ricerca di una diagnosi è stata una strada lunga, solitaria e in salita. Chiara spiega: «Ho fatto esami di qualsiasi genere, di tasca mia, spendendo 2.500 euro perché i medici continuavano a cercare patologie di cui non soffrivo. Poi, quando è arrivato il momento di fare la terza dose, mi sono rifiutata. Ho detto: “Licenziatemi!”. La scuola però mi ha appoggiata: avevano visto quanto stavo male, che tremavo e avevo le labbra blu. Sono andata all’hub vaccinale chiedendo un’esenzione e minacciandoli di denunciarli tutti. Alla fine me ne hanno fatto una temporanea. Sono sconvolta e schifata per quello che è successo nel nostro Paese. Questa è una dittatura. Cosa insegniamo a fare ai ragazzi i valori della libertà se si sta ripetendo quello che è successo 70 anni fa? Pur di non ammettere che era stato il vaccino mi hanno mandata a fare una visita psichiatrica. Ovviamente lo psichiatra ha stabilito che io ero perfettamente sana di mente. Adesso sto un po’ meglio ma non sono al 100% ed è passato più di un anno. Ho preso delle medicine omeopatiche che mi hanno suggerito alcuni medici presso un centro in Inghilterra che si occupa di reazioni avverse ai vaccini. Cure palliative, perché una vera terapia pare che non ci sia. La stanchezza comunque è rimasta… A 26 anni non sono più la ragazza sana e piena di energia di un tempo. Alessandra Cortese, libera professionista, ha fatto invece un altro tipo di vaccino, Jhonson&Jhonson, ma anche per lei da quel momento è iniziato un incubo. Racconta: «Subito dopo la prima dose, la notte, ho avuto un mal di testa fortissimo. Sono andata in bagno per vomitare… Poi il vuoto… Non ricordo cosa sia successo. La mattina dopo mi sono trovata con un occhio nero, gonfio, che non riuscivo ad aprire. Ho chiamato la guardia medica che ha subito sospettato la correlazione con il vaccino e mi ha mandata al pronto soccorso. Sono arrivata al Gemelli di Roma dove mi hanno trovato una frattura tempero frontale e un’emorragia cerebrale ma hanno escluso il vaccino, convinti che fossi stata picchiata da mio marito. Sicuramente la notte ho avuto un mancamento e ho sbattuto la testa, ma i medici continuavano solo a farmi domande per farmi ammettere che era stato mio marito a picchiarmi, cosa falsa. Sono stata giorni ricoverata in osservazione con il rischio di entrare in coma: avevo una frattura scomposta che poteva lesionare il cervello e non facevano altro che farmi domande per estorcermi un’ammissione che confermasse i loro sospetti. La polizia mi ha piantonato per tre giorni: erano convinti che mio marito volesse uccidermi. Una situazione folle, surreale. Dopo due mesi finalmente mio marito è stato scagionato ma nessuno ha voluto correlare la mia caduta con il vaccino. I vari medici da cui sono andata mi hanno chiesto se fossi sonnambula, se soffrissi di epilessia o se mi drogassi. Hanno ipotizzato insomma tutte le cause, tranne quella più ovvia: una sincope a meno di 24 ore dal vaccino, che poi ho saputo essere una reazione avversa molto diffusa. Pensate che quando ero in ospedale e cercavo di spiegare questo ai dottori, dicendo che probabilmente avevo sbagliato a vaccinarmi, una dottoressa mi ha urlato: “L’unico sbaglio è stato farlo troppo tardi!”. È stato davvero brutto sentirsi urlare contro in quel modo. Mio marito ha fatto la segnalazione all’Aifa che ha richiesto la documentazione dall’ospedale, poi più nulla. Io adesso ho paura di iniettarmi un’altra dose. Spero non mettano di nuovo un obbligo. Non voglio più farlo e ho perso anche alcuni amici perché c’è gente che ancora è convinta che io sia solo suggestionata dalle notizie cosiddette no vax. È stato doloroso non essere creduta e vedere mio marito accusato ingiustamente».
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