2023-10-18
Maggioranza unita al test della manovra. Ma gli emendamenti torneranno in gioco
Christian Pulisic, acquistato dal Milan la scorsa estate (Ansa)
Fdi, Lega e Fi compatti sul testo. Difficile però evitare modifiche per due mesi. Lo dimostra il balletto fiscale sui calciatori.Che il day after del via libera del Consiglio dei ministri alla manovra sia costellato di polemiche non fa notizia, anzi. Sarebbe da guinness dei primati il contrario. Che però le polemiche siano concentrate più che sui contenuti sulle presunte divisioni all’interno della maggioranza e sulle Camere che sarebbero state state esautorate dei loro poteri è abbastanza singolare. In primo luogo perché non è vero e poi perché se critiche ci sono da muovere sarebbe il caso di concentrarsi su pensioni, salari, ceto medio. Tutte le norme, insomma, che potrebbero essere riviste e corrette. Secondo una parte dell’opposizione Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbero messo in minoranza la Lega che sarebbe uscita con le ossa rotte da questa prima tornata della Finanziaria. Vero? In realtà la grande opera che stava più a cuore a Salvini - «C'è la copertura economica integrale per il ponte sullo Stretto di Messina» - rappresenta uno dei titoli meglio riusciti della giornata di lunedì. Così come il taglio del canone Rai era un altro dei cavalli di battaglia della Lega. Certo il capitolo pensioni è una nota dolente, ma quale dei partiti di maggioranza non ha dovuto rinunciare a qualcosa davanti all’altare della necessità di far quadrare i conti e di raggiungere un punto di equilibrio con Bruxelles? Tanto più che ci sono i giudizi delle agenzie di rating alle cui pagelle siamo appesi a causa del nostro peccato originale, il debito pubblico monstre. La stessa Forza Italia ha più volte messo al centro del suo programma l’innalzamento delle pensioni minime che dovrebbero essere certo adeguate all’inflazione, ma non portate a 700 euro come da desiderata azzurri. Camere esautorate? Innanzitutto va detto che nessuno vieta alle opposizioni di presentare dei suoi emendamenti e che molto probabilmente alla fine si arriverà a un compromesso per cui uno spazio finanziario verrà loro concesso. Così come va evidenziato che l’impegno della maggioranza a non presentare emendamenti va ricollegato a quanto detto prima. Alla consapevolezza che siamo di fronte a una situazione di finanza pubblica molto delicata e che quindi assalti alla diligenza non sono possibili. Fatte queste premesse non si può non evidenziare che blindare con due mesi di anticipo la legge che determina il destino economico del Paese per il prossimo anno appare quantomeno azzardato. E quello che è successo ieri con il decreto crescita lo evidenzia in modo plastico. In mattinata era circolata la notizia che nella delega fiscale sarebbe stata inserita una norma che aboliva le agevolazioni fiscali sulle tasse pagate dagli sportivi stranieri che vengono a lavorare in Italia. Nel dettaglio, la normativa prevede che i lavoratori specializzati provenienti dall’estero che non siano stati residenti in Italia per i due anni precedenti e che si impegnino ad esserlo per i due anni successivi beneficiano di uno sgravio sulle tasse dal 45 al 25%, a patto che lo stipendio sia superiore al milione di euro. Ne hanno beneficiato soprattutto le big delle serie A e in questi anni è servita a compensare il gap economico che esiste tra la nostra massima serie e la Premier inglese o la Bundesliga tedesca che riescono a ottenere dalle tv incassi decisamente maggiori. Tanto per capirci, è la norma grazie alla quale quest’anno la Roma ha avuto la possibilità di acquistare Lukaku che altrimenti sarebbe stato al di sopra dei parametri del club dei Friedkin. Ma non solo la Roma. In serie A, solo nell’ultima campagna trasferimenti, ne hanno beneficiato l’Inter con gli acquisti di Thuram e Pavard, il Milan con gli affari Loftus-Cheek, Reijnders e Pulisic, la Juve con Weah e la Roma con Aouar (Lukaku di cui sopra si sarebbe salvato perché aveva già ottenuto agevolazioni con la maglia dell’Inter). La ratio è che questa legge discriminerebbe i calciatori italiani. Ed ha una sua logica. Molto meno logica la decisione di renderla retroattiva. Insomma, in questo caso emendarla o comunque far nascere una discussione costruttiva avrebbe avuto un senso. Lasciamo stare che a stretto giro è emerso che in realtà resterebbero «invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste». Per la serie: avevamo scherzato. Ma quello del decreto crescita è un piccolo esempio di quello che potrebbe succedere nelle prossime settimane. Settimane di guerra, dove l’evoluzione del conflitto tra Israele e Hamas avrà un impatto sulla maggior parte delle vicende economiche a livello planetario, che poi a ricasco cadranno anche sull’Italia per l’arcinota debolezza dei nostri conti pubblici. Allora qual è il punto? Il messaggio forte a Bruxelles la maggioranza l’ha mandato, ma di fronte alla forza della realtà è pronto a essere emendato.
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)