2021-08-29
Lampedusa è al collasso. E non arrivano certo da Kabul
Mentre la Spagna blocca 350 clandestini che tentavano di scavalcare le recinzioni di Melilla, a Lampedusa ne sbarcano 539 e l’hotspot è di nuovo nel caos. Ma il Viminale continua ad adottare la stessa tattica utilizzata con il rave: stare a guardareNon si placa il caos a Lampedusa. Ieri sono sbarcati sull’isola 539 migranti di varia provenienza (marocchini, subsahariani ed egiziani): persone che - in viaggio su un barcone stracarico - sono state soccorse dalle motovedette della capitaneria di porto. Una volta ultimate le operazioni di salvataggio, i migranti sono stati trasferiti all’hotspot di contrada Imbriacola, che è ormai sottoposto a una pressione ben difficilmente sostenibile: basti pensare che, nonostante i suoi 250 posti, sia arrivato a ospitare oltre 1.200 persone. È quindi anche alla luce di questa situazione che, sempre ieri, 375 migranti sono stati trasferiti da Lampedusa a Pozzallo. Nel frattempo, la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta: in particolare, si ritiene che, dietro al maxi sbarco di ieri, possa celarsi un’organizzazione che abbia in precedenza tenuto quei migranti in condizioni di cattività. La pressione migratoria sull’Italia rischia intanto di farsi insostenibile, visto che -al di là del fronte di Lampedusa - la crisi afgana rischia di produrre un’ondata di profughi verso l’Europa occidentale. Il tutto, con conseguenze pericolose sia sul versante socioeconomico che in materia di sicurezza. È proprio questo elemento che il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha sottolineato. «Siamo davanti a un fallimento della politica occidentale e degli Stati Uniti in particolare. È evidente che quanto fatto in Afghanistan non è servito a nulla. Adesso la nuova crisi farà arrivare molta eroina e tanti terroristi in Europa che oggi è diventata un grande supermercato, è la più grande piazza per fare business», ha dichiarato. «Sono il primo a dire che bisogna sostenere, a tutti i livelli, l’impegno della comunità internazionale di fronte al dramma che si sta vivendo in Afghanistan», ha dal canto suo affermato ieri il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. «Ma è giusto ricordare», ha aggiunto, «che ci sono altri territori e Paesi nei quali vengono quotidianamente negati i diritti umani e diritti fondamentali come quello alla salute, all’istruzione, al cibo». E intanto la polemica politica torna a infiammarsi, con la Lega che ha puntato il dito contro il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Letta dice che “la Lamorgese non si tocca”, intanto altri 400 clandestini sbarcano a Lampedusa. Pagano Letta e Lamorgese?», si è chiesto su Twitter Matteo Salvini ieri mattina. Particolarmente duro anche il deputato leghista e presidente del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, Eugenio Zoffili, che, sempre ieri, ha affermato: «In queste ore ho avviato le procedure di convocazione del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per un’audizione urgente in bicamerale e un confronto parlamentare su quanto sta succedendo a Lampedusa, su ogni rotta migratoria che interessa il nostro Paese e per un approfondimento sull’emergenza afgana non solo rispetto all’accoglienza ma anche dal punto di vista della sicurezza della nostra nazione, in particolare sotto il profilo delle minacce terroristiche». Insomma, il dibattito interno alla maggioranza si fa sempre più serrato. Tutto questo, mentre la posizione della Lamorgese continua a traballare. E, se ottenere le sue dimissioni sembra (al momento) ancora improbabile, Salvini punta a un netto ridimensionamento della titolare del Viminale. Un ministro che - nonostante il granitico appoggio incassato dal Pd - lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, non vede probabilmente più troppo di buon occhio. L’inquilino di Palazzo Chigi non deve infatti aver granché gradito la confusione di inizio agosto sui controlli del green pass. Così come non deve aver apprezzato più di tanto la disastrosa gestione del rave party di Viterbo: un dossier, questo, che ha incrinato la credibilità della Lamorgese, trasmettendo pericolosamente l’immagine di uno Stato incapace di far rispettare la legalità sul proprio territorio. E ora il fronte migratorio sta mettendo il ministro in ulteriore imbarazzo. Non solo da quando è a capo del Viminale il numero degli sbarchi in generale è drammaticamente aumentato. Ma adesso si rischia una sovrapposizione tra il dossier lampedusano e quello afghano: una sovrapposizione che può rendere addirittura insostenibile una situazione già di per sé fortemente compromessa. Anche perché, davanti a un simile caos, la Lamorgese continua a mantenere un approccio fatalista. Al contrario di altre nazioni: basti infatti pensare che, giusto ieri, il governo di Madrid ha reso noto il respingimento di circa 350 migranti che avevano cercato di entrare nell’enclave spagnola di Melilla. Ecco: alla luce di tali fattori, è improbabile che Draghi nutra concretamente oggi chissà quale fiducia nel suo ministro dell’Interno. E la Lega punta a fare leva proprio su questo. Anche perché, al di là dei rischi socioeconomici e di sicurezza nazionale che il bailamme migratorio inevitabilmente comporta, si aggiunge anche un aspetto di natura puramente politica. Non dimentichiamo infatti che, appena pochi giorni fa, il Carroccio ha dovuto ingoiare le dimissioni del proprio sottosegretario, Claudio Durigon: una circostanza che ha fatto ulteriormente salire la temperatura in seno al governo in questo tormentato semestre bianco. E intanto l’assedio alla Lamorgese prosegue. Perché, soprattutto in una situazione internazionale come questa, l’inadeguatezza è un lusso che l’Italia non si può permettere. Non più.
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