2025-07-27
Con la svolta pro Pal Parigi vuole infilarsi nel Patto di Abramo
Il principe saudita Moḥammad bin Salman e il leader francese Emmanuel Macron (Ansa)
Propaganda a parte, la mossa di Macron ha poco di umanitario. Sul piatto ci sono semmai affari milionari con l’Arabia Saudita.Emmanuel Macron s’infila. Una delle pratiche politiche che più gli piace. L’ha fatto in ambito Nato, con il piano di riarmo Ue, con la Difesa comune e adesso con Gaza. L’altro giorno il leader francese ha sganciato la bomba. Ha annunciato di voler riconoscere lo Stato palestinese. Cavalcando l’onda della propaganda pro Pal e la difficile situazione umanitaria della Striscia, Parigi punta a creare un gruppo di Paesi europei che dialoghi con l’Arabia saudita per sbloccare la situazione.«Gran Bretagna, Francia e Germania lavoreranno in stretta cooperazione a un piano per la sicurezza e una soluzione a lungo termine a Gaza», ha annunciato ieri pomeriggio con una stringata nota Downing Street al termine di una conferenza fra i rispettivi capi di Stato e di governo. Segnale che qualcosa si sta muovendo effettivamente. In un lungo articolo pubblicato ieri mattina dalla Stampa Bill Emmott, per 16 anni direttore dell’Economist, è intervenuto sul tema dando una sua particolare visione. «La possibilità che questa iniziativa francese si riveli diversa c’è. Tale chance non dipende dall’unione o dalla mancanza di unione dell’Europa, bensì dall’eventualità che la Francia e gli altri Paesi riescano a dar vita a una partnership con gli Stati arabi, guidata da Riad, abbastanza potente e determinata da costringere Israele e Stati Uniti a cambiare rotta. Al momento, tale chance appare piccola, ma vale la pena cercare di coglierla», ha scritto. La visione appare un poco di parte. E omette alcuni dettagli. Però estremamente fondamentali. Alla Francia non importa nulla del futuro dei palestinesi. Così come l’autonomia della Striscia è un obiettivo palese dei sauditi, ma anche - a differenza di quanto scrive Emmott - di israeliani e americani. I sauditi vogliono perseguire una strategia che li porti a controllare indirettamente l’area e a costruire il loro primo porto nel Mediterraneo. È uno dei pilastri del Patto di Abramo. L’obiettivo di Macron è infilarsi a gamba tesa nel Patto e cercare di trovare uno spazio che l’America non prevede minimamente né per la Francia, tanto meno per la Germania. Per questo ha fatto benissimo Giorgia Meloni a mettere subito dei paletti allo strappo in avanti francese. In ballo c’è il futuro del Medio Oriente e dei rapporti tra singoli Paesi europei e il mondo sunnita. La Francia vuole, esattamente come ha fatto in ambito Nato, muoversi in contrasto con la Casa Bianca. Ciò significa creare instabilità in Medio Oriente e creare nuove tensioni con l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump. Diritti umani e temi delicati connessi non sono chiaramente il vero motivo del contendere. Al contrario ci sono appalti miliardari e futuri equilibri a Bruxelles.A undici anni di distanza e dopo l’attacco di Israele ai siti nucleare iraniani la situazione e il modello politico di Barack Obama può finalmente cambiare una volta per tutte. Il nuovo Patto di Abramo rilanciato da Trump vede i sauditi e i Paesi sunniti puntare al controllo del Medio Oriente. Il Qatar è silenzioso ma non riesce più a influire come prima. L’asse tra Gerusalemme e Riad - elemento silente ma portante della strategia - si sta rivelando molto forte, tanto che in Medio Oriente sembra non esserci più nessuno disposto a sostenere gli ayatollah. Russia e Cina stanno a guardare e se lo schema dovesse realizzarsi, sarà anche facile per i sauditi mettere un piede a Gaza. Ciò significherebbe la fine dell’onda lunga delle primavere arabe e anche il declino del modello democratico che ha pesato sul Mare nostrum. Attenzione, se i sauditi dovessero raggiungere i loro obiettivi, i repubblicani avrebbero davanti una prateria politica, ma gli effetti si sentirebbero anche in Europa. Le relazioni con il Qatar diventerebbero radioattive e la filiera socialista quella che spingeva Federica Mogherini in Iran riceverebbe una batosta. Infine anche i Paesi del Magreb dovrebbero fare i conti con i nuovi equilibri del Middle East. Il prossimo anno Libia e Tunisia potrebbero essere interessate da importanti novità. Non è facile prevedere quali. Ma una cosa è certa, il coagulo sunnita punta a eliminare i tentacoli sciiti e quindi a muovere nella direzione della stabilità e del business. Macron l’ha capito perfettamente. Lunedì e martedì Francia e Arabia Saudita presiederanno a una conferenza alle Nazioni Unite a New York sulla questione palestinese, a cui potrebbero far seguito a settembre una conferenza dei Capi di Stato in coincidenza con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ecco spiegata l’uscita su Gaza da parte di Macron. Il quale vorrebbe prendersi così una fetta degli investimenti sauditi o almeno cerca di sedersi al tavolo della grande rivoluzione in atto in Medio Oriente. Se i rapporti migliorano con i sauditi lo stesso avverrà anche con gli Emirati. Basta vedere quanto è accaduto lo scorso maggio durante la visita ufficiale di Trump. Gli Usa consentiranno al piccolo Stato sunnita di conquistare un posto al sole nella grande partita del business dell’Intelligenza artificiale. Sarà costruito un mega campus dalla holding emiratina G42 e gestito in collaborazione con diverse aziende statunitensi, nell’ambito dell’accordo quadro «US-Uae AI Acceleration partnership» con cui i due Paesi puntano a rafforzare la cooperazione e la collaborazione in materia di Intelligenza artificiale e tecnologie avanzate. Ciò trascina lo sviluppo dei data center e delle nuove centrali nucleari. L’asse franco tedesco rischia concretamente di rimanerne fuori. Gaza, nella mente di Macron, può essere il porto di accesso all’economia del futuro: quella dei dati. E quindi della Difesa e della sicurezza. L’Italia si trova in mezzo. Fino ad ora non ha mai trovato il sostegno francese né dentro i confini Ue né fuori. Lo stesso non si può dire con gli Usa. Anche stavolta non dovrebbero esserci troppi dubbi quando si tratta di decidere con chi stare.