2019-03-25
Macron frega le aziende italiane in Kenya e censura la corruzione in Mali
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Non c'è solo la Libia. Le inchieste sulla Cmc di Ravenna mettono in difficoltà i rapporti tra l'Italia e il paese del Corno d'Africa. La scorsa settimana il presidente francese ha fatto un lungo tour nella parte orientale del continente africano. A Nairobi ha strappato un accordo circa due miliardi di euro per la realizzazione di nuove infrastrutture. Airbus insidia Leonardo sulla sorveglianza delle coste.La cooperativa di costruzioni si difende acquistando un'intera pagina sul quotidiano The Standard. Le accuse dell'ex procuratore generale Githu Muigai: «Per il contratto delle dighe non è stata fatta la due diligence». Intanto il tribunale kenyota mette sotto sequestro tutte le attrezzature e i veicoli.L'Eliseo censua Bamako. E' l'incredibile storia della rivista Afrique Contemporaine , l'organo ufficiale dell'Agenzia francese per lo sviluppo (Afd), la cooperazione transalpina. Il dossier sulla corruzione nel paese centrafricano è stato fermato, mostrerebbe la debolezza di Parigi agli occhi dell'Unione Europea. Lo speciale contiene tre articoliNon c'è solo la Libia con i grandi giacimenti di petrolio tra i terreni di scontro tra Italia e Francia. In altri stati dell'Africa si consumano nuove tensioni tra Parigi e Roma. E spesso sono i cugini transalpini ad approfittare delle nostre difficoltà. Caso vuole che nelle settimane in cui la Cmc di Ravenna sia in difficoltà in Kenya per le inchieste avviate sugli appalti di tre dighe, a fare visita al presidente Uhuru Kenyatta sia proprio Emmanuel Macron. Tra l'11 e il 14 marzo il numero uno dell'Eliseo ha fatto un tour dei Paesi dell'Africa orientale: Djibouti, Etiopia e per ultimo appunto il Kenya. Un viaggio importante per consolidare la posizione francese nel Corno d'Africa, regione dove c'è una forte concorrenza internazionale: l'economia della regione è in espansione e crescono anche le opportunità per aggiudicarsi grosse commesse. Non tanto per le potenze europee, quanto soprattutto per la Cina, prima potenza internazionale. Il presidente francese sta cercando di ricostruire l'immagine della Francia in Africa, dopo i rapporti sempre più turbolenti tra Parigi e le ex colonie dell'Africa occidentale. Così è partito dall'altra sponda del continente.Macron ha speso il primo giorno del suo tour africano a Djibouti, il più piccolo dei Paesi della regione, ma il più importante sul piano militare. Colonia francese fino al 1977, è il ponte tra Africa e penisola arabica. A Djibouti ci sono le basi militari di Cina (la prima all'estero), Stati Uniti (l'unica navale in Africa), Giappone (doveva essere chiusa dopo il successo dell'operazione anti-pirateria nel Golfo di Aden, invece resterà aperta), Francia (1.450 soldati, ospita anche tedeschi e spagnoli) e Italia (base di supporto). Un sovrappopolamento militare che conferma l'importanza strategica del Paese. Djibouti ha bisogno di supporto dalle potenze estere perché, nonostante la sua stabilità, è spesso isolato dalle altre potenze regionali, Emirati arabi uniti primi fra tutti. «È un partner storico, sarebbe strano non fargli visita», spiegava Macron ai giornalisti prima del viaggio. Eppure, prima dell'attuale presidente, solo Nicholas Sarkozy, nel 2010, aveva visitato il Paese in visita ufficiale. Nel mezzo, il presidente di Djibouti Ismail Omar Guelleh è stato in visita a Parigi, nel 2017, per chiedere maggiore considerazione per l'ex colonia.«Da quando è diventato primo ministro, abbiamo profondamente cambiato la nostra visione (dell'Etiopia)», ha detto Macron al premier etiope Abiy Ahmed quando il 22 marzo è arrivato nella capitale Addis Abeba. Il fattore principale è l'accordo di pace, dopo quasi trent'anni di conflitto, con la vicina Eritrea. Dal suo scoppio nel 1991 l'Etiopia ha perso il suo sbocco sul mare e la sua marina. Ma ora è diverso: l'accordo firmato da Macron prevede una cooperazione tra Parigi e Addis Abeba sul piano della difesa e prefigura lo sviluppo di nuovo settore navale con l'aiuto della Francia. Il colosso francese dei trasporti Cma-Cgm ha già firmato una lettera di intenti con la società etiope Maccfa per costituire una joint venture che gestirà il più importante snodo logistico del Paese, Modjo. Oltre al colosso della logistica, c'erano altre 50 aziende a seguito del presidente francese. Orange è la più battagliera: vuole mettere le mani sul settore telecomunicazioni in via di privatizzazione. Macron ha poi annunciato di voler finanziare con 100 milioni di euro il restauro di Lalibela, città sacra famosa in tutto il mondo per le sue 12 chiese rupestri cristiane. Un luogo simbolico, soprattutto nella retorica della lotta al terrorismo islamico, una delle principali preoccupazioni dell'Unione africana in quella parte del continente.L'ultima tappa del tour di Macron è stata il Kenya. Mai un presidente francese in carica si era recato a Nairobi dopo la sua indipendenza nel 1963. La prima visita di un presidente francese, annunciata a metà febbraio, accade proprio nel momento in cui l'appalto ottenuto dalla cooperativa Cmc in Kenya è stato messo sotto indagine dalle autorità locali con l'accusa di corruzione internazionale. Macron a Nairobi ha strappato un accordo circa due miliardi di euro, soprattutto per la realizzazione di nuove infrastrutture. L'autostrada Nairobi–Nakuru–Mau Summit è stata assegnata con una commessa trentennale da 1,6 miliardi a un consorzio francese guidato da Vinci. L'azienda francese è alla sua prima opera con fondi pubblici privati in Africa. Altro settore dove la Francia conquista terreno è quello dell'energia: la francese Volitalia realizzerà una centrale fotovoltaica da 40 megawatts a 70 milioni di euro. Airbus Helicopter e Airbus GS costruiranno invece un sistema di radar sulla costa. Nel 2017 il contratto per la sorveglianza dello spazio aereo se l'era aggiudicato Leonardo-Finmeccanica.Macron ha discusso con il suo omologo kenyota anche la gestione del contingente Amisom, la missione militare dell'Unione africana in Somalia, contro i gruppi jihadisti di Al Shabaab. Il tema della sicurezza è sempre più delicato nella regione e Parigi vuole rimediare agli errori commessi nella zona del Sahel nella lotta al terrorismo. Anche sul piano militare, quindi, la Francia sarà sempre più protagonista, anche nel Corno d'Africa.
Gattuso e la Nazionale lasciano San SIro al termine del match perso per 4-1 contro la Norvegia (Ansa)
(Arma dei Carabinieri)
L’organizzazione era strutturata per assicurare un costante approvvigionamento e una capillare distribuzione della droga nelle principali piazze di spaccio del capoluogo e della provincia, oltre che in Veneto e Lombardia. Il canale di rifornimento, rimasto invariato per l’intero periodo dell’indagine, si trovava in Olanda, mentre la gestione dei contatti e degli accordi per l’invio della droga in Italia era affidata al capo dell'organizzazione, individuato nel corso dell’attività investigativa. L’importazione della droga dai Paesi Bassi verso l’Italia avveniva attraverso corrieri ovulatori (o “body packer”) i quali, previa ingestione degli ovuli contenenti lo stupefacente, raggiungevano il territorio nazionale passando dalla Francia e attraversando la frontiera di Ventimiglia a bordo di treni passeggeri.
Lo schema operativo si ripeteva con regolarità, secondo una cadenza settimanale: ogni corriere trasportava circa 1 chilogrammo di droga (cocaina o eroina), suddiviso in ovuli termosaldati del peso di circa 11 grammi ciascuno. Su ogni ovulo era impressa, con pennarello, una sigla identificativa dell’acquirente finale, elemento che ha permesso di tracciare la rete di distribuzione locale. Tutti i soggetti interessati dal provvedimento cautelare risultano coinvolti, a vario titolo, nella redistribuzione dello stupefacente destinato alle piazze di spaccio cittadine.
Dopo due anni di indagini, i Carabinieri sono stati in grado di ricostruire tutta la filiera del traffico di stupefacenti: dal fornitore olandese al promotore che in Italia coordinava la distribuzione alla rete di corrieri che trasportavano la droga in ovuli fino ai distributori locali incaricati dello spaccio al dettaglio.
Nel corso delle indagini è stato inoltre possibile decodificare il linguaggio in codice utilizzato dagli indagati nelle loro comunicazioni: il termine «Top» era riferito alla cocaina, «Spa» all’eroina, «Pantaloncino»alle dosi da 5grammi, mentre «Fogli di caramelle» si riferiva al contante. Il sequestro di quaderni contabili ha documentato incassi giornalieri e movimentazioni di denaro riconducibili a un importante giro d’affari, con pagamenti effettuati tramite bonifici internazionali verso conti correnti nigeriani per importi di decine di migliaia di euro.
Il Gip del Tribunale di Venezia ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti i venti indagati, evidenziando la «pericolosa professionalità» del gruppo e il concreto rischio di fuga, considerati anche i numerosi precedenti specifici a carico di alcuni appartenenti all’organizzazione.
L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi e delle perquisizioni è stata condotta con il concorso di Carabinieri di rinforzo provenienti da tutti i Comandi Provinciali del Veneto, con il supporto dei Reparti Mobili e Speciali dell’Arma, delle Unità Cinofile Antidroga e del Nucleo Elicotteri Carabinieri, che hanno garantito la copertura aerea durante le operazioni.
L’Operazione «Marshall» rappresenta un importante risultato dell’attività di contrasto al narcotraffico internazionale e alle organizzazioni criminali transnazionali, confermando l’impegno costante dell’Arma dei Carabinieri nel presidio del territorio e nella tutela della collettività.
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