2024-02-09
I Macchiaioli: una grande mostra a Palazzo Martinengo
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Da Fattori a Signorini, passando per Lega, Borrani e Cabianca, sono le sale del cinquecentesco Palazzo Martinengo di Brescia a ospitare (sino al 9 giugno 2024) oltre 100 opere dei cosiddetti «Macchiaioli», fra le più originali e innovative avanguardie artistiche italiane ed europee del XIX secolo. «Vetta » dell’arte italiana dell’800, il movimento dei Macchiaoili può essere considerato l’unica corrente che nel panorama artistico del XIX secolo merita, forse, il nome di «scuola». Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Silvestro Lega i tre esponenti principali, ma ad accomunare anche gli esponenti minori, la stessa criticità verso gli accademismi classicisti, la retorica romantica portata agli eccessi e un concetto diverso di intendere (e fare) la pittura, impregnata di un realismo tutto nuovo.Ammiratori del realismo di Gustave Courbet, l’arte di questo gruppo di amici che a metà ‘800 si ritrovano a Firenze - nel popolare caffè Michelangelo - e che, nel 1856, elaborano appunto la «poetica dei Macchiaioli», è un’arte che vuole rappresentare il reale senza idealizzazioni, cogliere il senso delle cose nella totalità, senza perdersi nei dettagli, nei contorni e nelle sfumature. La loro pittura, fatta di colori netti e definiti, chiari e scuri che si alternano in blocchi contrapposti, è una pittura «a macchie» (termine dispregiativo dato loro dai critici del tempo, ma molto amato da questi artisti, e da Telemaco Signorini in primis…), dove la forma esiste perchè creata dalla luce e la realtà altro non è che un insieme di «getti di luce», in cui il passaggio da un oggetto all’altro avviene attraverso un cambiamento di colore. Nelle loro opere, le figure sono appena abbozzate, i volti non definiti, contorni e sfumature tendono a sparire: tutti punti in comune con gli Impressionisti, che anticipano di circa un decennio. Ma i Macchiaoli non sono gli Impressionisti, tanto meno sono gli Impressionisti italiani, come qualcuno li ha definiti I Macchiaioli sono una corrente a sè stante, con caratteristiche ed esponenti propri, un movimento di artisti progressisti che, in breve tempo, ha saputo tracciare una delle pagine più poetiche della storia dell’arte locale (Toscana soprattutto), italiana ed europea: a raccontare l’entusiasmante avventura di questo movimento, la grande retrospettiva allestita sino al 9 giugno 2024 a Palazzo Martinengo.La mostraCurato da Francesca Dini e Davide Dotti e articolato in 10 sezioni, il percorso espositivo raccoglie le opere più significative del movimento - accanto ad altre totalmente inedite o meno note - con l’obiettivo di raccontare i diversi momenti della loro ricerca artistica, i luoghi a loro famigliari (il già menzionato Caffè Michelangelo di Firenze, Castiglioncello, la Maremma e la Liguria, La Spezia e le Cinque, le coste e i pescatori, interni domestici e i moti Risorgimentali ), il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee, i loro smarrimenti e la capacità di mettersi collettivamente in discussione, senza abbandonare mai la via maestra della novità, della modernità, della luce e della «macchia». E solo ammirando, fra le altre, tele come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini - opere che colpiscono e affascinano per qualità pittorica, lirica e luministica - ci si accorge del perché l’arte dei Macchiaioli risulti, ad oggi, ancora così moderna e attuale.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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