2022-05-04
Macché addio: la card è solo sospesa. Avanti con il pass sanitario e fiscale
Certificato chiesto soltanto nelle Rsa e per i viaggi, ma la sua piattaforma resta attiva. Sarà infatti il pilastro del futuro passaporto europeo, in linea con il progetto digitale di Bruxelles e il controllo dei dati dei cittadini.Sulle pagine dei quotidiani campeggiano le parole «grazie» e «addio» vicino a quella inglese, ma italianissima, «green pass». Non perdiamo troppo tempo appresso a chi ringrazia e celebra la valenza della carta verde. Non ne vale la pena. È invece fondamentale smontare il racconto che la politica e il governo hanno imbastito per dire che il green pass sparisce. Non è così, il lasciapassare è soltanto sospeso per la gran parte delle attività e a oggi viene richiesto esclusivamente per l’accesso alle strutture sanitarie di lunga degenza e per le Rsa. Questo lungo la penisola. Resta inoltre obbligatoria la scansione del qr code per chi vola verso l’estero o rientra in Italia. Il sito del governo tiene a specificare che il green pass non è un documento di viaggio, ma va sempre affiancato a passaporto o carta d’identità. Sembra una postilla lapalissiana. In realtà, introduce, seppur in modo subliminale, la futura funzione di passaporto sanitario. Non si tratta di una deduzione, ma della semplice connessione di notizia e indicazioni provenienti da Bruxelles. Ieri a parlare è stata la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides. «Proponiamo uno spazio europeo dei dati sanitari con l’obiettivo che inizi a funzionare entro il 2025, a beneficio di tutti i cittadini dell’Ue», ha detto, presentando la nuova piattaforma unica digitale Ue per la salute. La condivisione di dati sanitari aggiornati è «la chiave per contrastare le minacce come il Covid», si è pulita la coscienza la Kyriakides. Ha per altri versi confermato quanto più volte dichiarato da Ursula von der Leyen. «Ogni volta che una app o un sito Web ci chiede di creare una nuova identità digitale, non abbiamo idea di cosa ne sia veramente dei nostri dati», ha dichiarato la von der Leyen in occasione del discorso programmatico del 2020. «Per questo motivo, la Commissione proporrà presto un’identità digitale europea sicura. Che ogni cittadino potrà usare ovunque per fare qualsiasi cosa, da pagare le tasse a prendere a noleggio una bicicletta. Una tecnologia sicura». Una dichiarazione di intenti già contenuta nel documento di riforma digitale dell’Unione datato febbraio 2020, poco prima dello scoppia della pandemia. La tecnologia auspicata dalla presidente della Commissione ora c’è e si chiama blockchain, la stessa che la von der Leyen ha richiamato lo scorso fine gennaio, ricordando che presto sarà attivo in tutta l’Unione il passaporto sanitario vaccinale. Esattamente ciò che ieri ha ribadito la Kyriakides. Non è dunque un caso se per i viaggi all’estero e per alcune strutture sanitarie la blockchain che traccia il green pass resti necessaria. È il pilastro per le mosse future e il punto di arrivo di quelle imbastite durante i lockdown e la pandemia. Il governo Draghi, già dall’aprile 2021 con il decreto Sostegni, poi a maggio e giugno, rispettivamente con l’introduzione della governance per il Pnrr, ex decreto 31 maggio 2021, e con il decreto del 17 giugno 2021, ha tirato in piedi, non certo dal nulla, la ciclopica macchina della piattaforma nazionale Digital green certificate per l’emissione, il rilascio e la verifica dei certificati verdi. Ha reso interoperabili le banche dati dell’anagrafe nazionale vaccinale (Anv), quelle regionali e le ha collegate al sistema della tessera sanitaria gestita dal ministero dell’Economia e dell’Eu-Dgcg sopra menzionata, facendo diventare il tutto un pilastro portante dell’intera infrastruttura digitale. Messa a quel punto in piedi la struttura, il governo si è mosso per infilare all’interno di altri decreti o addirittura della legge finanziaria proroghe tecniche di lungo respiro. L’autorizzazione a tracciare gli italiani è stata di fatto estesa nel corso del 2021 perché vincolata allo stato di emergenza, a patto però di non superare la data del 31 dicembre scorso. Fino ai primi di gennaio, quando il Senato ha preso in carico un disegno di legge stralciato dal percorso della manovra firmato, il 16 novembre scorso, dal ministro dell’Economia, Daniele Franco. Il file mirava a differire il termine dell’utilizzo del sistema di allerta Covid e proroga, in barba alla privacy degli italiani, l’intero sistema di tracciamento fino al 31 dicembre di quest’anno. L’operazione è andata in porto e sarà facilmente replicabile con la prossima manovra. A marzo invece è stato bollinato un dpcm che aggiorna le modalità di verifica dell’obbligo vaccinale e della carta verde. L’articolo uno spiega che la blockchain sottostante il lasciapassare, una volta somministrata la dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale, durerà 540 giorni, rinnovabili in automatico. In tutto fa quasi tre anni. Esattamente il lasso di tempo necessario per implementare il passaporto sanitario. Il quale avrà anche la funzione di leggere e recepire le altre informazioni dell’utente. Pendenze fiscali, multe e tutto ciò che da semplice cittadino lo renderà identità digitale.
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