2023-04-20
Ma pure gli amministratori di sinistra hanno capito che quel cibo è fregatura
Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Toscana sono territori che in larga parte campano sugli allevamenti e la loro lavorazione. Lo stop al cibo naturale sarebbe un disastro produttivo-reddituale e occupazionale.Non è questione di colore politico ma di vicinanza al territorio. I presidenti delle regioni rosse sono d’accordo con i presidenti che guidano le regioni di centrodestra nel dire no alla carne sintetica. E non è neanche questione dell’«effetto gregge», stante che il numero delle regioni di centrosinistra è una minoranza rispetto a quelle guidate dal centrodestra. In altre parole, non è che il centrosinistra si è posizionato contro questa ignota ragione per la quale dovremmo mangiare carne sintetica, ma perché, anche per la sinistra, è ben più facile sostenere queste tesi a Roma o a Bruxelles che non sui territori. Inevitabile quindi che la Conferenza Stato-Regioni abbia espresso «parere positivo al decreto che dispone il divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici». Prendiamo ad esempio l’Emilia-Romagna guidata dal trombato Stefano Bonaccini (misteriosamente a favore della Schlein): il suddetto governa una delle regioni dove la vendita della carne ed i derivati dalla carne come i salumi fanno di quella regione stessa, da molti anni, un’area ricca e fortemente produttiva. Io credo che Bonaccini abbia ragionato grossomodo così: passi la trombata che ho preso da Elly Schlein alla segreteria del Pd, difficile sostenerne un’altra dagli elettori dell’Emilia-Romagna che in larga parte campano sulla lavorazione delle carni. Penso che non cambi la situazione dei governatori come della Puglia, della Campania o della Toscana dove la carne rossa tritata te la mettono già nel biberon. Sembra, a detta di coloro che si adoperano per l’utilizzo della carne sintetica, che se continuassimo con gli allevamenti bovini e ovini (i latini dicevano oves, et boves, et pecora omnia) si prosciugherebbe il pianeta per l’utilizzo massivo dell’acqua, unitamente ad altri effetti negativi, non ultimo l’emissione di gas proveniente dall’intestino attraverso il noto canale e la nota via d’uscita posteriore, in altri termini dal di dietro. Ecco, contro questo quando non siedi né sugli scranni di Bruxelles né sugli scranni del parlamento nazionale, ma su quelli delle regioni diventa più difficile sostenere tesi come queste che riguardano il tessuto produttivo e, in definitiva, il reddito delle famiglie della regione che governi. Vi immaginate cosa vorrebbe dire la proibizione di carne naturale a fronte della carne sintetica per regioni come le già citate Emilia-Romagna e Toscana? Un disastro. E un disastro indipendentemente dal colore delle regioni. Dal punto di vista produttivo-reddituale, un vero e proprio disastro dal punto di vista occupazionale essendo l’Italia il Paese che, nel settore degli allevamenti, è al primo posto per maggior efficienza produttiva al mondo. Un disastro dal punto di vista del made in Italy. Figuratevi voi un’Italia che non esporta più carne o salumi o prosciutto crudo in particolare. Non sarà mica un caso che all’estero provano ripetutamente, e purtroppo a volte ci riescono, a rubare e contraffare i marchi alimentari anche nel settore delle carni. Poi c’è la questione degli effetti di un eccessivo consumo di carne nella dieta degli italiani. Ricordiamo qualche dato preso dal sito carnisostenibili.it: i maggiori consumatori al mondo sono gli Stati Uniti con 126 kg apparenti di carne a testa, seguiti dall’Unione europea con una media di 85 kg mentre l’Italia si classifica agli ultimi posti con 76 kg dietro gli altri pPaesi mediterranei dell’Unione. Da notare bene però che si tratta di consumi apparenti, che cioè considerano anche le parti non mangiabili come ossa, cartilagini e grasso in eccesso. I consumi reali si attestano in Italia intorno ai 38 kg a testa per anno. Questo è pari a poco più di 100 grammi al giorno dei quali 73 di carni rosse delle quali 24 bovine, consumi davvero bassi, perfino inferiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ho notato, nelle trasmissioni televisive, che questi scienziati improvvisati, come molti rappresentanti delle associazioni animaliste, non hanno mai un foglio in mano e sparano dati come una mitraglietta senza mai preoccuparsi di citare una fonte se non dicendo: «Lo dicono le associazioni internazionali X, Y e Z» che, come è noto, fa rima con il mondo analfabeta. È questa non è una battuta, è la realtà. Per questo ha fatto bene Coldiretti a ricordare che gli interessi nel campo del cibo sintetico sono concentrati nelle mani di diversi protagonisti della finanza mondiale, da Bill Gates (Microsoft) a Eric Schmidt (Google) ed altri. Quindi tutto questo gran parlare di etica degli animali e di etica dell’alimentazione nasconde sotto il verde il colore delle monete nazionali di questi benefattori dell’umanità. ’Sti cazzi. E non stupisce che la ricerca di Tecnè abbia rilevato che il ben 72% non mangerebbe carne sintetica ottenuta in laboratorio, solo il 18% la proverebbe mentre il 10% non lo sa e vorrebbe più informazione. Adesso stanno cercano di percolarci dicendo che si dovrebbe dire carne coltivata e non carne sintetica. Coltivata dove? Nelle vaste praterie della Lombardia e della Pianura padana in generale? O in un laboratorio con varie provette e aggeggi di quel tipo? Mi sembra di sentir parlare gli animalisti quando chiamano salsicce o salame delle specie di intrugli che riproducono malamente gli originali. Ma, scusate, se siete convinti che la salsiccia e il salame fanno male perché continuate a chiamare salsicce e salame anche quelli che salsicce e salame non sono? Delle due l’una: o ci volete prendere per i fondelli considerandoci tutti dei citrulli, oppure, più banalmente, per questioni di marketing avete lasciato gli stessi nomi.Trattasi di due meschinità.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)