2020-11-24
L’uomo per la Calabria l’ha silurato Speranza
Gino Strada (Getty Images)
Nella Regione in preda al caos e alla ricerca di un commissario esiste tuttora un dipartimento della Salute diretto da Francesco Bevere. Da dg dell'Agenas fu licenziato bruscamente dall'attuale ministro dopo aver segnalato lo spreco di risorse pubbliche negli enti locali.La Calabria come l'Irpinia. Ieri erano esattamente 40 anni dal cataclisma, il terremoto di magnitudo 6.9. Circa 3.000 morti, quasi 9.000 feriti, oltre 280.000 sfollati. E un fiume di denaro per la ricostruzione, compresi i 4 centesimi di accisa imposta dallo Stato su ogni litro di benzina che ancora paghiamo.In totale, più di 66.000.000.000 - attualizzati - di euro (con provvedimenti arrivati a distanza di anni: nel 2006, per esempio, furono stanziati 157.000.000 da spendere fino al... 2021 compreso!). Mentre ci sono ancora persone che vivono in alloggi temporanei: gli ultimi 17 a Montella, provincia di Avellino, sono stati consegnati... venerdì scorso.Cosa c'entra tutto questo con la Calabria? Be', mutatis mutandis, se la sanità calabrese non è terremotata poco ci manca. Non c'entrano solo le rimozioni, le dimissioni, le rinunce e i «grazie, ma anche no» raccolti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro della Salute Roberto Speranza sul fronte dei commissari straordinari da inviare nella regione martoriata ora pure dal maltempo (ricordiamo lo scenario da «grande moria delle vacche», per dirla sarcasticamente con Totò: dopo i tre «bruciati» in tre settimane, Saverio Cotticelli, Giuseppe Zuccatelli, Eugenio Gaudio, hanno risposto non possumus alla chiamata del governo anche l'ex prefetto Francesco Paolo Tronca - già commissario al Comune di Roma una volta decaduto il sindaco Ignazio Marino - e Federico D'Andrea, ex ufficiale della Guardia di finanza impegnato nell'inchiesta di Mani Pulite).Perché urge un altro quesito: mentre Giuseppi non imbrocca un nome che sia uno nemmeno per sbaglio, nelle mani di chi è la sanità calabrese? In attesa dell'ennesimo nome (da immolare), chi gestisce cosa, rispondendo a chi?Semplice e ovvio, almeno in apparenza: dal momento che non c'è il commissario, ecco che a farne le veci c'è il sub commissario, la dottoressa Maria Crocco. Massì, proprio lei, la voce che si sente rimproverare fuori campo Saverio Cotticelli, che non sa quali siano i documenti con cui poter ribattere al giornalista nell'ormai mitico servizio trasmesso dalla Rai: «La devi finire, quando fai queste cose devi andare preparato!». Crocco è arrivata nel luglio 2019 su proposta dell'allora ministro dell'Economia Giovanni Tria, accolta con entusiasmo dall'ex ministro della Salute Giulia Grillo. E siccome a Crocco fanno capo i commissari straordinari a loro volta nominati a capo delle diverse Asl della Regione, ecco che di fatto, in piena emergenza pandemica (non dimentichiamo che la Calabria è una regione rossa), c'è una struttura in stand-by in attesa di conoscere il nuovo corso quale sarà impresso dal commissario prossimo venturo. Che come sappiamo non è e non sarà Gino Strada. Come Emergency, ha annunciato martedì 17 novembre di aver firmato un protocollo con la Protezione civile «per un progetto da far partire al più presto». E in effetti sabato 21 l'ha presentato, obiettivo: la gestione degli ospedali da campo, con l'invio di proprio personale. Va detto però che la Regione aveva già siglato un accordo per la realizzazione delle prime due strutture con l'Esercito e la stessa Protezione civile, a Cosenza e a Crotone, cui poi sarebbero dovute seguire le altre, una per provincia. In queste duplicazioni e sovrapposizioni di ruoli e incarichi, va ricordato che esiste poi un dipartimento della Salute e degli Affari sociali al cui capo c'è Francesco Bevere, nominato dalla scomparsa presidente Jole Santelli, con un curriculum di altissimo profilo. Dal 2010 al 2014 direttore generale della programmazione sanitaria presso il ministero della Salute, Bevere era stato dal 2014 al 2019 direttore generale dell'Agenas, l'agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali, confermato dai diversi ministri che si sono succeduti, fino a Speranza. Che, nonostante il rinnovo di appena quattro mesi prima, lo silura «senza mezzi termini» (così il Sole 24 Ore) il 10 dicembre scorso. La sua colpa? Di certo non gli ha giovato aver segnalato lo spreco di risorse pubbliche nel ricorrere alle società di consulenza per aiutare le Regioni nella stesura dei piani di rientro dai disavanzi sanitari. Grazie a tale «esternalizzazione», a un big del settore come Kpmg - società di diritto svizzero con sede in Olanda, uffici in 154 paesi, 26 in Italia - sono finiti in un decennio oltre 100 milioni. Dispensati dalle regioni «controllate» (non solo la Calabria) al soggetto «controllante». Stima non effettuata da me. O dalla Verità. No: dall'Agenas. Di Bevere. Che voleva contrastare una deriva che, sottolineò all'epoca il viceministro della Salute, il pentastellato Pierpaolo Sileri, «da eccezionale è diventata regola». Il bello è che accanto all'Agenas c'è un'altra struttura istituzionale preposta allo scopo: il Siveas, il Sistema nazionale di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria. Che per svolgere il suo compito, a sua volta si è avvalso dell'aiuto di consulenti. Così per esempio nel maggio 2019 a vincere due appalti per un totale di 1.700.000 euro è stata, insieme all'università Bocconi, la... Kpmg. Che così aiuta non solo le Regioni, ma i soggetti pubblici che aiutano le medesime. Sarà un caso, ma quando nel novembre 2019 il dito dell'Agenas indica il fenomeno lunare, Speranza taglia il dito, e Bevere viene dimissionato. Sostituito da Domenico Mantoan, plenipotenziario del governatore del Veneto Luca Zaia per la sanità, il quale ha però una corrispondenza d'amorosi sensi con il potente capo di gabinetto di Speranza, Goffredo Zaccardi, in passato capo di gabinetto al Mise con i ministri Pd Pierluigi Bersani e Flavio Zanonato. In base al contratto dei pensionati pubblici, l'8 settembre avrebbe dovuto lasciare l'incarico, ma, ha scritto l'Espresso, «un'ordinanza della Protezione civile ha fatto un'eccezione per lui, una deroga per garantire la continuità operativa nell'emergenza coronavirus». Forse, chissà, perfino per affrontare i problemi della Calabria.
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