2023-05-26
L’uomo mandato dalla Commissione ha un nuovo compito: rifilarci il Mes
Mario Monti, che ha fondato un partito flop e inventato un balzello che fa perdere gettito, pretende di indicare la strada alla Meloni. E non dice che ratificando il nuovo fondo «salva Stati» sborseremmo soldi per gli altri.L’uomo che per accettare di fare il presidente del consiglio su mandato Ue ha voluto il pagamento anticipato e la nomina a senatore a vita è tornato alla ribalta per spiegare che significhi fare politica a chi la fa da anni. Lui si chiama Mario Monti. Nel suo curriculum, tanto per capirsi, di esperienze politiche c’è l’aver fondato un partito che i maliziosi hanno soprannominato «Sciolta civica», a sintetizzare la consistenza del progetto. Eppure, come se nulla fosse, dopo una esilarante uscita radiofonica a «Un giorno da Pecora», ha preso carta e penna e vergato un editoriale per il Corriere della Sera. E indicato a Giorgia Meloni le prossime mosse per auto imporsi il Mes, o meglio la ratifica del Meccanismo di stabilità riformato. «A parte questo elementare dovere della convivenza europea, non credo sussista alcun dubbio circa la convenienza per l’Italia di ratificare il trattato che ha apportato modifiche al Mes», scrive Monti senza entrare nel merito della questione e senza spiegare che ratificandolo ci troveremmo a sborsare soldi soprattutto a beneficio di altri Stati e altri sistemi bancari. L’ex premier si limita a citare un articolo pubblicato sul Sole e cofirmato da Marco Buti. Il senatore a vita omette che quest’ultimo sia stato il candidato italiano a guidare il Mes e ancor prima capo di gabinetto di Paolo Gentiloni. Ma questi sono dettagli che un lettore non merita di sapere. Bastano gli atti di fede. E nemmeno il governo Meloni merita altre spiegazioni. Tanto dovrà adeguarsi alla logica, sottintende Monti. Che a metà articolo sfodera il colpo di genio. Dal momento che il Parlamento si è già pronunciato contro il Mes, adesso tocca alla Meloni «farsi redarre» un decreto che recepisca le ultime modifiche e finisca dritto in Aula per rimettere la palla nelle mani dei parlamentari. A quel punto la Meloni dovrebbe mettere la fiducia per imporre il Mes, o accettare di far cadere il governo a meno di un anno dal proprio insediamento. Ovviamente, un consigliere che volesse davvero suggerire una tale strategia sarebbe da portare in un posto sicuro con l’ambulanza, a meno che nasconda il ricatto dietro l’arroganza dell’avere le spalle coperte da un mondo di sinistra che viaggia sulla direttiva Bruxelles-Roma facendo poche tappe. Una delle quali riguarda il Colle. La forza dietro l’asse socialista si consustanzia attraverso il Pnrr. O meglio, attraverso il tira e molla con la Commissione sulla valutazione dello stato di avanzamento dei lavori del Recovery e i possibili ritardi nei pagamenti. Nei prossimi mesi le pressioni aumenteranno perché al Pnrr si aggiungerà il tema del nuovo Patto di stabilità e come abbiamo detto più volte la discrezionalità della Commissione aumenterà ulteriormente. Monti lo sa bene. E questo è l’obiettivo che punta a terminare il lavoro che ha avviato nel lontano 2011 quando travolse il Paese con la peggior legge Finanziaria di sempre chiamata a spregio «Salva Italia». Monti inserì tasse sul lusso, sugli aerei, il superbollo, imposte sui natanti e sulle transazioni finanziarie. L’effetto complessivo fu di causare una perdita al Pil di almeno tre miliardi in soli due anni. Non solo, Monti ha inventato pure il primo balzello che fa perdere soldi allo Stato. È la Tobin tax, o meglio la versione nostrana e unica dello schema inventato dal James Tobin. Tanto unico che solo il nostro Paese l’ha adottata (la Svezia l’ha sperimentata negli anni Ottanta, salvo poi pentirsene). Si tratta di una imposta sulle transazioni finanziarie che viene applicata agli intermediari che operano intra day, cioè con transazioni giornaliere. A distanza di otto anni dall’introduzione qualcuno ha fatto i conti e ha stimato una media di 300 milioni all’anno. Da che la Tobin tax è stata introdotta c’è stato un crollo degli scambi del 45%, anche a fronte di una crescita del Market cap del 46. Per fare l’esempio concreto, nel solo 2019 l’imposta ha generato un gettito diretto di 353 milioni di euro, ma ha fatto perdere giro d’affari, ricavi per commissioni e per compensi finanziari e professionali che avrebbero garantito sempre alle casse dello Stato un gettito Irpef ed Ires di oltre 690 milioni. Il saldo negativo è di circa 340 milioni. I dati non sono nostri, ma frutto di una indagine condotta da Ambromobiliare, l’advisor finanziario più attivo sulla Piazza milanese, che ha incrociato non solo i flussi di volumi e scambi, di gettito e di capitalizzazione di Borsa, ma anche realizzato nei mesi sondaggi tra fondi, sgr e altre società tutte operanti a Piazza Affari. E vale, purtroppo, pure per gli anni precedenti e successivi. Una débâcle che avrebbe dovuto macchiare per sempre l’aura di salvatore della patria: basterebbe questo per stare alla larga da ogni suggerimento in tema di tasse. A partire da quelle sul patrimonio e sulla casa. Sulla quale, grazie anche al senatore a vita, siamo primatisti in tutta Europa. Le tasse di natura patrimoniale sugli immobili sono passate infatti da un valore di oltre 9 miliardi nel 2011 a oltre 24 miliardi. I numeri non mentono.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.