2021-10-06
Giuseppi e i grillini finalmente irrilevanti
Il cedimento del centrodestra preoccupa, ma il fallimento del M5s è da festeggiare Ci sono due modi per guardare ai risultati del voto nelle principali città. Si può osservare il bicchiere mezzo vuoto oppure badare a quello pieno. Nel primo caso c'è poco da dire. Come abbiamo raccontato ieri, il centrodestra ha perso e di brutto. A Milano non è riuscito a riconquistare la città che è stata la culla della Lega e di Forza Italia, dove da dieci anni sta regalando alla sinistra il frutto di un lavoro che ha portato il capoluogo lombardo a essere la sola città italiana con una capacità attrattiva europea, la più innovativa e la più moderna. I compagni hanno contribuito a congelarne lo sviluppo, rallentando una serie di progetti, a cominciare da quelli della rete di trasporti suburbani per finire, passando per il nuovo stadio, all'arena di Santa Giulia. Nessun passo avanti sull'area dell'ortomercato (che poteva diventare un polo agroalimentare, sfruttando il successo dell'Expo e invece è un'area abbandonata) e poco e nulla sullo scalo Farini. Ma evidentemente, i grattacieli glamour dell'Isola e le case di City life sono bastati a compensare nel sentimento dei milanesi la disastrosa gestione dell'emergenza immigrazione, anche perché il tira e molla sul candidato ha ristretto i margini della campagna elettorale.Non diversamente è andata a Roma, dove nemmeno l'imbarazzante quinquennio di Virginia Raggi è servito a spostare l'asse elettorale da sinistra a destra, prova ne sia che Enrico Michetti, l'uomo scelto dalla coalizione per guidare la Capitale, si è fermato al 30 per cento e solo le divisioni nella sinistra hanno impedito a Pd e grillini una vittoria al primo turno. Anche in questo caso, le ragioni del mancato successo vanno cercate nel ritardo con cui si è scelto l'aspirante sindaco, ma anche nella scarsa qualità della classe dirigente in cui si è pescato e, da ultimo ma non in ordine di importanza, nelle divisioni fra partiti che dovrebbero essere uniti. Avere una parte del polo moderato che sta nel governo e un'altra fuori non ha funzionato. La competizione fra Lega e Fratelli d'Italia non ha premiato né la prima né i secondi, ma forse ha dato agli italiani la sensazione di una lotta fratricida, di una linea poco chiara nell'ora più buia, di una confusione fra alleati. Il risultato è quello che conosciamo: tre sconfitte dure da accettare, due ballottaggi a Roma e Torino con poche possibilità di successo, uno a Trieste con qualche probabilità di farcela, e una sola vittoria in Calabria, dove il centrodestra, anche per le divisioni nella sinistra, si è ripreso la regione. Insomma, un bicchiere davvero mezzo vuoto.Tuttavia, si può guardare anche al bicchiere mezzo pieno e cioè al fatto che il voto di domenica ha spazzato via la leadership di Giuseppe Conte e insieme a lui anche qualsiasi ambizione del Movimento 5 stelle, che praticamente, esce ovunque con le ossa rotte. Il caso più clamoroso è quello di Milano, dove la candidata grillina è riuscita a farsi superare perfino da Gianluigi Paragone, ovvero da un candidato che alle spalle non aveva neppure un partito e che dunque si è fatto la campagna elettorale in solitudine. Non è andata meglio a Torino dove, dopo aver conquistato il comune con Chiara Appendino, i pentastellati si sono dovuti accontentare di raccogliere uno scarso 10 per cento di consensi. Stessa cosa a Napoli, città in cui neppure il reddito di cittadinanza e la presenza di Roberto Fico e Luigi Di Maio, due pezzi da novanta del Movimento, è riuscita a risollevare le sorti di un gruppo politico avviato alla decrescita infelice. Di Roma si sa: la sindaca uscente è riuscita nella mirabile impresa di farsi scavalcare perfino da Carlo Calenda, uno che, come Paragone, non ha praticamente un partito ed è rappresentante di sé stesso o, come ironizzavano i suoi stessi compagni prima del voto, di pochi salotti della Capitale. Da candidato senza alcuna speranza, a terzo incomodo della sfida elettorale, l'ex ministro dello sviluppo economico ha giocato bene le sue carte e ora, al ballottaggio, credo che le giocherà ancor meglio, perché rischia di essere determinante per il Pd. Al sodo, i grillini si sono rivelati irrilevanti ovunque e con essi anche Giuseppe Conte, il cui appoggio ai candidati ha avuto il peso di una piuma.Insomma, tornando al nostro bicchiere, gli sconfitti sono sicuramente il centrodestra e i grillini. Ma se, per quanto riguarda il primo siamo costretti a dolerci, perché pensiamo che l'indebolimento del fronte moderato rafforzi le ambizioni della sinistra nella scelta del prossimo capo dello Stato e, ahinoi, la voglia di tasse e di patrimoniale, della batosta per i 5 stelle non possiamo che rallegrarci. In quattro anni i pentastellati si sono giocati due terzi dei consensi e ora sono avviati verso un lento, ma inesorabile declino insieme all'avvocato di padre Pio tutto io. Almeno per questa ragione, con il bicchiere mezzo pieno non ci resta che brindare.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)