2025-10-01
L’ultima follia verde: «Caldarroste vietate»
Divieti assurdi nell’ordinanza anti smog di Vicenza, che proibisce alle attività commerciali anche i barbecue all’aperto. L’offensiva segue la crociata (fermata dai giudici) di Milano contro i fuochi d’artificio, i blocchi delle auto e lo stop ai classici falò della Befana.Quando smetteremo di mangiare caldarroste, di bruciare sterpaglie e di divertirci al falò della Befana, il riscaldamento globale comincerà finalmente a rallentare. E se addirittura fossimo così bravi da poterci permettere, tutti quanti, una bella auto elettrica nuova di pacca, ecco che lo spettro del 2030 - punto di non ritorno della crisi climatica - si sposterebbe di qualche anno in avanti e potremmo tirare un bel sospiro di sollievo. Questo vogliono farci credere i piani anti smog che dai prossimi giorni, entreranno in vigore in tutte le città italiane e, in particolare nel bacino padano (Piemonte, Lombardia Emilia Romagna e Veneto) limitando, come sempre, la circolazione delle auto più datate e da quest’anno anche dei diesel Euro 5. Ma siccome nella pianura del Po, in inverno, nonostante gli stop e le domeniche ecologiche, a causa della forte umidità, il Pm10 rimane al suolo e le centraline di rilevamento registrano sforamenti oltre i limiti di inquinanti consentiti, quest’anno si pensa ad un giro di vite.A Vicenza, per esempio, è scoppiato il caso quando, pochi giorni fa, nel presentare il piano antismog l’assessore all’Ambiente, Sara Baldinato, ha sottolineato che per limitare l’inquinamento in città sarà vietato «effettuare barbecue e preparare caldarroste da parte di attività di ristorazione situati all’aperto e utilizzanti combustibili solidi». È vero che non si tratta di una novità e che nelle pieghe dei provvedimenti di tanti Comuni la misura era già contenuta, ma la sottolineatura ha fatto storcere il naso a molti e c’è chi ha definito l’atteggiamento particolarmente attento alla sostenibilità ambientale della giunta del giovane sindaco Giacomo Possamai «il proibizionismo della caldarrosta» (blog di informazione Buongiorno Vicenza).In Emilia-Romagna, invece, già da tempo è vietato bruciare le sterpaglie nel periodo dal 1° ottobre al 31 marzo. Il divieto è parte fondante del Piano aria integrato regionale e in netta contraddizione con la secolare tradizione contadina che vedeva la «bruciatura delle potature» come un modo, sostenibile, per pulire i campi e concimarli preparandoli all’inverno. Come dimenticare poi il tentativo del Comune di Milano di mettere al bando i fuochi d’artificio? Crociata fatta a pezzi dalla magistratura, con il Consiglio di Stato che ha bocciato in modo definitivo la norma, giù fermata in primo grado dal Tar. Secondo i giudici, «il Comune di Milano deve assumere le proprie iniziative per migliorare la qualità dell’aria restando rigorosamente entro il perimetro definito dalle disposizioni costituzionali e legislative, poiché la necessità di raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento non consente di sovvertire il quadro delle fonti».Ma i veri dilemmi etici, per le amministrazioni locali, sono in agguato nel periodo delle festività natalizie. Fino all’anno scorso, infatti, la norma vedeva scattare il divieto di accendere il tradizionale falò della Befana dedicato ai bambini, in caso di sforamento del Pm10 nei territori interessati dai provvedimenti. Il tema rischiava di diventare talmente annoso (rispettare la regola o la tradizione) che nel 2024, la Lega ha proposto l’«emendamento salva falò», ottenendo una deroga (inserita poi nella legge 7 ottobre 2024, numero 152) che consente l’accensione di maxi fuochi all’aperto, indipendentemente dalla concentrazione e dai valori di Pm10 e Pm2,5 «riconoscendo l’importanza delle rievocazioni storiche e della tradizione popolare». A oggi, tuttavia, la stessa legge lascia alle Regioni la facoltà di regolamentare, tanto che nei giorni scorsi la direzione Ambiente del Veneto ha redatto una nota per spiegare che l’ente sta lavorando «con estrema sensibilità e attenzione verso le tradizioni popolari per legiferare in modo equilibrato sulla disciplina dei fuochi all’aperto» con l’obiettivo di «recepire la normativa sovraregionale, ridurre l’impatto ambientale ma garantire la continuità delle manifestazioni che appartengono al patrimonio culturale e identitario delle comunità locali». Ma l’afflato ambientalista delle amministrazioni di tutta Italia da dove arriva? Dall’Europa, naturalmente, che nel 2008 ha emanato la direttiva numero 50 relativa alla qualità dell’aria, recepita poi dall’Italia due anni dopo, con la quale ha definito obiettivi di qualità dell’aria «al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso valida per tutti gli Stati membri». Ma che male si adatta al bacino padano, noto per le sue particolari condizioni climatiche.Comunque sia, a livello nazionale da oggi prendono il via i piani antismog con limitazioni che scattano in base alle previsioni di superamento del valore limite giornaliero di Pm10, calcolate con un complesso sistema modellistico che tiene conto dei valori registrati e delle previsione meteo. In generale i divieti sono estesi dalle 8 alle 19 nei giorni feriali dal lunedì al venerdì per i diesel Euro 3 ed Euro 4 e dalle 0.00 alle 24 tutti i giorni per i veicoli con omologazione inferiore o uguale a Euro 1. Da quest’anno in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna il divieto si estende alle auto diesel con omologazione ambientale Euro 5, quindi costruite tra il 2011 e il 2015, fatta eccezione per quelle che hanno installato per tempo il Move-in, la cosiddetta «scatola nera» che permette di monitorare le emissioni e richiedere una deroga chilometrica annuale. In Emilia-Romagna stop previsti anche per i veicoli benzina/Gpl e benzina/metano Euro 2 e ai ciclomotori e motocicli Euro 2.