2019-06-22
Bruxelles sa che l’Italia non può ridurre il debito senza suicidarsi. Perché insiste?
Con austerità e investimenti bloccati il Pil crolla. Se non è accanimento terapeutico... «Vile, tu uccidi un uomo morto», si racconta abbia gridato prima di spirare il condottiero Francesco Ferrucci nella battaglia in difesa di Firenze (1530) al mercenario Maramaldo che infierì su di lui già ferito a morte. Mi son sovvenuto di questa espressione pensando alla procedura di infrazione che Bruxelles vuole imporre al nostro Paese, ben sapendo che non potrà obbedire alle richieste (se non con suicidio assistito) e ben sapendo che la procedura peggiorerà lo stato di salute del nostro Paese. Ma noi non stiamo difendendo Firenze dai lanzichenecchi, ma neppure stiamo risolvendo i problemi che permettono a Bruxelles di giustificare la sua esistenza. Comunque la spiegazione di questa procedura di infrazione risiede in un incubo che ci sovrasta da otto anni: la riduzione del debito pubblico italiano che non è riducibile se non cresce il Pil e il Pil non può crescere (nelle attuali condizioni) se non possiamo investire. Se poi, con un gesto misericordioso, ci viene chiesto di formulare una manovra credibile, appare evidente che questa non può altro che essere la confisca del risparmio privato delle famiglie italiane. Chi ci chiede di ridurre il nostro debito sa perfettamente questo anche perché il declino inarrestabile del nostro Paese inizia proprio grazie al fiscal compact, blocco di spesa pubblica e austerity iniziato nel 2011-2012 (il Pil procapite dal 2011 al 2014 scende di circa 8%) , lo stesso esatto periodo in cui gli Usa, per salvare le banche dal fallimento, nazionalizzano il debito delle famiglie, passano da circa 63% a 110% del rapporto debito pubblico/Pil e lo collocano in gran parte i Asia, magari sostituendo debito italiano (grazie alle agenzie di rating), facendo così volare lo spread italiano a 600. Il nostro declino, dunque, non inizia affatto con l'ingresso nell'euro (1999) e neppure con la crisi scoppiata nel 2008. Semmai in quei due momenti si crearono le condizioni per cui non si sarebbe mai dovuti arrivare alle manovre 2011-2012. Non è l'euro o tanto meno l'Europa il problema. Ma il fatto è che dallo scoppio della crisi del 2007 al 2018 il Pil pro capite italiano scende di circa un 10% mentre quello tedesco (grazie all'euro più vantaggioso del suo vecchio marco ) cresce circa un 20%. Nel 1999 quando nasce l'euro il Pil pro capite tedesco e italiano si equivalevano (27.757 euro tedesco e 26.356 italiano) oggi la differenza è di oltre il 40% (25.000 euro Italia e circa 36.000 Germania). È chiaro perché? L'economia, come ben sappiamo, non è una scienza, la politica economica ancor meno. Keynes diceva che la mela dell'economia non è la mela di Newton che se lasciata cadere viene attratta dalla legge di gravità, la mela dell'economia se lasciata cadere non si sa dove va a finire. In pratica in economia una causa (una decisione) non genera mai l'effetto voluto (il risultato). Con questa considerazione si dovrebbero scusare i drammatici risultati dell'applicazione delle manovre del 2011-2012 , eppure temo che questo caso smentisca l'affermazione di Keynes, tanto che mi verrebbe da sospettare che il crollo dell'economia dal 2012 ad oggi non sia proprio stato occasionale. È stato occasionale quanto togliere l'ossigeno ad un malato in stato semi comatoso. L'economia quando vuole giustificare «scientificamente» una decisione, probabilmente errata, che deve essere imposta, si inventa utopie che le possano permettere di giustificare la pretesa autonomia morale. Di utopie economiche nella storia ne abbiamo viste tante, quelle più recenti di nostro interesse sono la globalizzazione voluta dal Nuovo Ordine economico di Kissinger ed il neomalthusianesimo degli anni Settanta che ha decimato le nascite fino a crescita negativa. Lo è, in specifico per l'Italia, il globalismo economico che sta quasi cancellando la figura dell'imprenditore, unico garante dell'equilibrio socioeconomico, sostituendolo con fondi di investimento che, pragmaticamente creano lavoro dove conviene, pagano le tasse dove conviene e ignorano l'ordine sociale. Lo è anche il globalismo politico, presentato quale vero bene comune globale, che si oppone al sovranismo (sintomo di egoismo riprovevole). Tutte queste utopie hanno influenzato l'utopia finale sintetizzata nelle regole rigide imposte dalla Commissione di Bruxelles. Attenzione non sto parlando di Europa e di euro, sto solo parlando di Bruxelles, probabilmente ormai considerata da tutti i partner europei troppo costosa rispetto il suo effettivo contributo. Bruxelles sa perfettamente che l'Italia non può crescere il Pil in queste condizioni di vincoli imposti, sa perfettamente che non può ridurre il debito pubblico se non con «patrimoniali» che distruggerebbero l'unica risorsa rimasta per fare politica economica necessaria a rafforzare la nostra economia in autonomia. Eppure Bruxelles ce lo impone ugualmente. Perché? Si tratta solo di un esempio evidente di utopia economica applicata?