2023-10-03
L’Ue continua a tenere a secco Tunisi
Non accennano a sbloccarsi i quasi 200 milioni promessi al Paese: sono meno dell’1% del mostruoso budget europeo da 186 miliardi. Cruciali, però, per far collaborare Saïed.L’instabilità tunisina non accenna a placarsi. Eppure, nonostante gli effetti disastrosi di questa situazione sul piano migratorio, l’Ue non sembra granché intenzionata ad agire in modo rapido. Non si può infatti sostenere che Bruxelles si stia muovendo celermente. E dire che, almeno per cominciare, sarebbe sufficiente consegnare meno di 200 milioni di euro: una cifra a suo modo importante per la Tunisia (il cui Pil si aggira sui 47 miliardi di dollari) e irrisoria per l’Ue. Basti pensare che, a novembre, fu raggiunto un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo per il bilancio Ue del 2023, in base a cui il totale degli impegni era stato fissato a 186,6 miliardi e il totale dei pagamenti a 168,6 miliardi. La Commissione europea ha annunciato uno stanziamento da 127 milioni per la Tunisia soltanto dieci giorni fa, auspicando una rapida implementazione del memorandum d’intesa raggiunto con il Paese nordafricano. Peccato però che quell’accordo sia stato siglato a metà luglio e che la situazione, nel mentre, si sia fatta sempre più complicata.E intanto i rapporti diplomatici tra Ue e Tunisia stanno peggiorando. Il governo di Tunisi ha di recente rimandato la visita di una delegazione europea, mentre il ministro dell’Interno tunisino, Kamel Feki, ha detto che il dossier migratorio esige «concessioni reciproche da parte delle nazioni più ricche». Certo: una delle ragioni citate dai critici del memorandum sono le preoccupazioni per i diritti umani, visto che Kais Saied non è sicuramente un leader dai tratti liberaldemocratici. Era tuttavia il 2016 quando, su input di Berlino, l’Ue siglò un patto da sei miliardi con Recep Tayyip Erdogan per arginare la crisi migratoria siriana. In secondo luogo, il principale partito di opposizione al leader tunisino, Ennahda, non è uno schieramento liberaldemocratico, ma un movimento che, gravitante attorno alla galassia dei Fratelli musulmani, intrattiene rapporti con Hamas. Questo dovrebbe capirlo anche Joe Biden che finora non ha fatto molto per spingere il Fmi a scongelare il prestito da 1,9 miliardi di dollari che era stato negoziato con Tunisi. Non solo. Biden e l’Ue dovrebbero anche rendersi conto che, al di là della crisi migratoria sulle nostre coste, l’instabilità potrebbe spingere la Tunisia sempre più tra le braccia di Mosca e Pechino, creando così dei problemi al fianco meridionale della Nato. È senz’altro auspicabile un’azione congiunta tra Washington e Bruxelles che, sul fronte politico-diplomatico, possa tenere sotto controllo Saied, monitorandolo sia sul piano dell’uso dei fondi occidentali sia su quello dei diritti umani. Tuttavia nel breve termine l’urgenza è la stabilizzazione. Il sospetto è che, a livello europeo, qualcuno stia facendo campagna elettorale sulla pelle del nostro Paese. Le elezioni di giugno si avvicinano e la Commissione si è di fatto spaccata sul memorandum tunisino: se la popolare Ursula von der Leyen lo ha appoggiato, il socialista Josep Borrell ha iniziato a esprimere dubbi. Sullo sfondo si stagliano le urne e il timore (nutrito da qualcuno) di nuove maggioranze.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.