2023-07-19
L’Ue ci paga per tenerci i migranti
Trattati peggio di Turchia e Tunisia: a Erdogan pacchi di miliardi perché fermi i flussi che disturbano Berlino, a Saied appena 150 milioni. A noi addirittura l’elemosina: 14 milioni per migliorare l’accoglienza delle decine di migliaia che sbarcano a Lampedusa.Dovevano essere gli Stati Uniti d’Europa, ma in realtà non perdono occasione per dimostrare al mondo di essere gli Stati divisi d’Europa. L’ultimo esempio, dopo quelli riguardanti la riforma del Patto di stabilità e le direttive green, si preparano a darlo sui migranti. Altro che unione di intenti, la Ue procede ogni volta in ordine sparso e quando proprio non può fare altro, pensa di risolvere il problema aprendo il borsellino. Di quanto, cioè quale sia la disponibilità a risolvere il problema mettendo mano al portafogli, dipende dal peso politico del Paese, cioè dalla sua capacità negoziale. Se a voler risolvere la questione dei flussi di extracomunitari che minacciano di invadere il Paese è la Germania, diciamo che le risorse si rivelano illimitate. Tutti quanti credo ricordino il caso dei profughi siriani. Quando Angela Merkel ha voluto farsi bella davanti agli occhi del mondo per conquistarsi il plauso come statista internazionale, ha aperto i cancelli e fatto arrivare la manodopera che tanto desideravano gli industriali tedeschi. Poi, quando sono cominciati i problemi di ordine pubblico e, soprattutto, non c’è stato più bisogno di una forza lavoro a basso costo, la generosità è svanita in un soffio, lasciando spazio a soluzioni a pagamento. Infatti, pur di fermare i migranti, la lady di ferro teutonica non ha esitato a comprare la collaborazione della Turchia, trasformata in baluardo anti migrazioni. Dietro compenso, Recep Tayyip Erdogan si è trasformato nel gendarme d’Europa, pronto ad arrestare le partenze dei profughi in cambio di denaro. Intendiamoci, i soldi non li hanno cacciati i contribuenti tedeschi, ma quelli europei, i quali, a loro insaputa, si sono trovati a saldare il conto anche se nessuno aveva chiesto il loro parere in proposito. In totale, ad Ankara è andata una montagna di miliardi. C’è chi parla di sei e chi addirittura si spinge oltre, arrivando a dieci, ossia all’equivalente di una mezza manovra di bilancio. Ma per la Germania l’esborso è stato infinitamente minore, perché al momento di tirar fuori la grana è toccato all’Europa fare il beau geste, cioè a tutti noi. Dalle Alpi alla Sicilia, anche se dalle nostre parti si son visti pochi profughi siriani, abbiamo pagato perché, quando l’Europa vuole, sa come spremere i nostri risparmi e ai tempi dell’emergenza profughi che la riguardava ha spremuto tutto ciò che poteva.Se ho fatto questa lunga premessa sulla strategia anti migranti della Ue, che cambia a seconda di quale sia il soggetto invaso, è per fare un confronto con quello che sta succedendo in Italia e sul salvadanaio mezzo pieno o tutto vuoto a seconda del Paese che bussi a quattrini. Nonostante le decine di migliaia di immigrati che si presentano alle nostre porte, sbarcando sulle coste mediterranee oppure varcando il confine di nordest, la Ue non riesce a trovare le risorse necessarie a interrompere il flusso di persone che richiedono asilo. Nemmeno le morti in mare impietosiscono gli arcigni custodi dell’ortodossia contabile, che da Bruxelles dettano legge con prevalenza su tutto, anche sulla convenienza e sul buon senso. Quando Giorgia Meloni ha insistito per trovare un accordo con la Tunisia, Paese da cui partono la maggior parte dei profughi, si è guadagnata il plauso di Marco Minniti, ex ministro dell’Interno ai tempi di Gentiloni e compagni, ma dall’Europa ha ottenuto solo spicci. Nonostante si sia portata a Tunisi Ursula von der Leyen, che essendo in cerca di riconferma non perde un passaggio che possa darle popolarità, il presidente del Consiglio ha ottenuto dall’Europa appena 150 milioni, ovvero quanto basta per le spese più impellenti di un Paese ormai sull’orlo della bancarotta.Ma se la trattativa con Kais Saied, presidente autonominatosi guida suprema della Tunisia non è andata bene, ancor peggio è andata in Italia, dove siamo costretti a fare i conti non soltanto con la tirchieria di Bruxelles, ma anche con la stessa politica delle compensazioni economiche in cambio di migranti. Mi spiego. In Turchia abbiamo visto che per non vedersi invasa da migranti la Germania ha ottenuto di pagare Erdogan. Beh, adesso l’Europa vorrebbe fare lo stesso con noi, cioè rimborsarci per il disturbo di essere costretti ad accogliere i profughi a Lampedusa. Con una differenza non marginale. A noi non vengono offerti miliardi, come ad Ankara. E neppure centinaia di milioni come a Tunisi. No, da noi si limitano all’elemosina. Infatti, per far fronte ai continui sbarchi nell’isola più a Sud del nostro Paese è stato offerto un contributo di 14 milioni. Sì, avete letto bene, non ho dimenticato neppure uno zero. Il sostegno finanziario europeo non è un risarcimento e nemmeno rappresenta un cambio di passo nelle politiche migratorie: semplicemente si tratta di uno stanziamento per migliorare l’accoglienza. Capito il concetto? Altro che chiudere i porti: secondo la Ue li dobbiamo spalancare e per questo ha deciso di donarci qualche spicciolo. Una caramella per addolcire la realtà e cioè non solo che l’Unione è disunita, ma che l’Europa su certi argomenti proprio non esiste.
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