2022-09-12
L’Ucraina prosegue nell’avanzata. Anche i ceceni criticano Putin
Emmanuel Macron e Vladimir Putin (Ansa)
Controffensiva verso Nord. Il fedele Ramzan Kadyrov: «Troppi errori». Emmanuel Macron chiama Mosca.Prosegue senza sosta la controffensiva dell’esercito ucraino, tanto che ieri le truppe di Kiev sono entrate nel centro di Izyum dopo aver costretto le truppe russe a ritirarsi. Questa città al confine tra le regioni di Kharkiv e di Donetsk era sotto l’occupazione russa da oltre 5 mesi e a questo proposito un portavoce della Brigata Bohun (forze di terra ucraine) ha dichiarato: «I russi sono fuggiti e hanno lasciato armi e munizioni. Il centro della città è libero»; mentre su Telegram sono stati pubblicati numerosi video di truppe ucraine davanti al cartello per indicare l’ingresso alla città di Izyum. La controffensiva è arrivata anche all’interno della regione di Lugansk della quale i russi avevano preso il controllo solo due mesi fa. Lo ha dichiarato a Suspilno il governatore della regione in esilio, Sergiy Gaidai, secondo il quale i soldati di Kiev sarebbero alla periferia di Lysychansk, l’ultima città della regione, già parzialmente in mano ai separatisti dal 2014, a cadere in mano ai russi all’inizio dello scorso luglio. I russi non sono certo rimasti a guardare e hanno bombardato la zona destra di Kupiansk, nella regione di Kharkiv, che ieri Kiev avevano annunciato di aver riconquistato; inoltre, hanno colpito le città di Dnipro, Nikopol e Mykolaiv nell’Ucraina meridionale provocando diversi feriti. Se Vladimir Putin per il momento tace, dal ministero della Difesa russo hanno fatto sapere che «gli equipaggi di artiglieria del gruppo dislocato a Izyum e a Balakliya, nel Nord-Est dell’Ucraina, hanno dimostrato coraggio in una intensa battaglia con unità ucraine», anche se gli ucraini sostengono che i russi da lì se ne sono andati come accaduto a Kupiansk, mentre la versione del ministero della Difesa russo è quella della «ridislocazione delle truppe nei pressi di Balakliya e Izyum per accrescere gli sforzi in direzione di Donetsk». Secondo il canale tv ucraino Canal 24 le forze di Kiev sarebbero riuscite a penetrare nell’area dell’aeroporto di Donetsk, dove sarebbero in corso violenti scontri nella periferia con le forze russe. Secondo le stesse fonti di intelligence il leader filorusso dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, sarebbe fuggito. Vero o falso? I canali Telegram filorussi smentiscono mentre sui i profili social filoucraini è stato pubblicato un documento nel quale Pushilin avrebbe rassegnato le dimissioni ma è impossibile sapere se si tratti di un falso oppure no. Invece, sono clamorose le dichiarazioni del leader ceceno Ramzan Kadyrov che ha criticato il ministero della Difesa russo per aver ritirato le forze di occupazione dalle città di Izyum, Kupiansk e Balakliya nella regione ucraina di Kharkiv. In un video pubblicato sul suo canale Telegram il dittatore ceceno ha avvertito che sarebbe stato «costretto» a incontrare i leader militari e nazionali russi «per spiegare la situazione se non venissero apportati cambiamenti immediati alla strategia di invasione». Kadyrov ha poi aggiunto: «Se la Russia avesse voluto, i leader avrebbero potuto non ordinare un solo passo indietro. Quindi, devono spiegare perché hanno fatto quello che hanno fatto. Per quello che è successo, vedo che la loro gente era impreparata». Ieri ha anche parlato alla televisione Rossiya-1 il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che ha dichiarato che Vladimir Putin ha convocato un incontro con la Duma, la Camera bassa del Parlamento, e i leader delle diverse fazioni: «ll presidente ha detto ai partecipanti che noi non rifiutiamo i negoziati», e ha accusato nuovamente gli ucraini di ritardare il processo di pace dichiarando che «dovrebbero capire che più a lungo ritardano il processo, più difficile sarà negoziare con noi». A stretto giro di posta è arrivata la risposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che durante la 17ª riunione annuale di Yes (Strategia europea di Yalta) ha detto all’agenzia Unia: «Vogliamo porre fine alla guerra, ma lo spazio e le opportunità sono cambiati. Non c’è alcuna rassicurazione sul fatto che faranno quello che dicono di fare. Penso che non lo faranno. Nessuno gli crede. Come si suol dire, non possono essere loro a stringere la mano». Intanto la centrale nucleare di Zaporizhzhia della quale hanno discusso ieri telefonicamente Emmanuel Macron e Vladimir Putin è stata completamente scollegata dalla rete elettrica e sta per essere chiusa. «È stato deciso di mettere il reattore numero 6 nello stato freddo, quello più sicuro». Secondo Energoatom «la centrale di Zaporizhzhia stava già operando in modalità isola da tre giorni», ovvero produceva elettricità solo per il proprio approvvigionamento, perché tutte le linee che la collegavano alla rete elettrica ucraina erano state interrotte dai bombardamenti.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.