2018-07-30
L’ottimismo fa aumentare la vostra intelligenza (chiedete a Lupo Alberto)
L’infelicità gode di un buon marketing, ma forse Leopardi felice avrebbe scritto meglio La positività aiuta a risolvere problemi. Ecco come diventare più sani e più fortunatiConviene essere felici perché da felici siamo più fortunati. Ci sono due teorie.Teoria 1. La vita prende a calci ottimisti e pessimisti con uguale entusiasmo e pari frequenza. Semplicemente gli ottimisti si rialzano subito e ricominciano a battersi, i pessimisti restano a terra. Mentre si rialzano gli ottimisti riescono a volte a trovare lavoro dopo che sono stati licenziati, o a trovare una nuova compagna se hanno perso la loro. Se la malattia li ha colpiti, affrontano con coraggio le cure e guariscono prima. Quindi evitano guai successivi. Gli ottimisti smettono di fumare, i pessimisti no, tanto se il cancro ti deve venire ti viene lo stesso. La teoria corretta, quindi, è la seconda, anche se a primo acchito sembra folle.Teoria 2. La vita prende a calci gli ottimisti con meno energia ed entusiastica frequenza di quelle che usa per i pessimisti.In parole più brevi e incisive: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo (Lupo Alberto, mitico personaggi a fumetti, fidanzato con una gallina, oltretutto bruttariella).La vita prende a calci con altrettanto entusiasmo sia gli ottimisti che i pessimisti, ma la differenza fondamentale è che gli ottimisti si rialzano, gli altri no. La caratteristica del pessimista è la tendenza a generalizzare, a trasformare una sconfitta in un disastro, il pessimista sposta sull’identità un problema che è stato sul comportamento.ormoni da stressEsempio di problema sul comportamento: ho preso 4, non ho studiato, capita, oppure ho studiato male perché ho gli ormoni da stress a palla, mamma e papà stanno per divorziare. Adesso mi metto a studiare con calma e andrà meglio la prossima volta. La cosa peggiore che mi possa capitare è avere un debito, niente di grave. Risultato: mi rassereno, prendo provvedimenti, studio di più, ce la faccio.Esempio di problema sull’identità: ho preso 4, faccio schifo, ho quindici anni e sono orrenda, non so come sia potuto succedere, a otto anni ero così carina, la bimba più carina della classe, bè più o meno, o della scuola di danza, bè più o meno, per lo meno a danza ci andavo, poi è successa questa cosa atroce che si chiama pubertà, il mio corpo ha preso delle forme folli, sono ingrassata, tutti mi sfottono, oh mio Dio, mi sono venuti i peli sotto le ascelle, che schifo; le modelle sopra Top Girl non ce l’hanno, devo essere io che sono anormale, quindi con tutti questi ormoni da stress non sono andata troppo bene e mi hanno dato 4, quindi sono scema oltre che grassa come se non bastasse e coi peli sotto le ascelle e va bene. Pensiero pessimista: sono scema, mi sento scema, mi sento sempre più sotto stress e, ragazzi, devo ancora finire il liceo, poi c’è tutta l’università, non ce la farò mai. Qual è il risultato? Non è difficile da capire, più mi sento scema più fabbrico cortisolo, più fabbrico cortisolo meno mi concentro e tutto si ingigantisce mentre io mi schiaccio contro il pavimento, un minuscolo ammasso di melma, una macchia sul pianeta e sulla vita.farsi dire dei noDa cui si evince che l’affermazione corretta è che gli ottimisti sono più fortunati. Sembra un’affermazione superstiziosa, invece è pura logica. Sono più «fortunati» perché dato che si rialzano e si battono, si ammalano meno e trovano più facilmente lavoro, sono più «fortunati» perché con maggiore frequenza realizzano i loro scopi. Solo gli ottimisti possono avere la dote indispensabile al perseguire gli scopi che è l’ostinazione. Walt Disney ha fatto richiesta del finanziamento per creare un parco di divertimenti ispirato ai suoi disegni animati 340 volte o qualcosa del genere. Le banche non capivano quale fosse il rapporto tra giostre e personaggi a fumetti. La capacità di farsi dire no centinaia di volte e continuare a provare, non può che appartenere a un ottimista.E dato che come diceva la buonanima del dottor Albert Einstein, Dio non gioca a dadi, vale a dire la natura e la creazione seguono linee logiche, la gioia, l’equilibrio, serotonina ed endorfina alte aumentano la nostra capacità di risolvere i problemi e quindi la nostra potenza evoluzionistica.L’ottimismo si evince e si misura mediante diverse tecniche. La prima consiste nel rispondere a un test, una serie di domande. Tutti conosciamo i test. I giornali femminili sono pieni di test, quelli maschili un po’ meno, le femmine evidentemente hanno maggiori problemi a sapere cosa sono.Quante volte nella sua vita ha pensato di suicidarsi? Metta una crocina. E quante nell’ultima ora? Se ha deciso di suicidarsi immediatamente, metta due crocine e si ricordi di lasciare la penna sul tavolo prima di andarsene. La sua vita si può considerare un vero inferno, un inferno moderato, sarebbe stato meglio non nascere, non è così male.I test per molti sono di una noia mortale. Altri trovano divertente imparare cose su se stessi, ma spesso gli item sono troppi. Chi adora i test sono gli appartenenti a una categoria particolare: le persone molto gentili, quelle che sono tanto gentili da essere compiacenti, molto spesso femmine, con qualche passione per i disturbi alimentari. La caratteristica fondamentale di questo gruppo è uno scarso senso di identità, dipendono sempre dal giudizio altrui. La dipendenza dal giudizio altrui ha sviluppato un’eccezionale comprensione della mente altrui, il grosso vantaggio di questo gruppo, ma anche una spiccata tendenza a mentire, anche nei test, per essere più amati, almeno per «fare bella figura». I dipendenti dall’altrui giudizio si divertono dannatamente a fare i test psicologici, che giustamente sono un must su ogni settimanale femminile. Peccato che non diamo le risposte vere, ma quelle «giuste», le risposte che gli esaminatori preferiscono come perfette.I vantaggi del test è che può essere standardizzato e soprattutto corretto da un computer, lo svantaggio è che è facilmente falsificabile, e che può essere fatto solo su viventi disposti a rispondere ai quesiti.Il secondo sistema è più faticoso e il punteggio è dato da uno psicologo, non da un computer che legge dove sono state messe le crocine. Consiste nel dedurre quanto una persona sia ottimista da indicatori indiretti: come parla, quali parole ritornano nei suoi discorsi, quali concetti. Occorre leggere o ascoltare per ore. Il vantaggio di questo sistema è che non è falsificabile, può essere fatto su personaggi storici non più in vita o su persone non raggiungibili, che per nessun motivo risponderebbero al test.Una volta divise le persone in ottimiste e pessimiste, si è scoperto che i venditori ottimisti vendono di più, i commessi ottimisti vendono di più, i candidati ottimisti vengono più facilmente eletti, gli atleti ottimisti si riprendono in fretta dalla sconfitta se hanno perso una gara, e nel caso siano calciatori fanno più goal. questione biochimicaL’ottimismo aumenta l’intelligenza.Da sempre l’infelicità ha un marketing strepitoso. Riconosco che Leopardi ed Herman Hesse scrivevano bene, ma non abbiamo però la prova che da felici non avrebbero scritto ancora meglio.Da felici siamo molto più intelligenti che da infelici. Da quando ho imparato l’ottimismo, sono più intelligente, cioè ho una maggiore capacità di muovermi nel mondo senza auto aggredirmi, senza danneggiarmi, sono più lucida quindi riesco più facilmente a comprendere le situazioni e risolverle. Se per intelligenza si intende la capacità di muoversi nella vita il più possibile a proprio vantaggio si arriva alla conclusione che da felici siamo più intelligenti.È una questione biochimica. Serotonina ed endorfine aumentano la nostra capacità di concentrazione e la nostra capacità cognitiva, ma soprattutto ci danno la motivazione per l’azione ed è proprio azione la parola magica. Chi fa qualcosa a volte riesce e a volte no, che non fa un accidenti, non riesce mai. Facendo qualcosa aumentiamo le nostre competenze. Gli ottimisti fanno più cose e quindi sono più competenti dei depressi, almeno di quelli che rifiutano di alzarsi dal letto.a chi ha, sarà datoNoi spesso pensiamo che realizzare i nostri sogni ci darebbe la felicità. In realtà è il contrario. È la felicità che ci darà il potere di realizzare i nostri sogni, perché è nella felicità che il nostro potere aumenta a dismisura, dato che da contenti ci diamo da fare. Da felici siamo più sani, più forti, memorizziamo meglio, la nostra capacità di concentrazione aumenta, sappiamo più cose e abbiamo l’entusiasmo per sollevare le nostre terga e portarle nella direzione dei nostri progetti. Da infelici il deretano lo lasciamo dentro una qualche poltrona, spesso piazzata davanti a una televisione che trasmette reality: nelle persone anziane la depressione viene scambiata spesso per demenza iniziale, tanto i sintomi sono simili. L’infelicità ha un grandissimo marketing. Nei giornali femminili di alto standing il 95% delle modelle ha una faccia imbronciata o arrabbiata o spaventata, ed è fotografata sullo sfondo di luoghi cupi o squallidi. Moltissime persone imparano ad avere un’aria annoiata e schifata nella convinzione, ovunque incoraggiata, di sembrare più intelligenti, almeno più interessanti. Se guardo il mondo con aria di noia e disgusto, darò l’impressione di quello che al mondo è superiore. È una strategia disastrosa. Fingersi di malumore determina un umore disastroso: la correlazione tra espressione del viso ed emozione funziona nei due sensi. Questo concetto sarà ripreso nel capitolo sul sorriso ed è dimostrato in maniera certa dalle neuroscienze. Inoltre più cerco motivi per essere astioso e scontento, più ne trovo.«A chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza, e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha», Matteo 13,12.La nostra mentalità sindacale sussulta a queste parole: e la ridistribuzione dei redditi? Il senso invece è di una potenza assoluta, pari solo alla verità. A chi ha (motivi di scontento) sarà dato (altro scontento), colui che non ha , perché tiene sempre l’attenzione concentrata su quello che manca, perderà tutto. A chi ha motivo di gioia sarà data altra gioia.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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