2021-07-11
Persino gli islamici mollano il Pd ostaggio di Zan
Una buona parte di islamici è contraria alla legge bavaglio, «controversa e anti religiosa». L'Ucoii: «Credere che la famiglia sia formata da una donna e da un uomo non vuol dire discriminare qualcuno» Nella nostra tanto arretrata Italietta si discute ancora di «razzismo», «sessismo» e «omofobia». Ma altrove, nelle nazioni più illuminate dal pensiero liberal, sono stati da tempo compiuti importanti passi avanti. Si parla, in quei luoghi elevati, di «intersezionalità». Come ha spiegato il filosofo francese Pascal Bruckner, il concetto è stato teorizzato tra la fine degli anni Ottanta e i Novanta da una studiosa di diritto americana, Kimberlé Crenshaw, che ha sviluppato le teorie di Peggy McIntosh e Gloria Jean Watkins. Con «intersezionalità» si indica, scrive Bruckner, «la condizione di chi vede simultaneamente accumularsi su di sé diverse forme di discriminazione presenti nella società odierna, come il sessismo, il razzismo, l'omofobia o la transfobia. È un sovrapporsi di pregiudizi che consente di comprendere la situazione delle persone maggiormente vulnerabili». In questo quadro ideologico, «ciascuno di noi è la somma delle sue ferite. Per esempio, una donna nera lesbica può vantare tre forme di oppressione che conteranno come altrettante voci nel suo curriculum, soprattutto se è portatrice di handicap. [...] La buona vittima è quella che totalizza il maggior numero di punti nel martirologio che ognuno compila per essere riconosciuto». Per alcuni ideologi, ad esempio la madrina delle teorie queer Judith Butler, le varie vittime di oppressione dovrebbero costituire una «alleanza dei corpi», per orientare la politica verso «una serie di temi interconnessi come la precarietà, la vulnerabilità, la rivendicazione di una vita vivibile e l'esclusione dalla sfera pubblica di apparizione». Tutto bellissimo: sarebbe il grande trionfo delle minoranze contro il maschio-bianco-occidentale. C'è solo un piccolo problema. È vero che le minoranze si percepiscono, ciascuna a modo suo, come vittime di oppressione e covano risentimento. È vero che sono molto simili le modalità che ciascuna di queste minoranze adotta per manifestare il proprio risentimento. Ma, sul mercato del vittimismo, gli attori rimangono fondamentalmente avversari. L'attivista nera Angela Davis, ad esempio, si trovò a difendere il «diritto riproduttivo fondamentale» per le sue «sorelle», battendosi contro gli aborti forzati. Le militanti radicali bianche, invece, nello stesso periodo si battevano strenuamente a favore dell'aborto. Certo, gli «oppressi» possono unirsi contro il Grande Nemico Patriarcale. Tuttavia essi mantengono interessi divergenti, che spesso danno vita a cortocircuiti surreali. Uno di questi si sta consumando sottotraccia proprio in questi giorni e riguarda il rapporto tra il Partito democratico e le associazioni musulmane. Come noto, il Pd è sempre pronto a contribuire alla retorica sull'islamofobia. Quando ci sono casi di violenza che coinvolgono musulmani è in prima linea a ribadire che «l'islam non c'entra». E, ovviamente, con la loro politica totalmente aperturista sull'immigrazione, i dem favoriscono non poco l'aumento della presenza islamica in Europa. Questa superficiale coincidenza di interessi torna buona quando c'è da attaccare la «destra xenofoba» e si è tradotta pure in alleanze politiche che hanno portato, a Milano, all'elezione in consiglio comunale della prima musulmana velata, Sumaya Abdel Qader. A interrompere l'idillio, però, è arrivato il ddl Zan. Segno che i cosiddetti «temi etici» restano un voluminoso ostacolo sulla via della «intersezionalità». Qualche giorno fa, Sumaya ha scritto un articolo sul sito Valigia Blu per supportare la Rete per la modifica della cittadinanza, che chiede di «riformare la legge sulla cittadinanza per rispondere a un milione di giovani che chiedono di essere riconosciuti come italiani». Il guaio è che l'esponente del Pd si è allargata un po' troppo. «La campagna lanciata da Rrc si chiama “Dalla parte giusta della storia"», ha scritto. «Un titolo non casuale nato dalla consapevolezza che spesso quando si chiede l'allargamento dei beneficiari di un diritto si alzano scudi ideologici che cercano di contrastare in ogni modo tale possibilità. [...] Dal suffragio universale che voleva allargare il voto alle donne, passando per le leggi per il diritto al divorzio e aborto, la legge contro l'attenuante al delitto d'onore, fino alle unioni civili e poi il recente ddl Zan, lo schema si ripete». Gli accenni all'aborto, alle unioni gay e al ddl Zan non sono affatto piaciuti a una bella fetta di musulmani italiani, compresi quelli che in passato hanno sostenuto la sinistra. Il sito La Luce di Davide Piccardo (ex volto del Coordinamento associazioni islamiche di Milano da cui Sumaya proviene) ha pubblicato un articolo abbastanza ruvido. L'esponente dem viene criticata per aver manifestato «esplicita condivisione di leggi controverse sotto il profilo etico quando non chiaramente anti-religiose». Sullo stesso sito, Hamza Roberto Piccardo, fondatore dell'Ucoii, ha affondato il colpo con un editoriale in cui spiega che i musulmani italiani certo non possono votare i partiti di destra «islamofobi». Ma, a differenza del passato, non possono più appoggiare quelli di sinistra poiché portano «avanti il loro progetto “gender" fin nelle scuole dell'infanzia, per legge». Ed eccoci al punto. Dei musulmani il Pd si occupa molto quando può trarne vantaggio, cioè per sostenere la cittadinanza facile, l'antirazzismo di facciata e l'immigrazione selvaggia. Ma non appena la «minoranza islamica» esce dalla casellina che la sinistra le ha riservato, non ha più spazio. E infatti non si dice mai che i musulmani sono per lo più contrari al ddl Zan. Sul tema La Luce sta conducendo da tempo una campagna molto decisa, e di recente anche Yassine Baradai, segretario generale dell'Ucoii, ha ribadito i forti dubbi della sua associazione sul testo di legge. «Credere che la famiglia sia formata da una donna e un uomo non vuol dire discriminare qualcuno», ha detto Baradai durante un'audizione in Senato. A conti fatti, dunque, insistendo sul bavaglio arcobaleno il Pd è riuscito a irritare pure i musulmani italiani. Che succederà ora? Zan accuserà le associazioni islamiche di alimentare l'odio? Per altro, se il ddl passasse, i musulmani potrebbero risultare a norma di legge sia vittime (islamofobia) sia carnefici (omofobia). Ci sarà da ridere.