2021-09-18
L’ossessione per il Cav e le stragi dell’ex segretaria di Davigo al Csm
Piercamillo Davigo (Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images)
Gli appunti della presunta «postina» su Silvio Berlusconi e la strategia della tensione negli anni Settanta ritrovati durante una perquisizione. Il compagno (ex toga) in rapporti con il faccendiere Fabrizio Centofanti.«Caro Travaglio, ecco i documenti». La funzionaria inviò al Fatto gli atti secretati supplicandone la pubblicazione. Un'altra lettera anonima recapitata a una cronista di «Repubblica»: è uno scoop. Lo speciale contiene due articoli.Dagli atti dell'inchiesta per cui è indagata per calunnia Marcella Contrafatto, l'ex segretaria di Piercamillo Davigo al Csm che gli accertamenti della Procura di Roma indicano come il corvo che avrebbe diffuso ai giornali i verbali milanesi dell'avvocato Piero Amara, emergono una forte passione per i misteri d'Italia e una specie di ossessione per Silvio Berlusconi. Quasi fosse una collega dei magistrati per cui lavorava al Csm. La donna, infatti, vergava di suo pugno appunti su importanti inchieste del passato, ma anche del presente. Dalla strage di Bologna alle tangenti Eni. Dalla trattativa Stato-mafia a Gladio. Appunti confusi, fissati sulla carta del Csm, dove nomi che hanno accompagnato gli anni della cosiddetta strategia della tensione si mischiano ad appunti culinari. È il caso di uno dei due manoscritti relativi alla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, per la quale è da poco cominciato il processo ai presunti mandanti. Nell'appunto vengono affastellati alcuni dei nomi finiti sui giornali: «Gelli (Licio, il gran maestro della Loggia P2, ndr), Ortolani (Umberto, ndr), D'Amato Umberto (ex capo dell'Ufficio affari riservati, ndr)». Quest'ultimo viene definito «organizzatore». Non mancano le accuse di collusione dei servizi segreti, nonché quelle di responsabilità dei «governi anni '70». Guardando il foglio, sulla destra, in posizione verticale, proprio accanto alla sfilza di nomi e di riflessioni, il clima da spy story si sbriciola contro un «Paste sfoglie nelle salsicce». Anche altri appunti ruotano intorno alla strage avvenuta alla stazione nel capoluogo emiliano. La pagina comincia con la parola «riciclaggio», slegata dal contesto, per poi passare ai nomi «Bellini (Paolo, attualmente sotto processo per la bomba, ndr)» e «Mori (Mario, ex comandante del Ros dei carabinieri e del Sisde, mai coinvolto nell'indagine sulla strage, ndr)», collegati con una freccia. Sotto al nome di Bellini la donna appunta la parola «killer», senza alcun riferimento a episodi ipotizzati o accertati, pur essendo l'uomo reo confesso di 13 omicidi. Poi un elenco di estremisti di destra, tutti condannati o coinvolti per la bomba a Bologna: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e appunto Bellini. Ma la donna aggiunge un nome, «Di Nardo», mai comparso tra gli indagati per la strage. Gran parte dell'attenzione della donna, però, da brava divoratrice del Fatto quotidiano e, come confessato in una lettera anonima, estimatrice di Marco Travaglio, sembra essere concentrata su Berlusconi. L'appunto è scritto in questo modo: «Sentenza primo grado». A capo si legge: «250 milioni a Cosa nostra». E ancora una riga sotto: «Da Berlusconi. La mente è lui-Dell'Utri». Nella parte finale del foglio compare un nome: «Baiardo (Salvatore, ndr)», presunto anello di collegamento con l'ex premier, accanto a una freccia che indica «Graviano fratelli». Sembra il riassunto di una puntata della trasmissione Report di inizio gennaio. Tanto che comprare anche la data del fallito attentato allo stadio Olimpico, 23 gennaio 1994 e quella dell'arresto dei Graviano, il 27 gennaio dello stesso anno. Ma non è finita. Contrafatto scrive: «Tre mesi dopo Berlusconi vince le elezioni». Ci piazza uno «Spatuzza (Gaspare, pentito di mafia che ha fatto riaprire le indagini sull'omicidio Borsellino, ndr)», un «91», e chiude la questione con i nomi di «Graviano», «Dell'Utri» e «Berlusca», scritto proprio così. Prima di una freccia verso il basso scrive «all'hotel San Rocco, più di un incontro». E dove finisce la freccia appunta: «Lo dice Baiardo».Voltando pagina si trovano gli appunti sull'Eni. Altro tormentone del Fatto quotidiano. Questa volta tutti in stampatello. Il titolo è «Ultimo scandalo dei Descalzi boys». E giù con giri di soldi e di società. Fino ad arrivare al nome di «Amara», che sembra essere un'altra delle passioni di Contrafatto.A casa, durante una perquisizione, sono saltati fuori i sei verbali dell'avvocato non sottoscritti, oltre a una marea di documentazione: carteggi con trascrizioni di registrazioni denominate «manc», «casal» e «gio'». Ma anche varie rassegne stampa del Csm su Luca Palamara, un estratto del libro Il Sistema e tre procedimenti disciplinari, tra i quali quello di Palamara, che, non si sa per quale regione, voleva studiare in privato. Un altro dei fascicoli, anche se non viene indicato con precisione nel verbale di sequestro, potrebbe riguardare tale Eugenio Polcari, giudice di Ischia finito al Csm per l'esposto di un geometra. Il caso fu archiviato. Ma i pm romani si sono chiesti come mai fosse a casa della ex segretaria di Davigo e hanno chiesto alla polizia giudiziaria di accertarlo.Infine, Contrafatto aveva archiviato in uno dei suoi tiretti un avviso di chiusura indagini del procedimento romano per corruzione e frode fiscale nei confronti di Amara e del lobbista Fabrizio Centofanti (entrambi arrestati nel febbraio 2018), con la prima pagina strappata, e annessa rassegna stampa. Cosa se ne facesse di tutto quel materiale giudiziario al momento non è stato chiarito. Ma i verbali di Amara non sono l'unico stranissimo intreccio che lega Contrafatto all'ex avvocato dell'Eni.Fabio Massimo Gallo, alto magistrato in pensione e già esponente di punta di Autonomia & Indipendenza, la corrente di Davigo, viene indicato dagli inquirenti come il compagno di Contrafatto. Gli inquirenti annotano rapporti documentati proprio con sopra citato Centofanti, coindagato di Amara, emersi tra l'altro in una cordiale telefonata così riassunta: «Gallo per Centofanti. inizialmente si salutano e accennano alla partenza di Centofanti per le vacanze verosimilmente il 23 dicembre... Gallo informa Centofanti del compleanno di Marcella e aggiunge: “E la nostra comune amica... siccome lo sa... organizza... vuole organizzare lei una festa per Marcella a casa sua". Gallo invita Centofanti: “Siete i primi della partita" ...». Una frequentazione non di poco conto (non a caso evidenziata negli atti depositati), visto il legame stretto tra Centofanti e l'avvocato siciliano di cui sono stati diffusi i verbali.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lossessione-per-il-cav-e-le-stragi-dellex-segretaria-di-davigo-al-csm-2655057814.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="caro-travaglio-ecco-i-documenti" data-post-id="2655057814" data-published-at="1631917016" data-use-pagination="False"> «Caro Travaglio, ecco i documenti» Con la lettera anonima (piena di maiuscole usate per dare enfasi alle parole come si usa nelle chat) inviata a febbraio alla giornalista di Repubblica Liana Milella, il «corvo» (secondo la procura di Roma identificabile in Marcella Contrafatto, ex segretaria di Piercamillo Davigo al Csm) che ha diffuso i verbali delle dichiarazioni milanesi dall'avvocato Piero Amara sulla presunta Loggia Ungheria, era intenzionata a far scoprire alla penna del quotidiano romano quello che sosteneva essere «un nuovo mondo, che naturalmente ci tengono a mantenere segreto, anche ad alti livelli e altissimi livelli (in maiuscolo, ndr)». E per far capire subito quanto in alto puntasse, tira in ballo nientemeno che il procuratore generale della Cassazione: «Pensi che il nostro caro (in maiuscolo, ndr) Giovanni Salvi, che è a conoscenza, dice che ci sono brave persone, persone di famiglia e che non bisogna rovinarle». Ma Salvi, che almeno nei verbali di Amara depositati dalla Procura di Roma non viene mai citato, per l'autore della lettera - interamente dattiloscritta - avrebbe anche «salvato sé stesso con quella direttiva “autopromozione", sapendo che anche lui aveva chiesto al maestro (Palamara, ndr)». Il riferimento è al documento con cui Salvi «perdonava» i magistrati che si sponsorizzavano da soli, come - a dire dell'ex presidente dell'Anm - aveva fatto lo stesso pg in un hotel romano proprio con il magistrato radiato. Poi la presunta talpa, che ha già fatto avere i verbali a un altro giornalista, Antonio Massari del Fatto quotidiano, sembra quasi voler mettere la sua interlocutrice in competizione con altri giornali: «Ci sono altri verbali ovviamente... immagino che non potrà pubblicare questa roba scottante. Le chiederebbero come li ha avuti […] Magari lo faranno altri prima di lei, non so […]». Non mancano nemmeno riferimenti ai grandi misteri d'Italia degli anni Settanta e della guerra fredda: «Magari le potranno essere utili, in fondo la P2 alla fine venne fuori, Gladio venne fuori, […] Potrebbe essere uno scoop». Due invece le missive dattiloscritte che il «corvo» invia l'autunno precedente alla redazione del Fatto quotidiano e che Massari consegna ai pm milanesi nel corso degli interrogatori. Una è indirizzata al direttore: «Caro Travaglio, questa è la seconda serie di verbali che Lei già dovrebbe conoscere. La prima parte gliela ho mandata circa 15-20 giorni fa e ovviamente non ci sono tracce sul suo giornale. Capisco che essendo verbali segreti e che mai vorranno farli uscire, ci siano delle difficoltà obiettive. Salvi è al corrente, ma non intende fare nulla». Ma non manca nemmeno l'ultimatum: «Allora io aspetto un altro mese, dopo di che mando ad altro giornale, volevo che lei avesse […]». Ma è nella lettera del primo invio che l'autore trasmette la paura per le conseguenze della fuga di notizie. Aggiungendo in calce una postilla manoscritta, dai toni drammatici: «Mandi un segnale. Non posso finire in galera. Sono loro che devono andarci». Ironia del destino, quella frase è diventata uno degli elementi su cui oggi poggia l'indagine della Procura. Quel manoscritto infatti è stato usato per la perizia tecnico-grafica disposta dalla pm capitolina Rosaria Affinito, titolare dell'inchiesta insieme al collega Fabrizio Tucci. Il reperto, che il consulente ha etichettato con la sigla V2 è stato messo a confronto con testi scritti di suo pugno dalla Contrafatto e le conclusioni del perito sono nette: «Le indicazioni manoscritte sui documenti esaminati ed indicati come V1-V9 devono essere attribuite a Maria Marcella Contrafatto».