I messaggi tra i membri della Wpath rivelano impreparazione e negligenza sul cambio di sesso. Soprattutto verso i minorenni.
I messaggi tra i membri della Wpath rivelano impreparazione e negligenza sul cambio di sesso. Soprattutto verso i minorenni.«So che sto parlando con un muro bianco». Il tema non è secondario: il cambio di sesso. Quindi sarebbe importante far capire. Il destinatario del commento è l’adolescente che vorrebbe sottoporsi alla terapia ormonale. E l’autore è Daniel Metzger, endocrinologo canadese, il dottore che tenta di ottenere il consenso. In una chat con alcuni colleghi esperti in traversate transessuali si sbilancia: «Spesso i medici spiegano queste cose a persone che non hanno ancora studiato biologia alle scuole superiori». Per forza, hanno 13-14 anni. Poi aggiunge che «anche i pazienti adulti hanno una conoscenza molto scarsa degli effetti di questi interventi». Siamo a cavallo.Questa sarebbe la granicità scientifica dei protocolli sulla disforia di genere. Il dottor Metzger è un membro di spicco del WPath (World professional association for transgender health), l’associazione americana con tentacoli mondiali che promuove la salute dei pazienti transessuali, guida scientifico-spirituale del mondo Lgbtq+, capace di orientare le azioni dei governi nell’Occidente delle transizioni felici. In realtà nella chat dei medici traspare soprattutto la preoccupazione di chi si è incamminato su una strada sconosciuta e parla dei giovani pazienti come se fossero cavie. È la sensazione che si avverte dopo la pubblicazione di centinaia di post relativi a conversazioni interne fra specialisti WPath, ottenuti dalla Environmental Progress, l’organizzazione di ricerca indipendente fondata dal cacciatore di scoop Michael Shellenberger. Ed è disarmante notare come gli pseudo-luminari che ufficialmente si presentano da alfieri dello scientificamente corretto, nei forum interni abbiano più dubbi che certezze. Come denuncia Environmental Progress «I documenti rivelano una diffusa negligenza medica nei confronti di bambini e adulti vulnerabili». Le conversazioni dei medici venute alla luce (chiamate WPath leaks) che discutono come trattare i pazienti, stanno facendo il giro del pianeta e stanno suscitando un vespaio, anche perché nelle comunicazioni certificate gli stessi medici insistono nel definire i percorsi come «non più sperimentali».Al contrario, sembra che lo siano. Sembra che si brancoli nel buio perché la giovane età dei «muri bianchi» impedisce di ottenere consensi davvero informati. E perché «è difficile far capire le conseguenze alle quali vanno incontro i pazienti» che chiedono i bloccanti della pubertà con «effetti potenti e alteranti» sulla loro vita. Sempre Metzger confida ai colleghi che «i giovani pazienti desiderano solo una voce più profonda, senza peli sul viso, o assumono estrogeni senza sviluppare il seno. Cosa che suggerisce una comprensione molto scarsa del funzionamento del corpo umano». In una chat abbastanza agghiacciante la psicologa infantile Dianne Berg (definita un caposaldo del WPath) interviene per aggiungere che «non ci si può aspettare che gli adolescenti comprendano le conseguenze del trattamento perché è fuori dalle loro capacità». Aggiunge Berg: «Diranno che capiscono. Ma poi diranno qualcos’altro che ti fa pensare: Oh, non hanno veramente compreso che avranno i peli sul viso».Al di là del consenso impossibile, a porte chiuse i medici del WPath - secondo i segugi di Shellenberger entrati in possesso del materiale esplosivo - «confessano che le loro pratiche si basano sull’improvvisazione». La stessa presidente Marci Bowers spiega che «non è ancora del tutto compreso l’effetto dei bloccanti della pubertà sulla fertilità». Non proprio un dettaglio. Impegnati a scardinare il genere binario, gli esperti di transizione ammettono di portare avanti le terapie anche con bambini che hanno deficit mentali. Un esempio. Un professore della Yale School of Medicine chiede consiglio al gruppo sul metodo migliore da adottare con un giovane «con ritardo nello sviluppo cognitivo» e quanto sarebbe etico «consentirgli di passare alla terapia ormonale». Risposta di uno psichiatra della Nuova Scozia: «Bisogna soppesare il danno di agire rispetto a quello di non agire». Interviene Dan Karasic, professore dell’Università della California (San Francisco), a mettere il punto esclamativo: «La semplice presenza di una malattia psichiatrica non dovrebbe bloccare la capacità di una persona di iniziare gli ormoni, se soffre di disforia di genere». Non dovrebbe.Dai WPath leaks (alcuni li trovate in questa pagina) escono perplessità dovute alla presenza di un tumore al fegato su un minorenne dopo la terapia di ormoni; divagazioni sugli effetti collaterali della vaginoplastica («Non tutti hanno avuto risultati perfetti», scrive Christine McGinn che ne ha fatte 20 su minorenni in 17 anni); cure a base di estrogeni che provocano «spaccature nella pelle che sanguinavano ed erano strazianti» (così parla un’avvocatessa e attivista transgender dopo anni di testosterone). Spicca un delirante conversario sulla «nullification», l’annullamento del sesso con riduzione della persona a bambola, operato in regime di copertura assicurativa. Come se in un domani distopico fosse possibile attuarlo con il servizio sanitario nazionale.Alla luce di tutto questo risulta sacrosanto l’invio degli ispettori del ministero della Sanità all’ospedale Careggi di Firenze, dove il trattamento della disforia di genere viene praticato con l’uso della triptorelina. La verifica dei metodi è fondamentale. Nei WPath leaks il verbo più utilizzato è «potrebbe», di solito una coperta di Linus quando la scienza balbetta.
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