2025-10-27
«Grillo batte un colpo. E Conte alla fine rimarrà senza truppe»
Beppe Grillo. Nel riquadro, Lorenzo Borré (Ansa-Imagoeconomica)
Lorenzo Borrè, storico legale dei dissidenti M5s: «La rivolta della Appendino? Troppo tardi. Non prevedo scissioni: nessuno ha la forza di farne».«Altro che campo largo. Il Movimento 5 stelle era nato in chiave anti Pd. Oggi è diventato irriconoscibile, un mix di “travaglismo”, “assistenzialismo” e “più diritti per tuttəə*”. Ma nessuno avrà la forza per fare scissioni. Non si può rianimare un corpo già morto». Lorenzo Borrè è lo storico avvocato dei fuoriusciti grillini. Ogni volta che un iscritto viene cacciato a pedate dai vertici e chiede giustizia, corre da lui. Ex appartenente al Movimento (è uscito nel 2012), Borrè per motivi professionali è diventato un luminare della galassia pentastellata. Con l’occhio dell’antropologo che ha dovuto studiare i più disparati tipi umani, si destreggia abilmente tra ricorsi e cavilli, tradimenti e vendette, trionfi e miserie del partito. E oggi traccia la sua previsione: «I 5 stelle si dissolveranno al grido di “tutti a casa”. E Conte probabilmente finirà senza truppe come Gianfranco Fini». Conte candidato unico si conferma leader del Movimento, per mancanza di concorrenti. E Beppe Grillo si prende la sua rivincita ripristinando il logo e il sito web del Movimento originario. L’Elevato prepara il suo ritorno? «Quel sito appena rilanciato in Rete è in stretto collegamento con la vecchia storia del Movimento. Si tratta di un gesto che mira a rivendicare la purezza delle origini. Ufficialmente la persona che lo ha registrato è anonima, ma le impronte di Grillo, a voler ben vedere, sono evidenti».È un’altra tappa della guerra legale in corso tra Grillo a Conte, per appropriarsi delle sacre insegne del partito?«È un modo per piantare una bandiera, perché tutti la vedano. Grillo sta mandando dei messaggi politici, dicendo: questo simbolo appartiene a me. Ricordiamo che ci sono due sentenze a Genova che attestano un fatto: Grillo è l’unico titolare del diritto di utilizzo del nome e del contrassegno del Movimento. Volendo, lui potrebbe inibire a Conte l’utilizzo del nome». E Conte come ha risposto?«I contiani sostengono di essere in una botte di ferro, e sventolano un contratto sottoscritto da Grillo e Conte». E lei lo ha letto?«Certo, mi venne recapitato in una busta anonima con la misteriosa dicitura “Resistenza Francescana”. Qualche anima buona me lo spedì segretamente per periziarlo». Resistenza Francescana? Tipico stile di Beppe Grillo. «Era un richiamo romantico alla data di nascita del primissimo Movimento di Grillo e Casaleggio: 4 ottobre 2009, giorno di San Francesco d’Assisi. In sostanza, questo contratto prevedeva un accordo: Grillo non avrebbe contestato l’utilizzo del simbolo, ricevendo in cambio una malleva in denaro. Ma se Conte era certo delle sue ragioni, perché riconoscere all’avversario un corrispettivo finanziario? Siamo proprio sicuri che il contratto chiuda la questione?».Grillo potrebbe fondare un nuovo soggetto politico, scippando il nome a Conte? «La rinascita di questo vecchio sito internet, per giunta con i verbali assembleari pubblicati dentro, la considero un ballon d’essai di Grillo. Ha sparato un colpo per vedere che succede, è una tecnica di guerriglia. E forse c’è anche un elemento passionale del comico genovese, uno scatto di orgoglio dopo aver perso la sua creatura». Il fatto che Grillo si metta la mimetica proprio adesso, dopo la batosta presa dal M5s alle Regionali in Toscana, è una coincidenza? «Forse vuole ricordare ai pochi che non lo hanno ancora compreso che il partito di Conte è su un altro pianeta rispetto al movimento delle origini. Hanno formule chimiche completamente diverse, non c’è niente che li accomuni neanche a livello subatomico». E dunque? «Dopo averne stravolto l’identità, Conte dovrebbe forse, per coerenza, cambiare nome al partito. Ma se non lo fa, è per esigenze di marketing elettorale: come la fiamma o lo scudocrociato, evidentemente quelle “5 stelle” garantiscono un minimo di voti». Insomma, sta dicendo che il partito di Conte è ormai un sultanato, mentre il movimento delle origini era nato sul «potere che partiva dal basso»?«Organizzare il voto sui vertici del movimento avendo in lizza un unico candidato, significa una cosa sola: il Movimento oggi ha un deficit democratico, perché se non c’è neanche un contendente e chiami “assemblea” quello che è un voto postale a risultato scontato, il problema te lo devi porre: la mancanza della possibilità di scelta è segno di astenia, non di vigore politico. È dunque anch’esso un partito leaderistico. Detto questo, devo anche precisare che, nella storia del M5s, il potere non è mai partito veramente “dal basso”. La volontà della base si è sempre uniformata all’orientamento dei vertici, a volte con conseguenze surreali».Cioè?«Nel 2021, per esempio, si modificò lo statuto dell’Associazione, prevedendo una guida collegiale. Sei mesi dopo fecero un’altra modifica statutaria, imponendo una guida monocratica designata da Grillo. La stessa assemblea degli iscritti abbracciò due principi opposti nel giro di sei mesi». Resta il fatto che Conte sta attraversando una crisi di consenso. E ha perso un pezzo grosso, con l’addio di Chiara Appendino. «Ho letto, ma come ha detto qualcuno, Appendino poteva pensarci prima. Rischia di fare la figura di una “Cassandra fuori tempo”. Il paradosso è che il partito oggi si è strutturato con un’articolazione territoriale, ma perde comunque voti: non riesce più a radicarsi localmente. Quando era più disarticolato e “improvvisato”, ne aveva una marea. L’organizzazione, checché ne dica Lenin, non è tutto». Nel 2018 il M5s era al 32%, oggi l’ultimo sondaggio Swg lo attesta intorno al 13, in Toscana hanno preso poco più del 4. «Mi chiedo come faccia ad avere ancora queste percentuali. Conservo una foto di qualche anno fa, insieme a tanti attivisti. Se oggi tracciassi una croce sul volto di quelli che hanno lasciato per sempre la politica, non resterebbe più nessuno. Sono fuggiti tutti, tornati ai loro lavori. Non a caso, le manifestazioni “marchiate” 5 stelle non esistono più, non riempiono le piazze. Piuttosto, si stemperano nel mare magnum del campo largo». Campo largo, o «campo santo», per il movimento di Conte?«Sono diventati una forza di complemento, mentre una volta erano il volano della Nazione e del cambiamento. Se dovessi identificare oggi la posizione politica del Movimento, avrei delle difficoltà». È stato un errore apparentarsi al Pd?«Molti sono rimasti spiazzati. Non dimentichiamo che il Movimento 5 stelle delle origini, più che antisistema, era anti Pd. Lo consideravano un partito che aveva tradito tutte le istanze sociali della sua tradizione progressista». Quindi, come possiamo definire oggi l’ideologia pentastellata? Qual è il «pantheon»?«Non saprei dire qual è l’identità ideologica: si va dalle rivendicazioni Lgbtq alla Palestina, dal giustizialismo al pacifismo a corrente alternata. Conte tuona contro la guerra, ma nel 2022 ha espulso Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato, perché votò contro gli armamenti all’Ucraina». Se non definisce l’ideologia, individui almeno l’ideologo.«L’ideologo del partito oggi è certamente Marco Travaglio. E al di là degli statuti, la “costituzione materiale” del Movimento è rappresentata dal Fatto Quotidiano. Non di rado, ho sentito dichiarazioni dei parlamentari 5 stelle plagiate dagli editoriali di quel giornale. Mettiamola così: l’ideologia del partito è data da un 50% di “travaglismo” e un 50% da un mix di assistenzialismo e “più diritti per tuttə*”». Ci sarà una vera fronda nel Movimento? Un nuovo soggetto politico, una scissione?«Non credo. È difficile rianimare un corpo inerte, non ci sono tensioni ideali, è un blocco unico. Ci sono stati tentativi in passato, tutti falliti miseramente. Del resto non c’è mai stato un soggetto forte che rappresentasse i fuoriusciti, che alla fine si sono condannati all’irrilevanza. Il cesarismo di Conte non è minacciato da alcun congiurato, da nessun Bruto». E Alessandro Di Battista? Si deciderà a scendere in campo?«Qualcuno lo paragona a Garibaldi. Ma senza colonnelli, senza una rete strutturata e con adeguata conoscenza del funzionamento della macchina istituzionale, scendere nell’agone elettorale adesso sarebbe velleitario. Ed essendo lui una persona in gamba, credo ne sia consapevole». Dunque come finirà? La Campania sarà la prova finale? Il movimento è destinato a dissolversi?«Non so dire quando, ma come. Il partito tramonterà per “sfinimento”. Finirà al grido di “tutti a casa”, come l’8 settembre, ma senza il contorno drammatico. Ricorda Futuro e Libertà di Gianfranco Fini? Già dopo le prime proiezioni elettorali fallimentari, il sito internet del partito smise di pubblicare aggiornamenti e si arrivò improvvisamente al capolinea. La fine me la immagino così».
«Il delitto di via Poma» (Sky Crime)
A 35 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, la docuserie Il delitto di via Poma su Sky Crime ripercorre il caso con testimonianze e nuovi spunti d’indagine, cercando di far luce su uno dei misteri più oscuri della cronaca italiana.
Alberto Gusmeroli (Imagoeconomica)