2020-08-11
L’opposizione vuole sfiduciare Conte. La bomba esploderà dopo le regionali
Antonio Tajani, Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Ansa)
Il centrodestra sta elaborando la mozione contro il governo. La mossa può ricompattare la maggioranza, ma se alle elezioni locali arriverà la batosta tutti, Quirinale compreso, capiranno che è ora di tornare al voto.Discussione ancora aperta nel centrodestra, ma la strada pare tracciata: alla riapertura delle Camere, e in ogni caso al più tardi tra fine agosto e inizio settembre, le forze di opposizione sembrano determinate a presentare una mozione di sfiducia contro il governo, che trarrebbe la sua origine dalle contraddizioni (il centrodestra dice apertamente: dalle bugie) di Giuseppe Conte rispetto alla gestione della fase più calda dell'emergenza sanitaria. I «capi di imputazione», politicamente parlando, sono ben noti. Primo: il ritardo iniziale nell'affrontare il contagio. Il 27 gennaio Conte andò in tv da Lilli Gruber a proclamare spavaldamente il suo «siamo prontissimi», e già quattro giorni dopo, il 31, proclamò lo stato d'emergenza. Eppure, per arrivare al lockdown, giusta o sbagliata che fosse la decisione, si è dovuto attendere il 7 marzo. Cosa si è fatto, anzi, cosa non si è fatto in quei lunghissimi 40 giorni?Altra questione rovente: i verbali del comitato tecnico scientifico. Ora si capisce bene come mai Conte abbia fatto l'impossibile per posticiparne (e adesso per centellinarne) la divulgazione. Così come è abbastanza leggibile l'operazione politico mediatica del Corriere della Sera, che ieri ha improvvisamente dato conto di un verbale del 10 marzo in cui il comitato avrebbe ex post avallato la scelta di Conte del 7. Peccato che, in base ai verbali già desecretati, lo stesso comitato, la settimana precedente, avesse caldeggiato la zona rossa in Val Seriana e sconsigliato il lockdown nazionale: esattamente il contrario di quanto deciso dal governo. Ora, è vero (tesi difensiva dei giallorossi) che il governo era libero di decidere (ci mancherebbe), ma è pur vero che Conte si è sempre fatto scudo del parere del comitato, anche se poi, a quanto pare, una volta interpellato dai magistrati, avrebbe fatto intendere di non aver letto i verbali precedenti. Salvo ora ripiegare su una giustificazione ancora diversa: giunti al 7 marzo, secondo il premier, la situazione era ormai mutata, e occorreva un intervento non solo nella Bergamasca, ma in tutta la Lombardia, anzi prudenzialmente in tutta Italia. Troppe versioni, troppe contraddizioni, troppe opacità. Dinanzi a tutto questo, il centrodestra proclamerebbe la sfiducia, pur sapendo bene che questo genere di mozioni tende a compattare le maggioranze, non fosse altro che per istinto di sopravvivenza. Tra l'altro, i numeri parlamentari parlano a favore del quadripartito giallorosso. A Montecitorio il problema non si pone nemmeno: i quattro partiti di maggioranza dispongono di 333 voti su 630, un margine amplissimo. Al Senato il quadro è solo apparentemente più complicato da decifrare: a Palazzo Madama, infatti, il quadripartito M5s-Pd-Italia viva-Leu usufruisce quasi sempre del supporto dei due gruppi misti, il Misto propriamente detto e il gruppo per le Autonomie, più il concorso nei casi di necessità dei senatori a vita. Mettendo tutto e tutti nel calderone, si arriva oltre quota 180, circa 20 unità sopra la maggioranza assoluta. Ribaltare numeri simili è pressoché impossibile. Né, dal punto di vista del centrodestra, c'è da sperare che Matteo Renzi si sfili dall'alleanza di cui è parte. Primo: è troppo debole elettoralmente per innescare il voto politico nazionale. Secondo: la stessa ipotesi ventilata dai renziani di una commissione d'inchiesta su tutta la vicenda del Covid-19 è un modo, pur «avvisando» Conte, di salvare il governo, buttando la palla molto lontano. E allora come si spiega la mossa del centrodestra, se effettivamente Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia giocheranno la carta della sfiducia? Come un'operazione verità: devono essere chiare davanti agli italiani le responsabilità di Conte e deve essere palese all'opinione pubblica che - purtroppo - non c'è stato alcun «modello italiano». Parlano chiaro da un lato i numeri delle vittime, per ciò che riguarda la gestione sanitaria, e dall'altro il tracollo economico in corso, per ciò che attiene alla gestione del lockdown e della ripartenza.Tra l'altro, si vota il 20 settembre, ed è naturale che nelle ultime tre settimane prima del voto il clima si infiammi. Il centrodestra cerca di impostare la volata finale nelle sette regioni in termini di «o di qua o di là». E se fossero confermati i sondaggi attuali, che vedono le forze di opposizione prevalenti in cinque regioni su sette tra quelle chiamate alle urne, un minuto dopo questa tornata il computo complessivo delle 20 regioni ne vedrebbe ben 16 governate dal centrodestra e solo quattro dal Pd e dai suoi alleati (nemmeno tutti).A quel punto, sarebbe ben difficile reggere per Conte. Certo, dal punto di vista dell'aritmetica parlamentare, proprio il timore del baratro potrebbe portare i peones giallorossi a blindare il governo. Ma, in termini di rapporto con il Paese, tutti (Quirinale incluso) dovrebbero prendere atto di un caso da manuale di «grave disarmonia» tra corpo elettorale e maggioranza parlamentare, secondo la nota teorizzazione di Costantino Mortati. Ecco perché il centrodestra vuole alzare il tiro.