2025-03-01
Londra capo della Nato, Berlino con l’atomica
Emmanuel Macron e Keir Starmer (Ansa)
Domani il vertice sulla Difesa. Macron scalpita, ma il Regno Unito, il più coinvolto sul campo, è pronto a intestarsi la sicurezza del continente. Meloni: estendere a Kiev l’articolo 5 dell’Alleanza. Ue in panne sul peacekeeping. Merz: ombrello nucleare europeo.Domani, alle 14 ora di Londra, si riuniranno 15 capi di Stato per un vertice su sicurezza europea e Difesa comune. Ci saranno anche Norvegia e Turchia. Un tavolo allargato, dunque, rispetto al mezzo fiasco allestito da Emmanuel Macron nei giorni scorsi e riservato solo a Francia, Italia, Regno Unito, Germania, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca. Tra gli invitati, oltre a Volodymyr Zelensky, di ritorno da Washington, c’è ovviamente Giorgia Meloni, che prima del summit si incontrerà con il premier britannico, Keir Starmer.Voi, intanto, tenete a mente questo numero: 2,5. È la percentuale di Pil che l’Italia sarebbe pronta a investire nella Difesa e che il Regno Unito si è già impegnato a spendere, a partire dal 2027. Per Londra, dopo il faccia a faccia tra il primo ministro e Donald Trump, il fardello delle responsabilità sul Vecchio continente si è appesantito: secondo il Corriere della Sera, gli Usa avrebbero comunicato ai membri Nato che il formato Ramstein, esteso a un’altra ventina di Paesi oltre a quelli che già parte dell’Alleanza, sarà guidato dai britannici. Il ruolo di comandante in capo si sta spostando così da una sponda all’altra dell’Atlantico, in direzione dell’alleato naturale dell’America, quello più convintamente antirusso e più coinvolto nel conflitto a Est. Lo confermano i patti che gli inglesi hanno già stipulato con gli ucraini.Il più recente è quello «dei 100 anni», di metà gennaio. Tra i dieci punti che vincolano la Gran Bretagna a proteggere per un secolo l’Ucraina, c’è anche il capitolo energetico, con la collaborazione nell’estrazione dei materiali critici e nella produzione di acciaio green. Un business più grosso dei 13 milioni stanziati ieri da Roma per stabilizzare l’erogazione di elettricità. Il resto del concordato Starmer-Zelensky riguarda la sicurezza, anche marittima, le aspirazioni Nato degli ucraini, la lotta alla corruzione e alla disinformazione, l’immigrazione e i partenariati tecnico-scientifici. Proprio questi ultimi erano stati al centro dello Uk-Ukraine TechBridge, il «ponte» messo in piedi a novembre 2023, quando al 10 di Downing Street abitava il Tory Rishi Sunak. Il quale, due mesi dopo, stipulò un altro accordo decennale per la sicurezza, impegnandosi a fornire materiale bellico idonea a reagire velocemente a un’aggressione. Prova che, Oltremanica, la strategia di politica estera è trasversale, al netto dei malumori tra i laburisti.A ridosso della riunione d’emergenza convocata da Starmer per domattina, infatti, l’esecutivo di sinistra ha dovuto prendere atto delle dimissioni di Anneliese Dodds, ministro per lo Sviluppo internazionale, critica con l’aumento delle spese per la Difesa e il contestuale taglio agli aiuti esteri. Simili sforbiciate, evidentemente, non sono un’esclusiva del trumpismo, che ha prosciugato l’agenzia Usaid.Macron, alla disperata ricerca di una parte da protagonista, si atteggia a condottiero. Ieri, ha esortato l’Europa a essere «più unita e forte che mai» e a rifiutare un «felice vassallaggio» nei confronti degli Stati Uniti. Poteva togliere il «felice», visto il disastro in cui ci ha precipitati la scellerata sudditanza verso l’amministrazione Biden. L’idea della Meloni, riferita ieri dal sottosegretario di Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari, è di applicare anche alla nazione di Zelensky le disposizioni dell’articolo 5 del Trattato Nato sulla mutua assistenza in caso di aggressione, senza però includerla nell’Alleanza. La Spagna, che sta ospitando per addestramenti oltre 7.000 soldati ucraini, ha invece chiesto di creare una forza di reazione rapida europea e di integrare le industrie del settore. La missione impossibile che si cercherà di compiere domani, in una discussione riguardante la difesa sia di Kiev sia del continente stesso, verte esattamente sul superamento della logica da ordine sparso. Il presidente francese ha rivendicato l’impegno di Parigi e Londra per «soluzioni molto concrete per mantenere e fornire garanzie di sicurezza sul terreno» all’Ucraina, tornando, dopo Starmer, sulla proposta di inviare contingenti al fronte, che però Zelensky vorrebbe sotto l’egida Usa. È un’ipotesi sulla quale altre capitali, Roma inclusa, appaiono ben più fredde, mentre la Commissione Ue avvalora il criterio dell’ognuno per sé: «È competenza degli Stati membri», hanno tagliato corto ieri a Bruxelles. La cui vera urgenza è assicurarsi un posto al sole, tanto che, ieri, i suoi funzionari hanno ribadito che non ci potrà essere un accordo di pace senza coinvolgere «l’Ucraina e l’Europa». Nel frattempo, Friedrich Merz, quasi cancelliere tedesco, in un’intervista pubblicata oggi dalla Faz, ha annunciato di voler discutere di ombrello atomico con Francia e Regno Unito, pur dichiarandosi intenzionato a proseguire la condivisione nucleare con gli Usa. Sarebbe stato impensabile fino a pochi anni fa. Altro che seconda guerra fredda: si sta delineando un nuovo ordine globale e l’unica certezza è che per sopravviverci dentro serviranno fondamenta solide. L’Ue è avvisata: i castelli di carte li spazzerà via il vento.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)