2020-10-20
Lombardia, coprifuoco 23-5. Ok di Speranza
I sindaci delle città capoluogo e il presidente Attilio Fontana chiedono lo stop notturno ad attività e spostamenti, salvo casi eccezionali, a partire da giovedì. Il motivo è l'andamento dei contagi e dei ricoveri. Chiusi i centri commerciali nei week end. Scontro tra Giuseppe Conte e Anci.Il governo non decide niente e la Lombardia si ribella e va per conto suo, chiedendo il coprifuoco dalle 23 alle 5. Ieri sera, 24 ore dopo la sceneggiata del telepremier Giuseppe Conte, arriva la clamorosa richiesta al governo da parte dei sindaci di tutti i comuni capoluogo della Lombardia, del presidente dell'Anci Lombardia, Mauro Guerra, dei capigruppo di maggioranza e di opposizione e del governatore Attilio Fontana, che «preso atto di quanto rappresentato dal Comitato Tecnico Scientifico lombardo, chiederanno di condividere al governo, nella persona del ministro della Salute, Roberto Speranza, per fronteggiare la diffusione del coronavirus, una proposta unanime, che consiste nello «stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi eccezionali (motivi di salute, lavoro e comprovata necessità), nell'intera Lombardia dalle ore 23 alle 5 del mattino, a partire da giovedì 22 ottobre». La proposta nasce dalla rapida evoluzione della curva epidemiologica e dalla previsione della «Commissione indicatori» istituita dalla Direzione generale Welfare, secondo la quale, al 31 ottobre, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva. Sindaci e Regione hanno anche condiviso l'opportunità della chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, della media e grande distribuzione commerciale, tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità. «Sono d'accordo», dice all'Ansa il ministro della Salute, Roberto Speranza, «sull'ipotesi di misure più restrittive in Lombardia. Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore».Un vero e proprio schiaffo, quello dato dalla Lombardia al governo, che assume anche un particolare rilievo politico, considerato che la maggior parte dei comuni capoluogo sono amministrati da sindaci del Pd, a partire da Beppe Sala a Milano e Giorgio Gori a Bergamo. Non si sa se Fontana abbia concordato questa mossa con il leader della Lega, Matteo Salvini, con il quale si era incontrato venerdì scorso, cero è che la mossa coglie tutti di sorpresa. Le chiusure riguarderanno anche la media e grande distribuzione commerciale nei fine settimana, fatta salva la filiera alimentare. La clamorosa scelta della Lombardia riguardo al coprifuoco arriva poche ore dopo la figuraccia clamorosa del governo in relazione ai «coprifuoco di quartiere». Alle 21 e 30, di domenica scorsa Conte si presenta in conferenza stampa e annuncia le misure contenute nel nuovo dpcm: tra le pochissime novità c'à il potere conferito ai sindaci di individuare strade, piazze e quartieri nei quali si verificano assembramenti, e di predisporne la chiusura dopo le 21. Quanto appare in tv, Conte sentenzia: «I sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti, consentendo l'accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private». Il primo cittadino di Bari Antonio Decaro, va letteralmente su tutte le furie. Il motivo? Molto semplice: scaricare sui sindaci la responsabilità di controllare il rispetto delle eventuali «zone coprifuoco» significa mandarli allo sbaraglio. Immaginate i vigili urbani costretti a far rispettare un coprifuoco in un quartiere, in una strada, in una piazza: come potrebbero mai gestire una situazione tanto delicata? Come potrebbero evitare pericolosi tumulti? Decaro chiama Conte e minaccia la guerra totale, con l'addio a tutti i tavoli di confronto con il governo.Conte (come sempre) non sa che fare, si barcamena, alla fine, la soluzione è incredibile: la parola «sindaci» sparisce dal dpcm. Non c'è più. Il testo definitivo, infatti, recita così: «Delle strade o piazze nei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21». «Col nuovo dpcm», fa sapere il sottosegretario all'Interno con delega agli Enti Locali, Achille Variati, «i primi cittadini saranno ovviamente supportati in tutto dai prefetti, negli appositi comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i prefetti che si potranno valutare casi particolarmente delicati», aggiunge Variati, «in cui risultasse necessario e possibile chiudere al pubblico strade o piazze».Ieri sera Conte torna sull'argomento con parole surreali: «Ci siamo sentiti con Decaro e il ministro dell'Interno Lamorgese», dichiara il premier, «e abbiamo già concordato un protocollo che consentirà ai sindaci, sentite le Asl, di adottare una proposta per le piazze e le vie che più si prestano ad assembramenti. Si tratta di misure sperimentali: dobbiamo costruire anche qualcosa di nuovo». Chiudere una strada a rischio assembramento, per Conte, è una misura sperimentale, qualcosa di nuovo da costruire. Qui di nuovo ci vorrebbe solo un presidente del Consiglio vero: quello sperimentale non funziona per niente.