2023-11-23
«Lollobrigida ha fermato il treno». Tempesta in un bicchier d’acqua dei professionisti degli elicotteri blu
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Il ministro scende dopo 111 minuti di ritardo per non bucare l’evento anti mafia a Caivano. Iv scorda l’Air force Renzi e chiede la sua testa. M5s e Pd inseguono.Ultima fermata Caivano. Dove lo Stato in questi mesi ha deciso di dare un segnale forte contro la camorra e dove un intero paese attendeva di poter inaugurare il nuovo parco urbano. Con l’albero della legalità dedicato a Giovanni Falcone e con i bambini delle scuole fermi sotto gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia battente. Bisogna partire da qui per raccontare lo tsunami Lollobrigida, la fermata straordinaria del Frecciarossa in ritardo a Ciampino, la corsa in auto blu per dare testimonianza istituzionale. E il giorno dello sciacallaggio nato con classica formula pavloviana, al culmine del quale Matteo Renzi ha chiesto le dimissioni del ministro dell’Agricoltura.La cronaca è semplice, anticipata ieri dal Fatto Quotidiano. Martedì in tarda mattinata Francesco Lollobrigida e il suo staff (due persone) erano saliti a Roma Termini sul treno Torino-Salerno per scendere a Napoli Afragola e proseguire per Caivano. Ma complice un guasto sulla prima tratta che ha provocato disagi su tutta la rete ferroviaria, il Frecciarossa aveva accumulato un ritardo monstre di 111 minuti che avrebbe impedito al rappresentante dello Stato di arrivare in tempo alla cerimonia pubblica. «L’assenza del governo sarebbe stata una delusione» spiegano dal ministero, «sia per le persone che attendevano l’inizio dell’evento, sia per studenti e bambini sotto la pioggia. Per non deludere i cittadini il ministro sarebbe andato perfino a piedi».Si fosse trattato di una vacanza o di un sonnacchioso convegno di partito sarebbe bastata una telefonata per rinviare tutto. In questo caso la presenza era indispensabile per marcare un punto nella lotta alla criminalità organizzata. È uno di quei casi in cui i simboli hanno un significato forte e Lollobrigida ha ritenuto di avere 111 buoni motivi per chiedere di scendere da quel treno a pedali e proseguire in auto. Obiettivo: non deludere chi oggi è al fronte contro l’antistato che si annida nelle pieghe della società.«Grazie allo Stato, tornato a Caivano con le istituzioni, le forze dell’ordine e tanti cittadini onesti, è stato restituito alla città un parco pubblico sottratto al degrado», ha spiegato lo stesso Lollobrigida. «Il treno che ho preso per arrivare aveva 100 minuti di ritardo e in pochi chilometri ha effettuato diverse lunghe soste. Ho chiesto di poter scendere in una di queste come tanti altri passeggeri ma, in assenza di passaggi per attraversare i binari, le porte non possono essere aperte. Allora è stata effettuata una fermata straordinaria a Ciampino, disponibile alla discesa di tutti (come da annuncio diffuso sul treno) e non solo mia come qualcuno ha riportato. Ho continuato con l’auto di servizio assegnatami per legge. Avrei potuto rimanere sul treno ma ho creduto che la mia responsabilità fosse provare a garantire, senza violare alcuna legge o abusare del ruolo che ricopro, la mia presenza dove era stata richiesta». Dalla ricostruzione si evince che il ministro ha fatto il possibile per portare a termine il suo lavoro, nella consapevolezza di non danneggiare nessuno (tre minuti di fermata a Ciampino, a fronte di un ritardo di quasi due ore). Senza contare che in situazioni di emergenza lo Stato non è equiparabile a un passeggero qualsiasi. «La fermata straordinaria non ha comportato ulteriore ritardo per i viaggiatori, né ripercussioni sulla circolazione, né costi aggiuntivi per l’azienda», ha comunicato Trenitalia, che ricorda: «Le motivazioni per cui un treno effettua una fermata straordinaria sono diverse, dall’intervento del 118 alla presenza a bordo di viaggiatori intemperanti o nei casi di ordine pubblico». Tutto questo non ha impedito alla sinistra di inscenare una lunare canea anticasta scambiando un’emergenza reale per un privilegio o un abuso. Con effetti surreali soprattutto nell’accanimento di Matteo Renzi, in passato più volte accusato di avere utilizzato con disinvoltura mezzi dello Stato, a partire dall’imbarazzante vicenda dell’Air Force Renzi per concludere con la trasferta a New York a vedere una finale di tennis. «Questo è un abuso di potere senza precedenti», ha tuonato il leader di Italia viva. «I ministri possono usare i mezzi dello Stato ma non possono fermare i treni di tutti i cittadini. Chiederemo in aula le dimissioni del ministro», ha aggiunto con un eccesso di quel populismo che a giorni alterni disprezza. Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Conte: «Il comportamento del ministro è ingiustificabile. Un segnale devastante della politica ai cittadini in un momento di tagli e di manovre lacrime e sangue». Alla magistrale lezione di demagogia in purezza non poteva non partecipare Elly Schlein. «Non tutti possono permettersi di far fermare un treno», ha accusato la segretaria del Pd. «Trovo quello di Lollobrigida un comportamento arrogante e indegno, abbiamo già presentato un’interrogazione». Rincara la dose il suo collega Andrea Casu: «Non può usare i treni come le auto blu, questo è uno schiaffo in faccia a tutti i cittadini».Parlano come se il ministro fosse andato a fare shopping a Portofino o avesse fatto rimanere in attesa un centinaio di passeggeri a Fiumicino, cosa che accadeva ai tempi della prima Repubblica (parola di testimone). Davanti all’accusa d’essere un privilegiato, Lollobrigida risponde così: «L’unico privilegio che ho ricevuto è stato poter incontrare le persone che mi aspettavano a Caivano, ringraziare gli studenti, piantare con loro l’albero dedicato al giudice Falcone al centro del parco. E dimostrare che lo Stato non dà buca».
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