2024-01-31
Lollobrigida: «C’è un piano Mattei pure per l’agricoltura»
Francesco Lollobrigida (Ansa)
Il ministro: «Vogliamo rendere il continente nero autosufficiente, risolvendo a monte il problema dell’immigrazione. La carne sintetica non è una soluzione, i poveri non sono consumatori di serie B. Gli investimenti nelle bioenergie ci renderanno più sicuri».Uno dei pilastri del piano Mattei, presentato lunedì a Palazzo Madama dal nostro governo alle delegazioni dei Paesi africani, è la sicurezza alimentare. Attorno alla questione dell’autosufficienza dell’Africa si gioca molta parte della riuscita di questo ambizioso progetto, che ha l’obiettivo di portare sviluppo e di rimuovere a monte le cause di fenomeni come le migrazioni illegali di massa. Al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida abbiamo chiesto di illustrarci i dettagli di quanto emerso dalla Conferenza Italia-Africa, senza trascurare questioni «calde» come il cibo sintetico o la protesta dei trattori.Ministro, il piano Mattei prevede una significativa azione anche per l’agroalimentare: quali sono i punti cardine del progetto? «Nel corso dei lavori della Conferenza abbiamo rilevato la grande anomalia del continente africano, che ha il 60% delle terre arabili, la forza lavoro più giovane del mondo, ma non è in grado di essere autosufficiente a livello alimentare. Noi vogliamo convincere l’Ue e i Paesi del G7 a guardare all’Africa come una potenzialità non solo per la quantità ma anche per la qualità del cibo, e per risolvere a monte problemi come immigrazione illegale e malnutrizione, che poi i Paesi europei sono costretti ad affrontare a valle. Abbiamo messo a punto una strategia complessiva, che si va a sovrapporre ad altri investimenti di aziende italiane come Eni e Bf, che hanno iniziato ad agire in senso virtuoso in Africa, nell’ottica dello sviluppo dei territori in cui operano. Sono convinto che a questi investimenti si sommeranno gli apporti delle aziende italiane che, sotto la garanzia del governo italiano a livello diplomatico, seguiranno l’esempio delle aziende più grandi, non avendo più timore per il troppo rischio. Le nostre imprese vogliono più certezze».L’Africa ha un’enorme disponibilità di terra fertile e una bassissima resa agricola: come si riesce a esportare il modello agricolo italiano e come da uno scambio con l’Africa si può incrementare il valore agricolo? «All’Africa mancano anzitutto una serie di elementi formativi. Ciò che per noi spesso è dato per scontato, a partire da come si coltiva, per tradizione e per storia lì non ha avuto una codificazione. Poi mancano tutte le filiere di valore: molto spesso le produzioni sono per l’autosostentamento. Manca l’impostazione commerciale e mancano le tecnologie, anche le più basilari, che in Europa si possono trovare anche presso una famiglia di campagna. Mancano i sistemi di irrigazione. Noi possiamo fornire la tecnologia, perché siamo all'avanguardia da questo punto di vista, possiamo fornire formazione per aiutare a produrre qualità. Infine, noi siamo una Nazione che ha produzioni di qualità ma spesso siamo deficitari nella quantità. La partnership con l’Africa potrebbe dunque dare frutti importantissimi nelle filiere di approvvigionamento di prodotti di qualità. Noi siamo una Nazione trasformatrice, anche per produzioni che non abbiamo sul nostro territorio. Basti pensare al caffè. Questo eviterebbe anche la concorrenza sleale su una serie di prodotti che nei Paesi in via di sviluppo hanno costi di produzione infinitamente minori, come ad esempio succede per i pomodori». Come detto, ci sono già in corso progetti di Eni e Bf in Africa. È possibile un’espansione anche dell’agricoltura non food per la produzione di bioenergie, visto anche che Eni sta aprendo la terza bio-raffineria? Insomma pensiamo a un petrolio-verde? «Certo, l’agricoltura non è solamente cibo o cibo umano: produce foraggi per animali, produce filiere per la vivaistica e mille altre declinazioni. Per avere una vera sovranità, anche su questo terreno è necessario avere delle catene di approvvigionamento stabili, che non siano condizionate da eventi contingenti quali conflitti, guerre o fornitori unici che ti tolgono energia e fertilizzati da un giorno all’altro».Pensa che questa leadership italiana nel rapporto con l’Africa contribuirà a consolidare la visione dell’agroalimentare di qualità in sede Fao, Onu e Oms? Anche per stoppare l’aggressione che i colonizzatori alla Bill Gates a colpi di cibo sintetico hanno tentato in Africa? «Ne sono convinto. Sento delle frasi che vengono pronunciate da alcuni scienziati e alcuni politici con una leggerezza sconcertante. Quando i sostenitori della carne coltivata spiegano come questa potrà essere prodotta a basso costo, la cosa assurda è che lo dicono dando per scontato che queste cose loro non le mangeranno. Loro continueranno a mangiare la bistecca fiorentina o il latte di mucca, ma dicono che per le persone che non possono permetterselo (la gran massa degli africani e gli asiatici) ci sarà questa roba qua. È disarmante immaginare che il mondo del futuro possa essere diviso tra persone che per censo hanno diritto a mangiar bene e altre che sono destinate a mangiare schifezze che qualcuno non è disposto a mangiare ma vuol far mangiare agli altri in nome del profitto. È in corso un’operazione di greenwashing per cui si sta tentando di convincere la gente che questa è una cosa buona. Noi però in Europa stiamo assumendo una leadership nell’indicare come mantenere alti gli standard qualitativi, e le nazioni in buona fede si stanno fidando di noi».Cosa pensa della protesta dei trattori? Il modello italiano può diventare, magari mutando gli equilibri in Europa, il nuovo fondamento di Pac e Farm to fork? «È la ribellione di un mondo che non capisce la logica di quello che è accaduto e che all’inizio è stato illuso che qualcuno fosse così generoso da pagarlo per produrre meno, per non coltivare. Con dei risultati drammatici: in Italia abbiamo perso negli ultimi 30 anni il 35% delle imprese agricole, con aree desertificate in termini di popolazione e di manutenzione della natura. Io però voglio leggere in positivo quello che sta accadendo, perché tutto il mondo dell’agricoltura trova una speranza: il governo italiano è andato a dire che in Europa non ha senso questo tipo di ragionamento: diminuire le produzioni e comprare prodotti da Paesi terzi che non sono tenuti a rispettare le regole che la stessa Europa impone. È una follia che l’Italia ha denunciato dal primo giorno. Sono convinto che tutte le associazioni degli agricoltori italiani si rendono conto di quello che stiamo facendo, e io rispetto la protesta anche dei più esasperati, purché non sconfini nella violenza. Di certo non lo stanno facendo contro il governo italiano, che ha mantenuto le leggi e le agevolazioni che altri governi europei hanno tolto, come è successo in Germania e Francia. Noi abbiamo fatto esattamente l’opposto».
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
Continua a leggereRiduci
«The Traitors Italia» (Amazon Prime Video)