2022-08-21
Prof no vax in classe, adesso liberate i medici
Da settembre stop all’apartheid di docenti e bidelli senza puntura. È un’occasione per liberare pure il personale sanitario.Stanno mollando l’osso. Sarà che Roberto Speranza e Patrizio Bianchi si sentono già fuori dai rispettivi ministeri. Fatto sta che hanno appena rinunciato a uno dei capisaldi del regimetto sanitario: l’obbligo vaccinale per insegnanti e bidelli. Lo mette nero su bianco una circolare di venerdì, indirizzata ai dirigenti scolatici dal dicastero di viale Trastevere: le disposizioni che prevedevano l’iniezione coatta «esauriscono la loro validità al 31 agosto 2022 e, in assenza di ulteriori specifiche proroghe o rinnovi, non prolungano i loro effetti nel prossimo anno scolastico 2022/2023». Da settembre, cessa l’apartheid vaccinale. Libertà. Giustizia. E dignità restituita agli italiani probi, infaticabili lavoratori, che per aver rifiutato un farmaco, sono stati privati del posto, sospesi dallo stipendio, poi reintegrati in mansioni degradanti, nonché umiliati pubblicamente e incolpati di contagi, ricoveri e decessi: «I problemi che abbiamo», bofonchiò Mario Draghi lo scorso gennaio, «dipendono dal fatto che ci sono dei non vaccinati». Eppure, era arcinoto che la vaccinazione non poteva ridurre la circolazione del virus, specialmente dopo la comparsa della variante Omicron. Certo, rimangono motivi di perplessità. Ad esempio, quel richiamo a «ulteriori specifiche proroghe o rinnovi». Come dire: i sacerdoti del dogma pandemico si riservano la facoltà di ripristinare il culto del green pass rafforzato per lavorare, con un colpo di mano subito prima del voto. Bisognerebbe essere degli sconsiderati, per reintrodurre una norma persecutoria, peraltro scientificamente immotivata, all’alba delle elezioni. Dai fanatici del Covid zero, però, possiamo aspettarci di tutto; e in un clima di surreali apologie dei lockdown a mezzo stampa, non è escluso che Speranza e soci finiscano per riesumare i deliri rigoristi. Magari, con lo scopo di militarizzare i suffragi d’opinione di chi nutre un’assurda nostalgia di quell’Italia paralizzata, deprimente, desolata, manco fosse Berlino Est. Si aggiunge un’altra grave nota di demerito: il richiamo, nella circolare dell’altro ieri, al dpcm uscito in Gazzetta Ufficiale il 3 agosto, che conteneva farneticanti istruzioni sulla sanificazione delle aule. Le nuove linee guida, infatti, pospongono incredibilmente l’utilizzo dei dispostivi meccanici ad accorgimenti quasi artigianali. L’installazione dei macchinari viene raccomandata «solo una volta» che «siano state identificate e intraprese» misure quali l’apertura delle finestre, il divieto di fumo a scuola e la pulizia dei pavimenti. Non basta: bisogna dimostrare che, a dispetto della loro adozione, «la qualità dell’aria non sia adeguata». C’è pure la ciliegina sulla torta: il documento individua presunte controindicazioni al ricorso ai dispositivi, «quali rumori, rischi per la sicurezza, costi di acquisto e di esercizio, eventuali emissioni e consumi energetici». Da restare di stucco: i depuratori non vanno bene perché fanno chiasso, sono pericolosi, inquinano e consumano corrente. Ma certo: molto meglio costringere gli studenti a imbavagliarsi di nuovo, se, come possibile, l’autunno dovesse portare un rialzo delle infezioni. È una tortura, ma ecologica.La ventilazione meccanica, dunque, è stata snobbata con scuse risibili, se non irritanti. Per quale ragione, dal momento che gli esperti sono concordi nel considerarla una valida alternativa all’impiego delle mascherine? O per dispetto a Giorgia Meloni, che sui sanificatori sfidava prima Lucia Azzolina, poi Bianchi e, ovviamente, Speranza; oppure, più banalmente, per coprire i colpevoli ritardi del governo e l’assenza di finanziamenti, che ormai renderebbero impossibile dotare ogni scuola e ogni aula dei congegni, entro l’inizio delle lezioni. Se al Miur e in lungotevere Ripa albergasse del buon senso, comunque, la caduta del totem dell’obbligo vaccinale per prof e personale Ata sarebbe l’occasione per abbandonare anche l’ultimo avamposto delle brigate Covid: la puntura imposta a medici e infermieri. Almeno due argomenti depongono a favore di una tregua. Il primo l’abbiamo già ricordato: i preparati a mRna non prevengono il contagio e la diffusione del Sars-Cov-2. Pertanto, un sanitario non vaccinato ha pressoché le stesse probabilità di uno vaccinato di beccarsi il Covid e di trasmetterlo. È ora di ammettere - agendo di conseguenza - che la profilassi tramite inoculazione è fallita. Secondo: gli ospedali sono entrati in sofferenza per la carenza di personale, aggravata dall’allontanamento dei renitenti. Riportarli in corsia riparerebbe le passate iniquità, ma darebbe anche un po’ di respiro a chi è rimasto a lavorare in condizioni insostenibili. E permetterebbe di offrire ai pazienti un servizio più adeguato ai loro diritti inalienabili. Ministro Speranza, ci rivolgiamo direttamente a lei. Dal punto di vista politico, la sua ora è quasi scoccata. Non preferisce un armistizio, piuttosto che una resa incondizionata?
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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