2019-01-31
Lo Stato italiano smetta di pagare la latitanza dei criminali
Dopo aver arrestato Cesare Battisti, gli investigatori stanno dando la caccia a chi lo ha aiutato. Dalle dichiarazioni rese quando l'ex terrorista dei Pac è stato fermato in Bolivia, si capisce infatti che sia la Procura che le forze dell'ordine sospettino l'esistenza di una rete che abbia finanziato la latitanza dello scrittore-pistolero. Un gruppetto di compagni, del quale forse faceva parte qualche familiare, che però ora rischia l'incriminazione per favoreggiamento o peggio. Però, se lo Stato intende perseguire i parenti di Battisti per avergli fatto arrivare il denaro che gli ha consentito la fuga in Sud America, la stessa cosa dovrebbe fare con sé stesso.Già, perché proprio lo Stato sta favorendo la latitanza di un altro protagonista degli Anni di piombo, ossia di quel Giorgio Pietrostefani che, come ha scritto il settimanale Panorama, pur essendo condannato per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi, vive a Parigi con i soldi della pensione pagata dall'Inps. A differenza dei suoi compagni di lotta, prima che fosse pronunciata la sentenza definitiva di colpevolezza, l'ex capo del servizio d'ordine di Lotta continua prese il volo, rifugiandosi nella capitale francese da cui si è sempre guardato bene dal tornare. Mentre gli altri componenti del gruppo di fuoco che nel 1972 uccise l'uomo ingiustamente accusato della fine di Pino Pinelli finivano in cella, il compagno Giorgio si rifaceva una vita. Dopo aver lasciato la formazione di estrema sinistra fondata da Adriano Sofri, Pietrostefani si era convertito al capitalismo e trasformato in dirigente d'azienda. Infatti, nel 1988, quando fu arrestato con l'accusa di essere, insieme con Sofri, il mandante dell'omicidio del commissario, l'ex capo di Lc guidava le Officine Reggiane ed è proprio grazie a quel lavoro che Pietrostefani qualche anno fa ha reclamato la pensione.Pur essendo fuggito a metà degli anni Novanta, quando la sentenza che lo condannava a 22 anni di carcere divenne definitiva, il compagno Giorgio aveva aperta una partita con l'istituto previdenziale dei dirigenti, ente che successivamente confluì nell'Inps. Dunque, giunto in età da riposo, nonostante per lo Stato fosse ufficialmente latitante da molti anni, l'uomo forte di Lotta continua, ha chiesto e ottenuto di ricevere l'assegno previdenziale che, immaginiamo, gli venga mensilmente recapitato su un conto corrente aperto in Francia. Come risulta evidente a chiunque abbia un grammo di cervello, tutto ciò è a dir poco grottesco. E non soltanto perché a Pietrostefani viene pagata una pensione di circa 1.500 euro mentre alla vedova del commissario Calabresi, ovvero di colui che pagò con la vita la colpa di essere un servitore dello Stato, è erogata una mancia di 400 euro. Ma perché a finanziare la latitanza di Pietrostefani contribuisce in modo incomprensibile anche lo stesso Stato che dice di volerlo mettere dietro le sbarre. È probabile che il mandante dell'assassinio del commissario Calabresi riuscirebbe a campare in riva alla Senna anche senza il denaro dell'Inps, perché lo ha già fatto per molti anni. Tuttavia, anche se Pietrostefani può contare su altre risorse, non si capisce perché lo Stato, tramite il suo ente previdenziale, gli dia una mano a continuare a sottrarsi alla giustizia. Alla nostra richiesta di bloccare la pensione del super latitante, immaginiamo già le obiezioni che verrebbero sollevate dai compagni di Pietrostefani, che a distanza di tanti anni ancora lo proteggono e lo sostengono. Scriverebbero (già, perché molti fanno i giornalisti) che è vietato toccare i diritti acquisiti. Pietrostefani ha versato i contributi e dunque - secondo questo ragionamento - è giusto che incassi. Ma le motivazioni dei maestrini della penna rossa fanno acqua da ogni parte. Tanto per cominciare non si capisce perché i diritti acquisiti non riguardino gli italiani in regola con la giustizia, ma debbano essere rispettati se si ha di fronte un latitante. Non sono forse state tagliate le pensioni giudicate troppo ricche, ancorché legali e percepite da persone senza ombre sul casellario giudiziale? E allora perché non eliminare quella di un tizio che vive nell'illegalità, essendo latitante? E poi, forse, c'è un argomento più convincente di ogni altro. Pietrostefani è stato inseguito per anni dalla giustizia italiana e tutto ciò ha avuto un costo. Indagini, processi, richieste diplomatiche per riaverlo indietro dalla Francia. Chi ha pagato? Noi contribuenti senza conti in sospeso con la giustizia. Dunque, forse è ora che cominci a pagare lui. Se non dietro alle sbarre, almeno davanti all'Inps.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)