2019-12-11
Lo squalo Cgil si pappa le sardine. «Facciamo noi il servizio d’ordine»
«Fuori dal coro» stana i dirigenti del sindacato in vista della piazza di Roma: «Ci occupiamo noi di security, bagni chimici, conta persone. Mettiamo a disposizione le competenze». E ora pure la Cei si butta nella rete. Le sardine innamorate hanno il cuore rosso. Era facile intuirlo, ma in vista del presepe vivente di sabato in piazza San Giovanni a Roma ci sono autorevoli conferme; i giovani pesci della politica italiana non nuotano soli e non nuotano liberi come vorrebbero far credere. La faccenda non riguarda solo la consonanza storico-ideologica con la sinistra in movimento, ma la macchina organizzativa. A partecipare all'allestimento dell'evento - che si annuncia più elettrizzante di un concerto di Patti Smith - c'è anche la Cgil. Lo ha scoperto la redazione di Fuori dal coro, che ieri sera ha mandato in onda alcune telefonate illuminanti. «Sono un dirigente Cgil, c'è un appoggio, c'è una relazione. Ci mancherebbe altro». «La Cgil appoggia il movimento ma evita di metterci il cappello per non essere accusata, sai...». E negli uffici del sindacato ci si prepara a gestire in proprio la parte più delicata di un corteo, il servizio d'ordine. È un outing non voluto, è la testimonianza che dietro i volti ingenui e le frasi idealiste dei ragazzi mandati davanti alle telecamere ci sono le consuete, consolidate strutture del movimentismo progressista. Ad ascoltare le conversazioni registrare nel programma condotto su Rete 4 da Mario Giordano si ha la sensazione di essere a Cinecittà: meravigliose facciate di cartapesta tenute in piedi dai soliti, vecchi, arrugginiti tubi innocenti. La domanda telefonica della redazione ai dirigenti della Cgil è semplice e diretta: siamo un gruppo di sardine che vorrebbe partecipare alla manifestazione di Roma, la Cgil dà una mano dal punto di vista logistico? Le risposte non lasciano dubbi. Voce femminile: «Certo, diamo una mano ma non so quanto vogliano che sia a nome della Cgil. Ha capito... Anche quando erano qui abbiamo dato, non so, del materiale. Diciamo che è stata data una mano personale. Se avete bisogno di un megafono ve lo diamo...». C'è la ritrosia di chi ha avuto l'ordine di indossare una parrucca e i baffi finti. Ma dalle successive conversazioni si coglie l'impegno concreto, imprescindibile. Voce maschile: «Credo che sì, che la Cgil dia una mano. Sai la Cgil ha una posizione un po' autonoma, appoggia il movimento ma evita di metterci il cappello per non essere accusata... C'è un appoggio, figurati c'è una relazione. Io sono un dirigente della Cgil. Sì proviamo a tenerla in piedi, ci mancherebbe altro». Il terzo a rispondere è Enrico Piron, storico leader del sindacato rosso a Venezia, oggi dirigente nazionale: «È un'organizzazione difficilissima una cosa come questa. In questo caso stiamo trovando “intenditori" della Cgil che si stanno organizzando per venire qui». Ed è proprio lui a rivelare il ruolo chiave della macchina cigiellina nel supportare un simile raduno che nella speranza del movimento porterà un milione di persone in piazza. «Ci vuole il conta-persone, i bagni chimici, la security, l'antincendio per le vie di fuga, il servizio d'ordine. La cosa è: mettere a disposizione intanto le competenze su Roma. Sono in trepidante attesa per capire prima di tutto se serve una collaborazione della Cgil di Roma e della Cgil nazionale». Siete stati allertati dalle sardine che qualcosa succede? «Li ho chiamati io, sì». La quarta telefonata, dopo la musica di Imagine, è un punto esclamativo. «Ho parlato con un nostro dirigente perché non voglio avere responsabilità. Mi ha detto: diamo il telefono all'organizzazione».Piron parla come se si trattasse di un servizio chiavi in mano, il supporto necessario perché una manifestazione garantisca i parametri minimi di efficienza. Un servizio d'ordine non si inventa dal nulla, una struttura che interloquisca con la Questura e offra garanzie di solidità è alla base di ogni manifestazione dai numeri importanti. E storicamente i camalli del porto di Genova e di Livorno sanno far rispettare le regole e dissuadere da infiltrazioni pericolose. Se la Cgil scende in campo come negli scioperi generali e come ha fatto per i social forum, i girotondi, il popolo dei fax, il popolo viola, i cortei dei migranti, nascondere le bandiere rosse è gesto puerile. E al tempo stesso rivelatore dell'essenza di un movimento, definito nuovo solo da chi non vuol guardare dietro l'apparenza. Due settimane fa a Milano i 10.000 assiepati attorno alla statua di Vittorio Emanuele II (25.000 è pura fantascienza per chi c'era con l'ombrello aperto) erano un campionario di tutte le sinistre possibili: dai sessantenni nostalgici dell'eskimo ai volontari dei centri sociali, dai gruppi solidali dei mercatini off ai leader delle occupazioni studentesche. E i capi hanno solide radici nella sinistra militante. Tutti insieme in piazza con afflato e nostalgia, ma senza Casapound. Dopo lo stravagante invito del leader romano Stephen Ogongo è arrivata la porta in faccia delle altre sardine-pilota, guidate da Mattia Santori: «Le nostre piazze si sono da subito dichiarate antifasciste, nessuna apertura a Casapound e a Forza Nuova, né ora né mai». La cosa ha rassicurato il premier Giuseppe Conte, che lunedì aveva abbracciato ragazzi così autenticamente spontanei con la struggente frase: «Vedo voglia di partecipazione, tanti giovani. Una cosa bellissima». Fra i sostenitori più entusiasti ci sono i vertici cattolici, forse immaginando che la spinta ideale arrivi dall'oratorio. Ieri con un editoriale del sociologo Mauro Magatti, Avvenire ha ribadito il suo appoggio alle sardine definendole «giovani stanchi di vedere il Paese agitarsi in una deriva pericolosa». Ancora più convinto l'ex presidente della Conferenza episcopale, monsignor Nunzio Galantino, ma con un rammarico. «Mi dispiace che siano costretti a vedersi aggrediti e ridicolizzati. Così perdiamo una bella possibilità di essere messi fuori da certi nostri schemi stantii». Tranquillo, con il servizio d'ordine della Cgil tutto s'aggiusta.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)