2022-07-06
Anche l’Emilia Romagna dice basta tamponi
Chiara Gibertoni del Sant’Orsola di Bologna: «Centinaia di professionisti senza sintomi sono fuori gioco perché positivi, si tratti il virus come le altre malattie». E il Friuli Venezia Giulia valuta se cambiare le regole.Esiste la seria possibilità di assistere a un evento mai accaduto negli ultimi due anni: i responsabili dell’ossessione sanitaria potrebbero addirittura decidere di tenere conto della realtà. Che non l’abbiano ancora fatto, ovviamente, la dice lunga, ma il reiterarsi degli appelli e l’emersione di sempre più robuste evidenze potrebbero, in effetti, condurre a qualche (...) risultato. Una prima, pur timida, apertura è arrivata dal Friuli Venezia Giulia. Come abbiamo raccontato ieri, alcuni dei più noti primari locali, tra cui l’infettivologo Massimo Crapis e il direttore della task force Covid, Fabio Barbone, hanno chiesto alle autorità regionale di farla finita con i tamponi a tappeto. La Regione ha organizzato una riunione sul tema, e il governatore leghista, Massimiliano Fedriga, si è mostrato possibilista: «I primari che scrivono l’appello alla Regione», ha detto, «sono professionisti che reputiamo di indubbio valore. Hanno certamente grandi capacità sulla materia. Faremo tutte le valutazioni tecniche del caso». Non è moltissimo, ma se si ripensa alle posizioni tenute dalla giunta regionale e dai luminari locali nei mesi passati, beh, ci si rende conto che il cambio di atteggiamento è notevole. Ancora più notevoli sono le dichiarazioni della zarina della sanità bolognese, la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni, secondo cui «non bisognerebbe più fare i tamponi a chi non ha sintomi respiratori». Giova rimarcare che si tratta di una professionista politicamente affine all’area dem, dunque è difficile affermare che le sue uscite siano funzionali a chissà quale progetto politico antigovernativo. Quella della Gibertoni è una proposta che scaturisce da necessità pratiche. «Dieci giorni fa», dice alla Verità, «ci mancavano circa 30 persone fra medici e operatori socio-sanitari risultati positivi al Covid. Oggi questi numeri sono molto aumentati, siamo a 140-150 professionisti mancanti. Parliamo di persone che restano fuori gioco per una decina di giorni, e questo è il vero dramma di questa nuova ondata del virus». Ecco il punto: medici e infermieri diventano positivi, e sono costretti a rimanere a casa pure se non hanno sintomi, in attesa di un tampone negativo. Questo giochetto costringe centinaia di persone a restare in isolamento, lasciando i reparti sguarniti a danno di chi ha altre patologie. «Dal nostro osservatorio notiamo che le persone hanno sintomi per 3 o 4 giorni, spesso blandi, ma possono tornare al lavoro solo con tampone negativo. Se sono positivi, non possono lavorare, anche se la positività non corrisponde a cattive condizioni di salute», spiega Chiara Gibertoni. «Le regole sono rimaste legate al precedente andamento della pandemia», continua, «e questo è un problema. La sintomatologia solitamente è lieve, e ci cambierebbe davvero la vita poter tornare alla normalità, gestire il Covid come tutte le altre patologie respiratorie. Quando si hanno i sintomi si sta a casa, poi si torna al lavoro dove comunque è obbligatoria la Ffp2». Agire in questa maniera significa, nei fatti, iniziare a trattare il virus come un’influenza. Si tratta di un passaggio che per qualcuno potrebbe risultare psicologicamente impegnativo, ma che ormai risulta ineludibile, se non si vogliono mandare al collasso interi ospedali. L’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini, dice al Corriere di Bologna che i sanitari positivi costretti a restare a casa dal lavoro in questi giorni sono un migliaio: un’enormità. A ciò vanno aggiunti i guai causati dalla gestione dei pazienti. Sempre al quotidiano bolognese, Chiara Gibertoni ha descritto una situazione in netto peggioramento: «Il paziente che arriva in Pronto soccorso viene comunque tamponato e poi permane il tamponamento di persone ricoverate per altre patologie. Questo genera ulteriori positivi, spesso asintomatici, che a quel punto vanno però gestiti con dinamiche di isolamento che creano un assetto organizzativo più vincolato e che erode quella flessibilità che in questo periodo dell’anno serve». Tradotto: i pazienti necessitano assistenza per patologie che non sono il Covid, ma per entrare in ospedale devono farsi il tampone e se risultano positivi vanno comunque isolati, il che fa perdere posti letto. Qui, manco a dirlo, si fanno sentire le carenze strutturali della sanità italiana, ma il tracciamento tramite test rappresenta un ulteriore ostacolo che sarebbe bene eliminare prima di subito. Per un periodo, i tamponi sono stati l’unica via di uscita per chi volesse almeno in parte sottrarsi alla tirannia dei certificati verdi. Ma oggi la sorveglianza è divenuta una gabbia ancora più soffocante. Allo stato attuale, il Covid non rappresenta un’emergenza, ma a causa del tamponamento massivo si crea comunque il caos. Certo, non aiuta il fatto che i professionisti deputati a risolvere i problemi si occupino invece di sonore stupidaggini. Ad esempio quelle proferite da Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici. Durante un convegno a Bari ha avuto il fegato di dichiarare che «oggi la nostra libertà ci costa duemila morti al mese». Secondo Anelli, con «l’allentamento delle misure di protezione individuale, se tutti togliamo le mascherine e liberamente ci baciamo, ovviamente il virus circola. Quindi questa nostra libertà si deve coniugare con il senso di responsabilità dei cittadini, una coscienza che andrebbe maggiormente stimolata». Ora, se il caro Anelli si desse da fare per favorire il rientro al lavoro dei sanitari non vaccinati (e sani) e sostenesse l’eliminazione dei tamponi a tappeto, forse la situazione degli ospedali migliorerebbe, e ci sarebbero più professionisti pronti a fare il proprio lavoro a beneficio di chi sta davvero male. Invece il nostro preferisce rilasciare dichiarazioni sui baci in pubblico. Sorge un atroce dubbio: che si sia preso un brutto colpo di sole? Sta a vedere che è colpa del riscaldamento globale…