2024-09-18
L’Italia vince in Europa. La sinistra la boicotta
Raffaele Fitto (Imagoeconomica)
Per mesi l’opposizione e i media ci hanno spiegato che il governo sarebbe rimasto a mani vuote. Adesso che il premier ha ottenuto un posto di peso a Bruxelles, la sinistra deve levarsi il suo complesso di superiorità. Il ministro però stia attento ai trappoloni. Chissà se proveranno fino all’ultimo a far saltare la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della commissione Ue, come hanno cercato nelle scorse settimane, mettendo i bastoni fra le ruote a Ursula von der Leyen. Di certo, gli esponenti di Socialisti e democratici, gruppo di cui il Pd è il partito più influente con 21 deputati, rosicano. Per mesi, dopo l’accordo per la riconferma della presidente della Commissione, la sinistra, in particolare quella italiana, aveva descritto il nostro governo come fuori da tutti i giochi. Nonostante Giorgia Meloni fosse l’unico premier a poter dire di aver ottenuto alle elezioni di giugno la riconferma della propria leadership (mentre sia Olaf Scholz che Emmanuel Macron se la sono vista ridimensionata), i compagnucci nostrani gioivano all’idea che a Bruxelles non toccasse palla. Improvvisandosi esperti di politica internazionale, Giuseppe Conte ed Elly Schlein, spalleggiati dai commentatori dei giornaloni, hanno dato lezioni di savoir faire europeo. Secondo loro, il presidente del Consiglio aveva sbagliato tutto, perché invece di appoggiare Ursula von der Leyen aveva scelto di non votarla, tenendo fede alla linea del gruppo dei conservatori di cui è presidente. «Così si isola e mette ai margini pure il nostro Paese», fu il commento accigliato. «Ininfluente», è stato il giudizio senza appello sentito per settimane mentre la presidente Ue riconfermata lavorava alla nuova squadra per i prossimi cinque anni. Poi, alla fine del mese scorso, è cominciata a circolare l’idea di una vicepresidenza esecutiva con pieni poteri per Raffaele Fitto, ministro meloniano in quota Fratelli d’Italia. E così è iniziato lo psicodramma della sinistra. Vedere un esponente della tanto esecrata destra nazionale ottenere un posto di rilievo a Bruxelles, per Schlein e compagni deve essere stato giudicato troppo, perché in un sol colpo veniva spazzata via la linea dell’Italia sorvegliata speciale, costretta a elemosinare concessioni e attenzione, ma anche la loro autorevolezza. Certo, il Pd ufficialmente non poteva dichiarare di essere contro l’incarico a Fitto, anche perché nel passato, quando si trattò di votare a favore di un Paolo Gentiloni appena mandato a casa dagli elettori dopo un anno e mezzo a Palazzo Chigi, fu proprio il futuro ministro meloniano, a quei tempi europarlamentare, a sostenere la nomina. Dunque, uno sgambetto sarebbe apparso una vigliaccata oltre che una mossa contro l’Italia. Perciò, ecco che a mobilitarsi sono stati i compagni di merenda di Polonia e Grecia, i quali hanno provato a convincere Ursula von der Leyen a cambiare idea e pescare un commissario che non facesse parte di Fratelli d’Italia. Addirittura, la capogruppo di Socialisti e democratici pochi giorni fa ha minacciato di far mancare il sostegno del suo gruppo. Ma questo significherebbe far precipitare nel caos i vertici di Bruxelles, rimettendo in discussione gli accordi raggiunti con tutti i Paesi europei. Le nomine, come si è visto nel caso del commissario francese Thierry Breton, sono frutto di un delicato gioco di incastri e anche di difficili equilibri, politici e personali. Insomma, far saltare Fitto potrebbe voler dire far saltare tutto. E vista come è messa la Francia, ma la Germania non sembra da meno, non pare il caso.Ovviamente, la nomina in Europa del ministro con delega al Pnrr è un successo di Giorgia Meloni e la conferma della buona gestione fin qui fatta dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Fitto infatti avrebbe la stessa delega in Europa) oltre che la sconfessione di tutte le accuse che la sinistra ha rivolto in due anni contro il governo. Ma rappresenta anche lo smantellamento di quel cordone sanitario che i compagni hanno provato a stendere intorno all’esecutivo di centrodestra per evitare che conquistasse posizioni in Europa. Con un suo esponente ai vertici di Bruxelles, sarà difficile continuare a sostenere che l’Italia è isolata. Soprattutto, sarà impossibile per la sinistra continuare a manifestare un complesso di superiorità, accreditandosi come la sola a poter aver accesso ad alcuni circoli internazionali. Un’idea, quella di avere una relazione speciale, a cui ormai crede solo Giuseppi Conte, premier per caso e statista da dileggio.Quanto a Fitto, all’Europarlamento proveranno a farlo saltare, tendendogli qualche trappolone o facendogli mancare i voti dei Verdi, ma avere superato l’ostacolo principale, del Ppe e della Germania, aggirando i veti del Pd, è già un risultato clamoroso.
Massimo Cacciari (Getty Images)
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo