2020-06-04
L’Italia riapre. Ma per l’Austria è un pericolo
I risultati di Luigi Di Maio: dopo il divieto di ingresso per i turisti in Grecia, Vienna elimina i blocchi ai confini tranne che col Belpaese. Via libera senza intoppi agli spostamenti tra Regioni. Matteo Salvini: «Non ci vogliono? Pazienza, abbiamo i posti più belli al mondo».L'Italia torna unita, ma l'Europa no: ieri, quasi tre mesi dopo l'inizio del lockdown, sono cadute le frontiere invisibili tra le Regioni italiane e tra noi e il resto dell'area Schengen e la Gran Bretagna, ma è esploso un problema diplomatico con l'Austria, che ha aperto il confine con sette Paesi confinanti ma non con il nostro.. Resta ancora da sciogliere anche il nodo Grecia: Atene accoglierà, a partire dal prossimo 15 giugno, i turisti provenienti da 29 paesi, ma non dall'Italia.L'annuncio del prolungamento della chiusura del confine italo-austriaco è arrivato ieri mattina: «Apriamo verso sette paesi confinanti», ha detto il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, «e non ci saranno più controlli, come prima dell'emergenza coronavirus. I dati non lo consentono invece con l'Italia, ma intendiamo farlo il prima possibile. Non è una decisione contro l'Italia», ha sottolineato Schallenberg, «vediamo che la situazione in Italia è molto migliorata e che alcune Regioni, come l'Alto Adige, hanno buoni dati Covid». Vienna valuterà perciò «seriamente» la proposta altoatesina di consentire lo spostamento in alcune Regioni italiane. «L'obiettivo resta l'apertura verso l'Italia», ha concluso Schallenberg, «appena i dati lo consentiranno».La presa di posizione dell'Austria ha indispettito la Farnesina: «Gli individualismi», ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante una riunione con il suo staff, «violano lo spirito comunitario e danneggiano l'Europa e il mercato unico». Di Maio ieri pomeriggio ha sentito al telefono Schallenberg: «Ho registrato la disponibilità a far confrontare i nostri ministeri della Salute sui dati epidemiologici. Mi ha chiamato per dirmi che la decisione non è definitiva» ha dichiarato il titolare della Farnesina. «Non commentiamo le misure prese dai singoli Stati», ha fatto sapere la Commissione europea attraverso un portavoce, «ma abbiamo prodotto una serie di linee guida su come questi dovrebbero comportarsi. Questo include il principio molto importante della non discriminazione basato sulla nazionalità, assicurando che le regioni con una situazione epidemiologica simile ricevano lo stesso trattamento». Preoccupato della decisione di Vienna, che tra l'altro provoca moltissimi problemi a chi dall'Italia deve raggiungere la Germania, ma non può attraversare l'Austria, il presidente del Veneto, Luca Zaia: «C'è il problema delle frontiere. Il governo greco ha sbagliato e piano piano si sta ravvedendo. In Austria spero che si risolva tutto al più presto e immagino che qualche novità ce l'avremo nelle prossime ore. Dopodichè», ha ironizzato Zaia, «c'è il ministro degli Esteri che sta facendo il resto del lavoro e quindi dormiamo sonni tranquilli». «Sono inaccettabili i corridoi turistici», ha sottolineato la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, all'Adnkronos, «e le chiusure di nazioni come l'Austria. Spero che gli italiani ripaghino queste nazioni con la loro stessa moneta e che coloro che possono permettersi le vacanze aiutino il turismo rilanciando il mercato interno». «L'Austria chiude e la Grecia non ci vuole? Però», ha argomentato il leader della Lega, Matteo Salvini, a La vita in diretta, su Rai Uno, «quando si trattava di redistribuire gli immigrati che sbarcavano in Italia, anche da quel punto di vista lì non ce n'era per nessuno. Non ci vogliono all'estero? Pazienza, abbiamo i posti più belli del mondo». Filata liscia come l'olio invece la prima giornata di spostamenti liberi tra le Regioni italiane. Alla stazione di Milano centrale, si sono registrati moltissimi passeggeri in partenza. Da ieri, ha reso noto Trenitalia, sono attive 40 Frecce da e per Milano. Italo ha triplicato la sua offerta da 8 a 24 viaggi.Chi ha viaggiato sui treni a media e lunga percorrenza (intercity e alta velocità) ha dovuto sottoporsi alla misurazione della temperatura con il divieto di salire a bordo se si superano i 37.5 gradi. Traffico intenso anche sul grande raccordo anulare di Roma, mentre la situazione più critica si è registrata a Messina, con code lunghissime agli imbarchi per la Sicilia. In Sardegna, dove è prevista la registrazione obbligatoria per chi arriva sull'isola, con un questionario che traccia anche gli eventuali spostamenti interni, ieri alle 16 erano arrivate solo 698 persone. In Campania a tutti i viaggiatori in arrivo alle stazioni ferroviarie, con treni che effettuano collegamenti interregionali, o all'aeroporto, è stata misurata la temperatura: chi dovesse avere più di 37,5 gradi dovrà sottoporsi a test rapido e eventualmente a tampone. Da ieri chiunque entra in Puglia deve compilare il modello di auto-segnalazione disponibile sul sito istituzionale della Regione: più di 6.000 gli ingressi segnalati fino a ieri sera. Nel Lazio previsti controlli e misurazione della temperatura dei passeggeri in arrivo con aerei e navi: vietato l' ingresso ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre superiore ai 37,5 gradi.
(Guardia di Finanza)
I peluches, originariamente disegnati da un artista di Hong Kong e venduti in tutto il mondo dal colosso nella produzione e vendita di giocattoli Pop Mart, sono diventati in poco tempo un vero trend, che ha generato una corsa frenetica all’acquisto dopo essere stati indossati sui social da star internazionali della musica e del cinema.
In particolare, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, attraverso un’analisi sulla distribuzione e vendita di giocattoli a Palermo nonché in virtù del costante monitoraggio dei profili social creati dagli operatori del settore, hanno individuato sette esercizi commerciali che disponevano anche degli iconici Labubu, focalizzando l’attenzione soprattutto sul prezzo di vendita, considerando che gli originali, a seconda della tipologia e della dimensione vengono venduti con un prezzo di partenza di circa 35 euro fino ad arrivare a diverse migliaia di euro per i pezzi meno diffusi o a tiratura limitata.
A seguito dei preliminari sopralluoghi effettuati all’interno dei negozi di giocattoli individuati, i finanzieri ne hanno selezionati sette, i quali, per prezzi praticati, fattura e packaging dei prodotti destavano particolari sospetti circa la loro originalità e provenienza.
I controlli eseguiti presso i sette esercizi commerciali hanno fatto emergere come nella quasi totalità dei casi i Labubu fossero imitazioni perfette degli originali, realizzati con materiali di qualità inferiore ma riprodotti con una cura tale da rendere difficile per un comune acquirente distinguere gli esemplari autentici da quelli falsi. I prodotti, acquistati senza fattura da canali non ufficiali o da piattaforme e-commerce, perlopiù facenti parte della grande distribuzione, venivano venduti a prezzi di poco inferiori a quelli praticati per gli originali e riportavano loghi, colori e confezioni del tutto simili a questi ultimi, spesso corredati da etichette e codici identificativi non conformi o totalmente falsificati.
Questi elementi, oltre al fatto che in alcuni casi i negozi che li ponevano in vendita fossero specializzati in giocattoli originali di ogni tipo e delle più note marche, potevano indurre il potenziale acquirente a pensare che si trattasse di prodotti originali venduti a prezzi concorrenziali.
In particolare, in un caso, l’intervento dei Baschi Verdi è stato effettuato in un negozio di giocattoli appartenente a una nota catena di distribuzione all’interno di un centro commerciale cittadino. Proprio in questo negozio è stato rinvenuto il maggior numero di pupazzetti falsi, ben 3.000 tra esercizio e magazzino, dove sono stati trovati molti cartoni pieni sia di Labubu imbustati che di scatole per il confezionamento, segno evidente che gli addetti al negozio provvedevano anche a creare i pacchetti sorpresa, diventati molto popolari proprio grazie alla loro distribuzione tramite blind box, ossia scatole a sorpresa, che hanno creato una vera e propria dipendenza dall’acquisto per i collezionisti di tutto il mondo. Tra gli esemplari sequestrati anche alcune copie più piccole di un modello, in teoria introvabile, venduto nel mese di giugno a un’asta di Pechino per 130.000 euro.
Soprattutto in questo caso la collocazione all’interno di un punto vendita regolare e inserito in un contesto commerciale di fiducia, unita alla cura nella realizzazione delle confezioni, avrebbe potuto facilmente indurre in errore i consumatori convinti di acquistare un prodotto ufficiale.
I sette titolari degli esercizi commerciali ispezionati e destinatari dei sequestri degli oltre 10.000 Labubu falsi che, se immessi sul mercato avrebbero potuto fruttare oltre 500.000 euro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per vendita di prodotti recanti marchi contraffatti.
L’attività s’inquadra nel quotidiano contrasto delle Fiamme Gialle al dilagante fenomeno della contraffazione a tutela dei consumatori e delle aziende che si collocano sul mercato in maniera corretta e che, solo nell’ultimo anno, ha portato i Baschi Verdi del Gruppo P.I. di Palermo a denunciare 37 titolari di esercizi commerciali e a sequestrare oltre 500.000 articoli contraffatti, tra pelletteria, capi d’abbigliamento e profumi recanti marchi delle più note griffe italiane e internazionali.
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