2020-11-14
L'Italia fatta fuori da Esa è appesa ai giochi di Francia e Germania
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Dopo che Simonetta Di Pippo e Roberto Battiston non sono stati scelti per la direzione generale, nonostante gli ingenti contributi del nostro Paese all'agenzia spaziale europea, francesi e tedeschi divisi tra il candidato spagnolo e quello austriaco. Il prossimo 17 Novembre i tre candidati selezionati per competere per la carica di direttore generale dell'Esa (agenzia spaziale europea) saranno intervistati dai membri del Council dell'Agenzia. E' l'ultima tornata delle valutazione del comitato ad hoc. Per l'Italia, sempre a causa dell'irrilevanza manageriale e politica del presidente dell'Asi, siederà di nuovo l'ambasciatore Antonio Bernardini.L'intervista non sarà valutata solo in termini di qualità del curriculum ma piuttosto sarà condizionata dai desiderata dei singoli paesi e dalle alleanze in fieri per strappare posizioni di forza nel controllo dell'ente.Come sempre nella storia dell'Esa Francia e Germania la faranno da padrone. L'Italia - dopo l'esclusione dei due candidati Simonetta Di Pippo e Roberto Battiston tra loro in competizione ma entrambe troppo deboli rispetto a quelle di Austria, Spagna e Norvegia - si presenta debole e senza grande potere negoziale.A quanto pare, come fanno notare negli ambienti dell'aerospazio, contrariamente alle norme basilari delle negoziazioni per posti apicali in organismi internazionali, il nostro Paese è partito all'assalto con molta approssimazione che caratterizza da tempo l'attuale governo e molti suoi membri. Dal momento che non è mai esistito un piano B in caso di sconfitta del candidato prescelto come poi avvenuto.Sembra che i consiglieri del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro - che a vario titolo si agitano sul tema dello spazio spesso con con scarse competenze specifiche e non adeguata conoscenza dell'ambiente internazionale - stiano provando a ottenere qualche posizione visti i danni sinora prodotti alla credibilità del paese.Data per certa la debolezza del candidato norvegese, Christian Hauglie-Hanssen, restano quello austriaco Josef Aschbacher , sostenuto dalla Germania (non è chiaro se ci sia anche l'appoggio di Angela Merkel) e il candidato spagnolo Pedro Duque, ministro della Scienza ed ex astronauta, appoggiato dalla Francia.Visto che sembra sfumato l'accordo franco-tedesco per sostenere Duque, con i francesi rimasti soli, sembrerebbe che le maggiori possibilità le abbia il rappresentante austriaco, considerato nell'ambiente come non particolarmente brillante ma a capo del direttorato osservazioni della Terra di Esa, con sede Frascati, conoscitore dell'ente dove vive da moltissimi anni.Questa soluzione favorirebbe l'Italia perché il direttorato in questione si libererebbe così che potremmo chiederlo essendo l'unico dei tre grandi finanziatori ad avere ancora un unico direttorato, Estec in Olanda, nonostante il pesante impegno economico assunto dal ministro Fraccaro.In realtà restano ancora diversi nodi da sciogliere sul tappeto. In primis c'è da verificare se le alleanze prima descritte rimarranno tali e non ci possano essere capovolgimenti di fronte dell'ultimo momento. La storia dell'ente riporta svariati esempi così come il fatto che la Francia non accetterebbe facilmente di perdere e metterebbe, se non lo sta già facendo, tutto quanto le è possibile, incluso un intervento diretto del presidente Emmanuel Macron per favorire il candidato spagnolo.Il secondo dubbio riguarda l'irrilevanza politica dell'Italia in questo negoziato, dopo essere stata sanzionata per la scelta di una candidata allontanata in passato dall'Esa (Di Pippo) e in più ignara della presenza di un secondo candidato (Battiston), battitore libero, ma con un curriculum che, malgrado una presidenza non priva di critiche, restava pur sempre migliore della candidata ufficiale.Infine, nel mondo dell'aerospazio, c'è chi aspetta ancora le dimissioni del gruppo di esperti spaziali civili e militari che circonda il sottosegretario Fraccaro. Le strategie disegnate fino adesso non hanno portato nulla al nostro Paese se non risate alle nostre spalle per gli errori commessi.