2025-03-18
Lista Generali, la perizia di Mediobanca trasforma Assogestioni in un ring
Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Fumata nera. Decisi i nomi, ma oggi Alberto Nagel chiede stop per non generare ingovernabilità.Assogestioni crocevia delle istanze della finanza e agorà di tensioni. Slittata la scorsa settimana, ieri sera si è tenuta una seconda riunione del comitato dei gestori. Sul tavolo una decisione cruciale: la lista per Generali. All’ingresso due opzioni: presentare un elenco di nomi in grado di incidere sugli equilibri dell’assemblea oppure astenersi. La seconda ipotesi sarebbe motivata dal cambio imminente alla presidenza di Assogestioni (uscita di Carlo Trabattoni più vicino a Generali e possibile arrivo di Maria Luisa Gota gradita a Intesa) e dalla volontà di restare neutrali nello scontro tra Mediobanca e la cordata Caltagirone-Delfin. Un’eventuale lista Assogestioni potrebbe avere peso anche nel caso in cui quella di Mediobanca prevalesse, contando sul sostegno dei grandi investitori istituzionali, che pesano per il 33% del capitale. Con Unicredit al 10%, i Benetton al 5% e i fondi passivi, la lista Assogestioni potrebbe ottenere anche due consiglieri. Alla fine anche ieri si è tenuta una fumata nera. Tanto più che già per oggi Assogestioni era chiamata a ritrovarsi per un tema cruciale. Mediobanca sgr, prima ancora di conoscere l’esito delle decisioni sulla lista, aveva già pronta una perizia (a firma del professor Annunziata) per denunciare il potenziale conflitto dei gestori che nelle scorse settimane hanno perorato la causa della presa di posizione dell’associazione: Banco Poste, Anima e Kairos. Oggi la perizia sarà messa sul tavolo. Fonti vicine al comitato di gestione fanno sapere che Mediobanca vorrebbe che l’associazione valuti l’opportunità di definire una lista «in grado di ledere la governabilità delle Generali». Il riferimento è alla possibilità che la lista Caltagirone possa ottenere un buon posizionamento di fatto spezzando in due il cda. Eventualità che si raggiungerebbe anche per un fatto semplice: il peso nella compagine azionaria. A questo punto, visto che i due schieramenti dentro l’associazione sono usciti allo scoperto oggi saranno chiamati a prendere posizione i rappresentanti delle società di gestione di Intesa Sanpaolo. Che accadrà non è dato sapere, anche se il fatto che ieri si siano decisi i nomi dei candidati consiglieri qualcosa lascia intendere. Qualcosa che chiaramente spinge nella direzione della presentazione della lista. Una partita bollente. La più bollente. Ma non l’unica a scaldare gli animi. Anche in altre assemblee infatti i fondi avranno un ruolo chiave. Il 27 marzo, Unicredit voterà su bilancio, remunerazione e l’aumento di capitale per l’Ops su Banco Bpm. Andrea Orcel gode di ampio consenso grazie ai risultati in Borsa ma dovrà ottenere l’approvazione per le sue operazioni, tra cui l’offerta da 10,1 miliardi sul Banco e la crescita della quota in Generali al 10%. I proxy Iss e Glass Lewis hanno promosso l’Ops ma hanno sollevato dubbi sull’aumento del 15% della sua retribuzione. Il 17 aprile sarà il turno di Mps, che voterà l’aumento di capitale per l’Ops su Mediobanca. Il Tesoro con l’11,7%, Caltagirone con l’8% e Delfin col 9,7% sosterranno la delibera mentre Banco e Anima col 9% non hanno ancora chiarito la loro posizione. Per ottenere la maggioranza qualificata, servirà il sostegno degli investitori istituzionali, e il ceo, Luigi Lovaglio, sta conducendo un road show per convincerli. L’esito sarà cruciale per la costruzione del terzo polo bancario e per il futuro di Generali.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco