2022-08-05
L’ipotesi del seggio Pd per Di Maio scatena militanti e dirigenti dem
Luigi Di Maio e Bruno Tabacci (Ansa)
Il ministro agli alleati: «Non ci sono forze di Serie A e B». E diserta la Festa dell’Unità.È bastato un incontro fugace con Enrico Letta alla Farnesina e l’ipotesi di un seggio blindato per Luigi Di Maio nelle liste del Pd, per provocare una sorta di rivolta dei militanti. Soprattutto quelli emiliani, dove per necessità politica il ministro degli Esteri ex grillino potrebbe essere paracadutato dal Nazareno. Ma i diretti interessati, che ne hanno mandate giù di ogni nelle ultime legislatura, a causa degli accordi fatti in disinvoltura a Roma sulle loro spalle, stavolta si son messi di traverso in modo serio. E così, fiutata l’aria, Di Maio ha pensato bene di non farsi vedere alla Festa dell’Unità dell’Emilia-Romagna, un santuario che gli eredi di Peppone non avrebbero sopportato di vedere violato da chi, solo un paio d’anni fa, li definiva «il partito di Bibbiano». I dirigenti della federazione di Reggio Emilia hanno fatto pertanto sapere che, «a causa di impegni politici a Roma», il ministro non potrà presenziare. Un problema non trascurabile, quello di far digerire l’ex capo politico del M5s alla base, che si associa a quello di far convivere l’alleanza con i transfughi grillini in cerca di sistemazione con Carlo Calenda, che a dispetto delle raccomandazioni di Letta continua a bastonarlo un giorno sì e l’altro pure senza fare complimenti. Ed è per questo che Di Maio, che pure ha messo a punto nell’ultimo periodo straordinarie doti di incassatore sotto la spinta della convenienza politica, ha deciso di reagire. Lo ha fatto riunendo i gruppi di Impegno Civico (già Insieme per il Futuro) e attraverso di loro parlando ai leader del Pd e di Azione. «Servono dignità e rispetto reciproco - ha tuonato il ministro - questo è il messaggio che ho trasferito ai potenziali alleati della coalizione. A mio avviso la coalizione deve essere il più ampia possibile per essere competitiva e fermare gli estremismi. Nelle prossime ore bisogna capire dove vuole andare questa coalizione e che coalizione si vuole costruire. Ma una cosa è certa - ha proseguito - le forze politiche di una coalizione non possono essere differenziate in partiti di serie A e partiti di serie B. Impegno Civico vuole costruire, è una comunità fatta di persone determinate, pazienti, pronte a dare il massimo, ma la nostra comunità pretende rispetto e parità di trattamento. Altrimenti - ha concluso - viene meno il principio fondante di una coalizione». Secondo quanto è filtrato, le truppe parlamentari dimaiane (ora anche di Bruno Tabacci) hanno rinnovato piena fiducia al ministro, certi che quest’ultimo «saprà fare la cosa giusta», che in soldoni significa trovare seggi per tutti.Nonostante ciò, ovunque si ipotizzi una «ospitata» nelle liste Pd per Di Maio o per qualcuno dei suoi, dirigenti e militanti locali insorgono: si è detto per l’Emilia ma lo stesso sta accadendo in Campania, sempre per il ministro, o a Torino per la sottosegretaria Laura Castelli. Ma il discorso potrebbe allargarsi a tutte le regioni e a tutti i partiti a cui Letta sta promettendo il famigerato «diritto di tribuna» e non a caso sugli scudi ci sono anche territori come la Toscana o la Puglia, non disposti a far spazio ai «cespugli». La cosa non sfugge agli avversari, che la sottolineano a dovere, come ad esempio Maurizio Gasparri e Luigi De Magistris. Il senatore azzurro ironizza sul fatto che «le avevamo viste tutte ma quella di uno che fonda un partito e per paura di non essere eletto si candida in un altro ci mancava», mentre per l’ex-sindaco di Napoli «Di Maio sta in panchina, deve aspettare che Letta gli dia un posto, ma si metteranno d’accordo».
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