2024-02-13
L’ipocrisia dei 30 all’ora per salvare vite da trattare poi come scarti
La mossa sul suicidio assistito è pericolosa: costituisce un sistema sanitario alternativo.Fra la vita e la morte c’è un’esistenza, qualche volta un battito di ciglia. A Bologna ci sono tre chilometri. È la distanza fra palazzo d’Accursio, dove il sindaco Matteo Lepore teorizza che il limite di 30 all’ora è fondamentale per «salvare la vita dei cittadini», e palazzo della Regione, dove il governatore Stefano Bonaccini indica la strada per una dipartita veloce e indolore. Che vita al ragù. Vai piano per allungarla e quando sei stanco, depresso o travolto dalla solitudine, fai in fretta (42 giorni ) a prenderne congedo. È tutto «à la carte», regolato dall’istituzione pubblica che in Emilia-Romagna da quasi 80 anni è appannaggio della sinistra con ogni sfumatura di rosso. Il destino della collettività è deciso dai potenti locali che, come teorizzava con ironia Edmondo Berselli, «il materialismo ce l’hanno nel sangue come un estratto di piadina». Il corto circuito è singolare. Neppure Thomas Hobbes e Friedrich Hegel - teorici supremi dell’Autorità del sovrano al di sopra della legge universale - avrebbero potuto sognare un paradiso così perfetto in cui un editto ti impone di andare piano per vivere di più e un altro ti spiega come correre per morire prima.I due sacerdoti laici dello ius (ciò che è lecito) contro il directum (ciò che è giusto) teorizzavano lo Stato etico, ma neppure se obnubilati dallo scotch o dal vino prussiano avrebbero immaginato la Regione etica e addirittura il Comune etico in attesa della circoscrizione etica o della sezione del Pd Etica. Il paradosso è lì da vedere e in entrambi i casi calpesta allegramente la libertà di scelta di quel cittadino che, nelle menti di Bonaccini e Lepore, indossa il grembiulino e il fiocco del bambino da educare.Uscendo dalla metafora come da un incubo, c’è da segnalare che si stanno ribellando tutti. Perfino Marco Cappato. La forzatura del governatore è clamorosa, il gioco dirigista per fare opposizione sul territorio - e non in Parlamento - è scoperto. Smascherarlo non è difficile; sulla pelle degli italiani è ancora impressa a fuoco la lunga stagione pandemica in cui il governo decideva («Per il tuo bene») quando rinchiuderti, quando farti mangiare la pizza, con chi trascorrere il Natale, quando andare a lavorare, se la tua opinione era accettabile o mefitica. Fosse per Bonaccini e Lepore, il green Pass sarebbe ancora in vigore, con il potere estensivo di toglierti i punti dalla patente e di agevolare la procedura dell’estrema unzione.In concreto, la decisione muscolare del governatore della «buona morte» (che fino a prova contraria è anche presidente del Pd) non è solo sgangherata ma pericolosa. Deliberare ciò che non è normato da una legge parlamentare non significa solo bypassare l’assemblea rappresentativa più alta, ma costruire un sistema sociale, culturale, sanitario alternativo in piena autonomia. Significa concepire una sanità con regole proprie in contrasto con quelle nazionali; significa spingere sull’acceleratore (altro che 30 all’ora) verso l’eutanasia. E condizionare così le scelte delle persone più fragili. Ha ragione il cardinale Matteo Zuppi quando sottolinea che «l’umanesimo su cui si basa la nostra società ci porta a concludere che esisterà sempre e solo un diritto alla cura. La sofferenza la si affronta cancellando il dolore e non spegnendo la vita».Nel giustificare la decisione, Bonaccini ha detto: «Seguo l’invito della Corte costituzionale, siamo di fronte alla mancanza della politica del parlamento». Ha preso la sentenza su un caso specifico (quella per dj Fabo) e l’ha resa assoluta. Ha deciso lui, il Bruce Willis di Campogalliano in modalità Armageddon, seduto sull’antico e sul nuovo testamento della politica. Lo ha deciso nella speranza di trovarsi in Quebec, dove una simile spallata nel 2015 non solo diede il via alla slavina dell’eutanasia ma sancì la limitazione della libertà di coscienza e la persecuzione dei medici obiettori. Che panorama meraviglioso si vede dal Nazareno: il premierato no, la dittatura dei nuovi cacicchi sì. Basta che stiano dalla parte giusta.