2019-12-07
L’intesa del centrodestra salta sulla Calabria
Nulla di fatto al vertice di Arcore. Il veto leghista sul forzista. Mario Occhiuto fa sfumare l'accordo della coalizione sui candidati. Stefano Caldoro sfiderà per la terza volta De Luca. Mentre la scelta di Fitto da parte di Giorgia Meloni infastidisce gli azzurri in Puglia.Tre ore di vertice ad Arcore, come ai bei tempi, un comunicato finale congiunto che fa sapere che è stato raggiunto l'accordo sui candidati alle regionali, ma di nomi neanche l'ombra. Se non si può parlare di fumata nera, è almeno grigia: quello che è certo è che ieri pomeriggio Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono incontrati, hanno discusso dei candidati alla presidenza delle regioni chiamate al voto nei prossimi mesi, ma la nota finale, al di là delle formulette ottimistiche di rito, lascia intravedere che la piena intesa, nel centrodestra, ancora non c'è. «C'è crescente preoccupazione», recita il documento diffuso al termine del vertice dai tre leader della coalizione dei moderati, «per il liquefarsi della maggioranza di governo, che propone una manovra disastrosa a base di tasse e manette. Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia rappresentano la coalizione di centrodestra che è largamente in testa in tutti i sondaggi e governa la maggioranza delle Regioni, sentono il dovere di difendere gli interessi degli italiani e vogliono riportare alla guida del Paese il buon governo. Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia», prosegue la nota, «stanno facendo in Parlamento un'opposizione dura e le elezioni regionali del 2020 confermeranno che le sinistre e il M5s non godono più della fiducia degli italiani. Con grande spirito di coesione e di collaborazione, dopo un lungo e costruttivo confronto tra i leader, i tre partiti hanno raggiunto un accordo sui profili dei candidati governatori», concludono Berlusconi, Meloni e Salvini, «e sulla composizione delle liste per le Regioni che andranno al voto e che sarà perfezionato nei prossimi giorni».«Entro la settimana», conferma Salvini un'ora dopo la conclusione del vertice, «ci sarà il quadro su tutto. Se abbiamo trovato un accordo per la Calabria? Ho detto di sì». In realtà, sarebbe proprio la Calabria il tassello mancante del puzzle delle candidature. Problema grave, poiché in Calabria si vota il prossimo 26 gennaio, insieme all'Emilia Romagna. E se è vero che anche Pd e M5s hanno i loro problemi, il centrodestra se non chiude in fretta la partita rischia di rimettere in corsa gli avversari, lacerati come non mai dopo che i militanti del M5s hanno deciso di correre da soli e mentre Nicola Zingaretti fatica a trovare convergenze ampie intorno al candidato scelto dal Pd, l'imprenditore Pippo Callipo.Nell'accordo complessivo stipulato da Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, le candidature a presidente di Veneto, Emilia Romagna e Toscana spettano al Carroccio; Marche e Puglia a Fratelli d'Italia; in Liguria si ricandiderà Giovanni Toti, e Campania e Calabria toccano a Forza Italia. In Campania, Lega e Fratelli d'Italia hanno dato un sostanziale via libera al candidato scelto da Silvio Berlusconi, l'ex presidente della Regione, Stefano Caldoro. L'incognita è Mara Carfagna: Berlusconi le ha offerto la candidatura, lei sta riflettendo ma intanto ieri i parlamentari vicini alla vicepresidente della Camera si sono riuniti e hanno chiesto di riaprire la partita. Facile prevedere, però, che se la Carfagna si tirerà fuori, il centrodestra tirerà diritto su Caldoro: l'ex presidente sfiderà così per la terza volta lo «sceriffo» di Salerno Vincenzo De Luca, attuale presidente della Regione. Una volta ha vinto Caldoro, un'altra De Luca: si va quindi verso la «bella».In Calabria, la situazione è molto più complessa. Qui Forza Italia propone come candidato alla presidenza della Regione il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ma la Lega dice «no». Le perplessità di Matteo Salvini sono legate ufficialmente ad alcune vicende giudiziarie di Occhiuto, ma in realtà pesa sul sindaco di Cosenza la sua vicinanza, insieme al fratello Roberto, deputato, a Mara Carfagna. Il nome di Occhiuto, difeso vigorosamente anche dalla coordinatrice regionale di Forza Italia in Calabria, Jole Santelli, risulta dunque indigesto alla Lega perché ritenuto troppo «carfagnano»: fatto sta che il partito calabrese continua a insistere, e il risultato è che il centrodestra rischia una spaccatura traumatica, a meno che non si riesca a trovare una convergenza a sorpresa proprio sulla Santelli. «Occhiuto o niente», avrebbe garantito Silvio Berlusconi ai suoi fedelissimi, ieri, prima che iniziasse il vertice: il leader ha evidentemente mantenuto l'impegno, e non a caso dall'incontro di Arcore il nome non è venuto fuori.Alcune fonti attendibili riferiscono di un Berlusconi che non accetta di dover piegare le scelte del proprio partito alle perplessità degli alleati. La proposta di Salvini di individuare un candidato della società civile che possa mettere tutti d'accordo sarebbe stata respinta al mittente dal Cav, che avrebbe fatto notare come, ad esempio, la scelta di Giorgia Meloni di candidare in Puglia Raffaele Fitto, risulta indigesta a tantissimi dirigenti pugliesi di Fi, e che quindi un «niet» definitivo di Salvini rischierebbe di riaprire la partita anche in altre Regioni.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
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