2022-01-31
Paola Mastrocola: «La scuola crea il nuovo uomo-massa»
Paola Mastrocola (Getty Images)
La scrittrice critica la legge che porterebbe sui banchi «resilienza», «empatia» e «risoluzione dei problemi»: «È l’ideologia educativa europea: indottrinare dall’infanzia il cittadino per omologarlo. E addio alla libertà».Educare alla «stabilità emotiva», all’«autocontrollo», all’«empatia», alla «fiducia in sé stessi» e all’ormai onnipresente «resilienza». Non vi stiamo anticipando la sceneggiatura del prossimo film su un futuro distopico, in cui regnano i dettami politicamente corretti dell’élite woke. Sono gli obiettivi di un’attualissima proposta di legge, approvata all’unanimità alla Camera, che ha l’obiettivo di introdurre nelle scuole, «in via sperimentale», le «competenze non cognitive nel metodo didattico». Una deriva che sarebbe grottesca, se non fosse potenzialmente devastante. E che, secondo Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere, rappresenterebbe addirittura la realizzazione del «vecchio progetto di ogni totalitarismo: che la scuola non sia più in alcun modo un’altra cosa rispetto alla società», bensì «serva di fatto a gettare le premesse di un autentico controllo/condizionamento di massa». Trasformandosi così «in una generica agenzia dell’accudimento sociale al cui interno diviene sempre più largo uno spazio di psico-medicalizzazione volto al controllo normalizzatore della personalità dei suoi allievi». Alla scuola italiana, d’altro canto, non bastavano mica la pandemia e il disastro della Dad...Ne abbiamo discusso con la scrittrice Paola Mastrocola, che qualche mese fa, insieme al marito, il professor Luca Ricolfi, ha pubblicato un libro di accurata (e accorata) denuncia dei mali della scuola progressista: Il danno scolastico (La nave di Teseo). Ha visto che novità stanno inventando per la scuola italiana? Che idea s’è fatta?«Che provare a contrastare quest’andazzo è ormai inutile».Cominciamo nel segno dell’ottimismo... Senta, colpisce che questa proposta di legge sia passata all’unanimità a Montecitorio. Pure lei, nel libro, nota che la destra, in teoria conservatrice, non si è mai sostanzialmente opposta alla distruzione del sistema scolastico.«Mai. Perché non c’è un’idea di scuola da nessuna parte. Semmai, esiste un’ideologia, che non si può più nemmeno definire progressista».Di che si tratta, allora?«È una nuova ideologia educativa europea. Un pensiero generico, comune, indistinto, però egemone. Totalitario».Il grimaldello è questa curiosa penetrazione di elementi psicologici nella didattica?«La scuola è stata conquistata prima da linguisti e pedagogisti e adesso anche dagli psicologi. Scusi, ma la legge è stata approvata definitivamente?».Non ancora.«Be’, se è così, bisogna opporsi. Sarà una battaglia persa, ma è una battaglia che farei».Significa che non vede solo nero. Chi la fa, però, se la politica pare unanime?«Bisognerebbe che la facessero i cittadini, i ragazzi, gli scrittori, i genitori gli studiosi, gli intellettuali. Dove sono gli intellettuali?».Sono occupati a parlare dello schwa?«Mi sa che ha ragione... Però è molto grave. In Italia abbiamo un evidente problema d’ignoranza, che ogni volta i test Pisa confermano. E si tratta di un’ignoranza cognitiva, relativa alle conoscenze. Ma noi cosa facciamo per ovviare a questo disastro? Introduciamo nella scuola le “abilità non cognitive”. Le sembra normale? Io sono indignata».Si sente.«I nostri ragazzi scontano enormi lacune culturali. Arrivano all’università che non sono in grado di scrivere, non conoscono la storia e la geografia. E noi pensiamo all’“autocontrollo”? Alla “stabilità emotiva”? All’“empatia”? Sono queste le nuove materie?».Non dimentichi la «resilienza». Che significa di preciso? Come ha fatto a diventare un mantra?«Me lo chiedo ogni volta cosa significhi. Secondo me la usiamo al posto di “resistenza”, perché ci pare più moderna. Comunque, le parole mantra sono due: “resilienza” e “inclusione”».«Inclusione»?«Conti quante volte al giorno la sente pronunciare nei discorsi pubblici. Ma cosa ci è preso?».Ce lo dica lei.«Una parola del genere, “inclusione”, tra l’altro, è una parola vuota. Noi viviamo di parole vuote».Cosa intende?«Provi a trovare qualcuno che sostenga il contrario, che sia favorevole all’esclusione. Ovviamente nessuno. Quindi inclusione è una parola vuota. Però se non la usi sei fuori, subito collocato dalla parte dei cattivi».In definitiva, perché la scuola dovrebbe occuparsi di soft skills? Perché dovrebbe insegnare ai ragazzi a «risolvere problemi»?«Il famoso problem solving... È in atto da anni uno smantellamento progressivo dell’impianto culturale su cui si basava la scuola, la quale trasmetteva ai ragazzi un patrimonio di conoscenze. Da 20 anni, la distruzione di questa struttura è stata accelerata dall’affermazione di un’ideologia che riassumerei in due punti».Quali?«Primo: l’antiumanesimo, in virtù di una forsennata celebrazione del sapere tecnico e tecnologico. Le materie astratte, tipo la filosofia, vanno dunque eliminate».Si dice che non servano.«È proprio questo l’altro pilastro dell’innovazione: la concezione utilitaristica dell’educazione. Di qui, la vittoria delle “competenze” sulle “conoscenze”. La scuola misura le abilità “spendibili”, usate concretamente in vista dell’approdo al mondo del lavoro».La scuola, prima, era autonoma da questi obiettivi strumentali?«La scuola era un meraviglioso periodo di tempo, chiamato giovinezza, in cui a ognuno veniva regalato il lusso di occuparsi di materie astratte, non immediatamente utili al lavoro. Ovvero, della cultura. E questo era il bagaglio con cui ci si formava».Adesso stiamo compiendo un passaggio ulteriore: non si tratta tanto di privilegiare le competenze tecniche, quanto di usare la scuola come una psicoterapia.«Non più “saper fare”, bensì “saper essere”. Temo abbia ragione Galli della Loggia: vogliono creare il nuovo cittadino europeo».Si spieghi.«Un cittadino-massa, incapace di pensare, indottrinato fin dalla prima elementare. Sa cosa si fa in certe prime, ora? Mi sono informata».Che si fa?«Anziché insegnare a leggere e a scrivere, si insegna l’“educazione allo sviluppo sostenibile”».Roba alla Greta Thunberg?«Lei scherza, ma io ho visto progetti che prevedono di mostrare ai bambini i video di Greta. Poi, il compito è di questo genere: “Immagina di essere un membro dell’Onu e prova a dire cosa faresti per cambiare il mondo”. Ma insegnate a leggere a scrivere, a questi poveri ragazzini di sei anni!».Negli Stati Uniti, si moltiplicano gli studenti che pretendono di cassare i classici, perché li fanno sentire «non al sicuro» psicologicamente. «L’ultima è che persino George Orwell offende le coscienze. E anche Pablo Neruda».Ma come? Il poeta cileno morto dopo il golpe di Pinochet?«Purtroppo, sembra sia uno “stupratore confesso”. Ma ormai, anche il concetto di stupro viene usato con una certa disinvoltura...».I ragazzi protestano contro l’alternanza scuola-lavoro. Che ne pensa lei?«Nei licei non ha senso. Lasciamo che chi sceglie un liceo prosegua il suo percorso di studi astratti. Non è inventando attività che lo aiuteremo a trovare un lavoro. Dobbiamo ricominciare a credere nell’insegnamento. Le ore di scuola usiamole per fare scuola. Se no poi succede come in quel concorso per la magistratura...».Quello in cui è passato meno del 6% dei candidati, per i troppi errori d’italiano?«Ecco: li aiuteremmo meglio a trovare lavoro, insegnando loro la grammatica».In effetti.«E poi, tornando alle soft skills, per quale motivo dev’essere tutto soft, morbido, facile, leggero? Ci risiamo con l’inclusione...».In che senso?«L’idea è che, per includere tutti, si debba sempre abbassare il livello. Se la scuola per molti è difficile, non facciamola più così. Se la matematica, il latino, la letteratura antica per molti sono difficili, sostituiamoli con esercizi in cui il bambino dimostra che sa lavorare in gruppo, che ha fiducia in sé stesso, che ha empatia, che sa gestire le emozioni... Ma poi come lo valuto io, insegnante, un alunno?».Vince il più omologato?«Eh sì. Infatti dovremmo parlare dell’indottrinamento che c’è sotto tutto questo». Parliamone.«La scuola si arroga il diritto d’insegnarti non più le materie, ma cosa devi pensare, come lo devi pensare, con quali parole lo devi dire. Alla fine avremo una società-massa: spariranno gli individui e la libertà andrà a farsi benedire».D’altronde, se la scuola può fare sconti, la vita non ne concede.«Perciò la scuola, un tempo, era pure maestra di vita: lì incontravi anche l’ingiustizia, la cattiveria, l’invidia, il tradimento. Era un piccolo modello della vita, in cui ti tempravi sotto la guida degli insegnanti».Come si superavano certe difficoltà esistenziali?«Trovando in sé stessi le risorse e non rivolgendosi sempre all’autorità costituita. Adesso, invece, stiamo realizzando una società di “vittime”, in cui il messaggio imperante è questo: “Lamentati; troverai qualcuno che ti protegge”».
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».
content.jwplatform.com
I candidati M5s in Campania e Calabria riesumano il reddito di cittadinanza